L’Aquila, cittadini si dissociano dalle carriole e scrivono a Bruno Vespa

bruno_vespaL’Aquila. Gli aquilani scrivono a Bruno Vespa. Non gli aquilani della pala e della carriola, ma quelli che hanno deciso formalmente di “dissociarsi”. Il riferimento è al gruppo del social network più famoso d’Italia, Facebook, dove la settimana scorsa è nato un gruppo dal titolo, appunto, “Io mi dissocio”. Diversi, infatti, gli aquilani che hanno lamentato il genere di interventi espressi durante l’ultima puntata di “Porta a Porta”, quella, cioè, dedicata alla ricostruzione ad un anno dal sisma che ha devastato L’Aquila. Non tutti, infatti, si sarebbero ritrovati nelle lamentele di alcuni tra i promotori delle iniziative per la rimozione autonoma delle macerie presenti in trasmissione tramite collegamento da L’Aquila.

“L’Aquila non è tutta così” si legge, infatti, nella lettera, quando i firmatari ricordano i fischi nei confronti delle istituzioni che, comunque, hanno garantito un tetto sulla testa a chi, da quella notte, ha perso case, ricordi ed affetti. Questi stessi aquilani hanno, pertanto, deciso di scrivere a Bruno Vespa, loro concittadino, per esprimere anche il loro punto di vista e ringraziare chi ha dato una mano, per quanto anche i “dissociati”, come loro stessi amano ironicamente definirsi, si rendano conto che a L’Aquila non va comunque tutto bene.

Di seguito il testo della lettera inviata alla redazione di “Porta a Porta”.

Gentile Dott. Vespa, 
sono “coloro che si dissociano” a scriverle.
Da aquilano spero che spenda giusto due minuti del suo tempo per leggere questa lettera. Siamo un gruppo di persone nato sul social network Facebook subito dopo l’intervento di alcuni nostri concittadini nel corso della sua trasmissione televisiva dedicata all’anniversario del sisma.
Da cosa ci dissociamo? Non di certo dalla libertà di manifestare il proprio pensiero nella maniera che si ritiene più opportuna, dall’esigenza di chiedere garanzie e progetti chiari a Governo e Istituzioni, dal desiderio di partecipare fattivamente o vigilare sulla ricostruzione, quanto dall’ergersi a rappresentanti dell’intera popolazione colpita dal sisma per trasmettere un messaggio di ingratitudine e prepotenza. 
Non tutti gli aquilani criticano la Protezione Civile e il famigerato Progetto C.A.S.E., che ha garantito a buona parte dei cittadini di avere un tetto sicuro sopra la testa prima del freddo inverno aquilano, che sarebbe stato difficile da affrontare in abitazioni provvisorie. Ci teniamo a sottolineare che ci sono anche gli aquilani grati ai Vigili del Fuoco, alla Protezione Civile, alla Croce Rossa, al Comune, Provincia, Regione e Governo. Questo non vuol dire credere ciecamente che a L’Aquila vada tutto bene e che il miracolo si sia compiuto, ma neanche rinnegare tutto ciò che è stato realizzato in quest’ultimo anno, perché peccheremmo di poca obiettività. A L’Aquila c’è ancora molto da fare, noi confidiamo nell’operato delle istituzioni sopra citate per la ricostruzione, ma saremo vigili e disposti a farci sentire se non si manterranno le promesse fatte finora. Siamo un gruppo di cittadini eterogenei, che, prima di identificarsi in una parte politica, si identificano nella loro amata città e che si dissocia da tutti coloro che non sono riusciti ad evitare sterili polemiche e accuse, persino nelle ventiquattro ore di lutto cittadino, fischiando durante la lettura delle lettere dei Presidenti della Repubblica e del Consiglio e del capo della Protezione Civile. Il tutto durante la fiaccolata commemorativa per ricordare le nostre vittime del sisma. L’Aquila non è solo questa, né solo quella che avete visto in diretta da Piazza Duomo durante la puntata. C’è anche una parte della città che si è sentita in imbarazzo e per questo chiediamo scusa a chi ha lavorato per noi, e li ringraziamo per l’aiuto che ci hanno portato e che vorranno ancora portarci. Siamo assolutamente coscienti che molti sono i problemi da affrontare per far rinascere la città, la ricostruzione urbana, sociale ed economica, la rimozione delle macerie, ma siamo anche consapevoli che la nostra è una città d’arte, è una città storica e ci vorrà del tempo per tornare a vederla bella e sana com’era fino alle 3.32 del 6 aprile 2009.
La ringraziamo per il il tempo che ci ha concesso.
Coloro che si dissociano


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