L’Aquila, manette post-sisma: arrestati imprenditori e politici

L’Aquila. Ancora arresti legati agli interventi post-sisma: in manette imprenditori ed assessori coinvolti nei lavori di ricostruzione del capoluogo.

I Carabinieri del Comando per la Tutela dell’Ambiente in collaborazione con il Raggruppamento Operativo Speciale ed il Comando provinciale Carabinieri di L’Aquila, stanno eseguendo una serie di misure cautelari e di sequestri a carico di imprenditori ed ex amministratori locali nell’ambito dei puntellamenti degli edifici danneggiati dal sisma del 6 aprile del 2009 e della ricostruzione in generale.

Tra i destinatari della misura custodiale dei domiciliari c’è anche Pierluigi Tancredi, ex assessore comunale già coinvolto nell’inchiesta “Do ut des”, riguardante presunte irregolarità negli appalti per la ricostruzione post-sisma, con riferimento sempre ai puntellamenti, “approdata” nella fase dell’udienza preliminare. L’indagine ‘Do Ut Des’ fa riferimento al periodo compreso tra il 2009 e il 2012 ma e’ partita solo due anni e mezzo fa in seguito a una causa civile tra le due ditte che si occupavano di puntellamenti, una delle quali secondo l’accusa favorita dallo stesso Tancredi.

Perquisizioni sono in corso a San Demetrio ne’ Vestini presso l’abitazione di un imprenditore di Teramo e all’Aquila nella sede della sua societa’ edile.

L’attività operativa che ha portato la Dda dell’Aquila ad emettere le misure custodiali e’ stata illustrata nel corso di una conferenza stampa dal procuratore della Repubblica Fausto Cardella, dal sostituto Antonietta Picardi, dal comandante dei Carabinieri per la tutela dell’ambiente, generale Sergio Pascali, dal vice comandante del Ros dei Carabinieri, Roberto Pugnetti, dal comandante provinciale aquilano dell’Arma, Giuseppe Donnarumma, e dal direttore regionale Abruzzo dei vigili del fuoco, Giorgio Alocci.

La conferenza stampa è stata essenzialmente incentrata sulla figura dell’ex assessore comunale che in una delle intercettazioni ritenute emblematiche dell’inchiesta, raccontata dal sostituto procuratore Antonietta Picardi, diceva ad una controparte: “Potevo dire tante cose alla magistratura e non le ho dette, per questo ti chiedo un aiuto economico”.

“All’epoca dei puntellamenti aquilani – ha detto sempre il magistrato Picardi – ci fu un ‘pactum sceleris’ tra imprenditori e quello che all’epoca era un rappresentante politico (Tancredi ndr). Attualmente chiede il pagamento per il suo silenzio”. All’ex amministratore il primo cittadino Massimo Cialente, all’indomani del sisma, conferi’ incarico di “consigliere delegato a supporto e raccordo nell’ambito delle azioni tese al recupero e salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della citta’ dell’Aquila. Se avesse rivestito ancora un incarico pubblico – ha concluso il pm – oggi potremmo parlare di concussione, ora si configura invece la tentata estorsione”. L’incarico a Tancredi, tuttavia, durò poco tempo.

“Quella nomina – ricorda Maurizio Acerbo, della segreteria nazionale del Prc – fu ritirata grazie alla protesta corale del popolo della sinistra e dei comitati avvertiti dai nostri sms che divennero un tam tam”. Cosi’ conclude Acerbo: “C’e’ da domandarsi: perche’ agli aquilani era chiarissimo chi era Tancredi e a Cialente no?. Non possiamo che esprimere tutto il nostro apprezzamento per l’operato della magistratura a cui va tutto il nostro appoggio nel suo esercizio del controllo della legalita’”.

Nel corso della conferenza stampa sul nuovo terremoto giudiziario aquilano, il Procuratore capo della Direzione distrettuale antimefia dell’Aquila, Fausto Cardella, ha annunciato come le indagini sono state svolte dal famoso “Ultimo” (nome di battaglia), ovvero Sergio De Caprio, l’ufficiale del Raggruppamento Operativo Speciale (Ros) dei carabinieri che arresto’ Toto’ Riina.

Da tempo l’ufficiale è il vice comandate del Nucleo operativo Ecologico (Noe) dei carabinieri. L’inchiesta e’ collegata a quella del gennaio 2014 denominata ‘Do ut des’ della Squadra mobile per la quale Pierluigi Tancredi, ex assessore comunale di centrodestra (Fi) ed ex consigliere comunale quando subentro’ l’amministrazione di centrosinistra, si trova ora ad affrontare l’udienza preliminare nell’indagine che ha coinvolto il comune dell’Aquila.

“Si tratta dello sviluppo investigativo di un dato gia’ in possesso dell’ufficio – ha detto il procuratore capo Cardella – ed emerso in un’altra indagine sulla ricostruzione, che e’ stato sviluppato dal Ros, sono intervenuti anche i vigili del fuoco con accertamenti svolti in loco nei cantieri, sia per le loro competenze, sia perche’ destano meno attenzione. Gli episodi di corruzione datati – ha aggiunto – sono stati rivitalizzati dal comportamento degli indagati, uno dei quali ha chiesto di essere ulteriormente finanziato altrimenti avrebbe rivelato alla magistratura quello che non aveva detto. Noi abbiamo colto l’invito e siamo pronti ad aspettarlo”, in riferimento sempre a Tancredi ora ai domiciliari.

 

Opposizioni Comune L’Aquila: ‘Vogliamo la verità’

‘I nuovi arresti per l’affaire dei puntellamenti esigono delle azioni ormai indifferibili da parte del Comune’. Cosi’ in una nota congiunta i gruppi consiliari Appello per L’Aquila e L’Aquila che Vogliamo relativamente alla nuova inchiesta su presunte irregolarità nei lavori del post-sisma denominata “Redde Rationem”.

“Dall’inchiesta infatti – prosegue la nota – emergerebbe che in alcuni puntellamenti in centro storico ci sarebbero un numero di giunti assai inferiori a quelli effettivamente pagati con soldi pubblici. In autunno del 2013, ben prima quindi dello scoppio dell’inchiesta ‘Do ut des’ che portarono alla dimissioni, poi ritirate, del Sindaco, chiedemmo ‘controlli puntuali, e non a campione, sulla quantita’ del materiale smontato che dovra’ corrispondere a quello dichiarato e pagato profumatamente nei lavori di puntellamento. Parliamo di centinaia di milioni di euro’.

Le risposte arrivate, mai nel merito delle questioni – ricordano le opposizioni – furono insulti da parte del Sindaco e silenzio omertoso da parte delle altre forze politiche. La richiesta fu ribadita piu’ volte nel corso del 2014 ed in ultimo ad aprile di quest’anno. Vogliamo sapere la verita’ sulla vicenda, vogliamo sapere chi siano gli assessori e i consiglieri comunali che si adoperarono per far assegnare appalti a ditte amiche.

Lo ribadiamo ancora oggi: il Comune deve fare in modo che per ogni puntellamento smantellato sia verificata la corrispondenza tra i materiali smontati e quelli a suo tempo dichiarati e pagati. E’ ora che si ricostruisca la storia di quelle torbide vicende, di chi ha approfittato della tragedia della propria citta’, dalla classe politica ai dipendenti comunali fino agli imprenditori. Per quelli che lucrano sulle tragedie la lingua italiana prevede un termine preciso: sciacalli”, conclude la nota di Appello per L’Aquila e L’Aquila che Vogliamo”.

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