L’Aquila. Il 2010 si è aperto con il rinnovato impegno di Italia Nostra per il riconoscimento con decreto-legge della città storica dell’Aquila e dei comuni minori del territorio come “unitario monumento di cultura urbana”.
Con questo obiettivo Italia Nostra ha promosso una serie di incontri con istituzioni, studiosi, esperti, architetti, urbanisti, giuristi, storici del restauro urbano, tecnici e cittadini, per sollecitare contributi al progetto di restauro dei centri urbani colpiti.
L’associazione ha anche denunciato con forza l’abbandono dei centri storici, dove dopo un anno dal terremoto nessuna ricostruzione è in corso, in favore delle dispendiose new town: una scelta che ha rotto anche i vincoli sociali delle comunità.
Proprio oggi, in occasione dell’anniversario del terremoto, ha pubblicato un numero speciale del proprio “Bollettino” nazionale dedicato all’Aquila e ai centri storici dell’Abruzzo non ancora ricostruiti, intitolato Così L’Aquila muore!
“L’insediamento urbano storico dell’Abruzzo e dell’Aquila in particolare” è scritto nel documento “costituisce un sistema di assoluto valore culturale ed è perciò parte essenziale del patrimonio storico e artistico della Nazione. Il sindaco dell’Aquila ha detto di avere assunto l’iniziativa perché l’Unesco comprenda nel patrimonio culturale dell’umanità il centro storico del capoluogo. Ma questo non potrà avvenire senza la preventiva dichiarazione di interesse culturale su tutti i centri storici aquilani da parte del governo italiano. Come bene culturale unitario, monumento di cultura urbana, deve dunque essere riconosciuto innanzitutto nell’ordinamento del nostro Paese attraverso un provvedimento legislativo che coinvolga nella responsabilità della ricostruzione le istituzioni statali della tutela, gli Enti locali e altre istituzioni coinvolte. Il riconoscimento, ovvero la dichiarazione di eccezionale interesse storico, artistico e paesaggistico che questa normativa dovrebbe affermare, sarebbe anche una grande opportunità di sviluppo sociale ed economico, un esempio di portata nazionale di economia della conoscenza. L’Aquila deve diventare una città più bella di prima! Dalla responsabilità della ricostruzione e dai relativi procedimenti sono rimaste, finora, totalmente escluse le competenze del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; e non sono mai stati finora invocati i fondamentali principi del restauro urbano”.
Italia Nostra considera necessarie tali competenze per la predisposizione dei piani di ricostruzione del centro storico delle città e la definizione delle linee di indirizzo strategico per assicurarne la ripresa socio-economica e la riqualificazione dell’abitato.
Obiettivo dell’associazione è proprio quello di riportare l’attenzione su questo vasto serbatoio di competenze, indispensabili per i progetti di ricostruzione.
“La ricostruzione dei centri storici” continua il documento “deve avvenire per pluralità di piani e corrispondere ad una esigenza di speditezza e semplificazione; ma contro il rischio di disomogeneità e disorganicità degli interventi sembra indispensabile il raccordo di ogni piano alla dimensione unitaria del disegno che abbracci l’intero centro storico. Nelle prime ordinanze del nuovo Commissario, il presidente della Regione, questo disegno generale non compare, come non compaiono, nemmeno citati, i principi del restauro urbano; e i Comuni perdono la loro autonomia e vengono assoggettati a procedure lunghe e faticose”.
La proposta di Italia Nostra è, dunque, sintetizzata in sei punti fondamentali.
1. Tutela non solo per l’intero centro storico dell’Aquila ma anche per i centri storici degli altri paesi distrutti o semidistrutti; gli specialisti di restauro urbano, i tecnici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dovranno tornare ad essere protagonisti della ricostruzione; l’attività di tutela non prevederà Soprintendenze speciali, ma verrà assicurata da una unità di architetti del Ministero, da attivare presso la Direzione regionale dello stesso in Abruzzo; il riconoscimento per legge dei centri storici come unitari monumenti garantisce che la ricostruzione del tessuto edilizio connettivo avvenga, secondo un piano complessivo e unitario, e non come una ricostruzione meramente scenografica del paesaggio urbano, con il sacrificio della autentica identità delle città, o anche con interventi parcellizzati su singoli edifici, perdendo tutti i contesti.
2. Riconoscimento di tutela come vantaggio sociale e opportunità di investimento e di sviluppo economico; la tutela è un investimento che produce occupazione; a tutti gli edifici anche di edilizia minore compresi nei perimetri dei centri storici devono essere riconosciuti una fiscalità agevolata e contributi specifici (secondo le norme vigenti). Il riconoscimento di tutela consentirà, anche in futuro, di accedere a contributi nazionali ed europei.
3. Procedure trasparenti e legali negli appalti per creare fiducia negli operatori e nei donatori; escludendo l’assegnazione degli appalti al massimo ribasso e a ditte non specializzate nel restauro degli edifici storici; indicando il quadro preciso in cui richiedere professionalità e qualità; nel rispetto delle leggi europee sugli appalti.
4. Non più legislazione di emergenza: nessuna espropriazione delle competenze locali, anzi compartecipazione ai piani di restauro e ricostruzione, semplificazione e rapidità delle procedure. Italia Nostra chiede fermamente la revoca del regime commissariale e il ritorno alla normativa ordinaria, alla normalità potenziata. La partecipazione dei cittadini alla ricostruzione è la vera garanzia di una manutenzione programmata del patrimonio edilizio che porta con sé la sicurezza e l’agibilità.
5. Le Commissioni Urbanistiche degli enti locali integrate con le Soprintendenze saranno protagoniste dei piani di recupero e restauro dei centri storici. Alle Commissioni dovrà partecipare il Soprintendente ai Beni Architettonici o suo delegato. Il tutto preceduto da un doveroso lavoro di ricerca che convochi anche le competenze delle università. La pianificazione della ricostruzione dei centri storici deve accentuare la vocazione culturale dell’Aquila e la vocazione turistica dei centri minori; riportando al centro della città capoluogo le università, le istituzioni civili e soprattutto quelle culturali (tra le quali potrebbe essere quasi subito riaperta la Biblioteca Provinciale, poi l’Archivio di Stato) e religiose.
6. Occorrono immediate misure economiche per il finanziamento delle attività di redazione dei piani e adeguate forme di assistenza ai comuni per quanto è necessario al sollecito e buon avvio della ricostruzione. Che rimane però obiettivo del tutto velleitario se la complessiva copertura finanziaria al riguardo rimane contenuta nei previsti limiti, rivelatisi irrisori a un serio calcolo della effettiva entità della spesa.