6 aprile 2010 ore 3e32: I anno dopo il terremoto

candela_per_laquilaL’Aquila. Terremoto un anno dopo. Ricordi, dolore, speranze. Il giorno del ricordo è una miscellanea di sensazioni, a volte contrastanti. C’è chi racconta gli atti drammatici della scossa, che in pochi secondi ha azzerato tutto. Altri, invece, che dedicano un pensiero e chi non c’è più, altri ancora, infine, rappresentano un simbolo della rinascita, dopo esseri scampati alla morte. Il sisma dell’aprile 2009 ha rappresentato una sorta di spartiacque per L’Aquila e l’intero Abruzzo, che lentamente ma con grande determinazione sta provando a rialzare la testa.

Più che avventurarsi in racconti, commenti e disamine, vogliamo ricordare il terremoto con le storie di vita comune, che inevitabilmente sono cambiate dopo quella notte di un anno fa.    

L’Aquila 12 mesi di tereremoto: 6 aprile 2009-6aprile 2010. L’urlo che si spezza in gola, il singhiozzo senza più lacrime, la voce che non ce la fa ad uscire.
L’odore di terra mista a sabbia, l’umido. L’aceto caduto dalla mensola, i piatti rotti che mentre scendo dalle scale, al buio, senza scarpe, in mezzo all’intonaco, continuano a cadere, colonna sonora del dopo 3 e 32. Poi il cancello elettrico che non si apre, la corsa all’auto per fuggire dal recinto che fino a tre minuti prima consideravi rifugio sicuro. E la polvere, i fili della luce che urtando fra di loro scossa dopo scossa fanno le scintille. E l’alba che arriva proprio per farti vedere cosa la terra e l’uomo abbiano combinato in meno di trenta secondi.
Ogni aquilano può raccontare la sua storia. Ed ogni volta il racconto è vivo, senti ancora addosso il freddo della notte. Quella fu la nostra settimana di passione, quella prima di Pasqua. Quando arrivai davanti alla chiesa dove i miei genitori si sposarono, Santa Maria Paganica, sventrata, senza tetto, in una nuvola di fumo, c’erano i ragazzi, gli universitari che vivevano in quella zona che avevano radunato i pezzi di architrave, di muro caduti dalla chiesa. E all’interno avevano dato fuoco alle Palme della domenica passata, per riscaldarsi. Faceva freddo, ancora più del solito.
Lì è iniziato il nostro I anno d.t., dopo terremoto. La loro vita gli aquilani ve la racconteranno come  prima e post terremoto. Non ti sembra che siano passati 12 mesi, ma 12 anni. La Pasqua scorsa la passai in albergo, “Ci voleva il terremoto per farci passare le feste in hotel”, ci dicevamo scherzando.
E a 12 mesi di distanza, ti rendi conto che tanto è cambiato…per non far cambiare nulla.
Siamo passati attraverso la disperazione, la solitudine, la paura. Poi ci siamo fatti forza, sperando che la grande forza degli aquilani e l’aiuto degli altri potesse far ricrescere la nostra città, come la Fenice dalle ceneri. Poi abbiamo visto i famosi della terra, la mano di Obama fare capolino dal finestrino, il pensiero, caso strano, di non essere più “così invisibili” come eravamo prima. Quando ero piccola, ci dicevamo sempre, passeggiando sotto ai portici, che a L’Aquila non succedeva mai niente. Guardavamo a Roma, fuggivamo a Roma quando volevamo fare serata, al massimo a Pescara. Ma se ti chiedevano dove fosse L’Aquila, rispondevi “a poco più di un’ora da Roma”.
Passato il G8, rimasti l’aeroporto e qualche rotatoria in più, siamo tornati a essere noi. Aquilani. Fieri, che non chiedono niente. Che hanno vissuto con dignità nelle tende, separati, angosciati. Ma aspettando il nostro turno.
Si aspettava ancora il turno, fra le proteste che a dicembre ancora non riuscivano ad avere un eco nazionale. Il commercio che non riparte, le macerie nelle nostre strade, gli Aquilani isolati e abbandonati sulla costa: l’esilio, in una sola parola. Quando ascoltammo le risate di chi, alle 3 e 32 di un anno fa rideva…quella è stata l’ultima goccia di sangue. L’ultimo momento di lucidità, di calma, di attesa del proprio turno.
E forse è da allora che è iniziato davvero il nostro I anno d.t., l’anno in cui si è deciso, guardandosi negli occhi, senza bisogno di parlare, che era arrivato il momento di far vedere l’Aquila per quella che è realmente, fuori dagli stereotipi televisivi, fuori dal “domani è già qui” utopistico degli artisti uniti per l’Abruzzo. Perché il domani non è qui, perché le promesse non sono state mantenute, perché alla ricostruzione non stanno partecipando gli Aquilani, perché non c’è, in sintesi, una ricostruzione, ma una costruzione ex novo. Il resto è, o meglio era, macerie e polvere.
Fieri, gentili, forti. Io aggiungerei anche superbi, come l’Aquila vola superba sulle montagne. La superbia che hanno sempre avuto gli Aquilani si sta trasformando, carriola dopo carriola, domenica dopo domenica, in consapevolezza sempre più forte che solo stando in prima fila si può ricostruire, solo mettendoci la faccia, il cuore, l’orgoglio si può uscire dall’esilio.
Quella stessa superbia che tanti hanno visto nell’appello di qualche giorno fa dei comitati: “Lasciateci soli con il nostro dolore”.
E’ un dolore che non passa, una ferita sempre più profonda nella carne di una comunità che si è voluto dividere a tutti i costi, in tutti i modi. Ma è il dolore della comunità, di chi ha perso non solo amici, parenti, concittadini, ma i luoghi di una vita, i profumi, i sapori di una quotidianità che fino al giorno prima davi per scontata. ” Cosa darei” ripensavo l’altro giorno “per essere alle 12 nella mia classe del liceo”. Dalla finestra sentivamo i rintocchi della torre di Piazza Palazzo, e si sentiva l’odore della pizza appena sfornata. E allora dopo proclami, strette di mano, tagli di nastri…gli Aquilani sono pronti a continuare a mettere tutto, tutto per ricostruire e partecipare attivamente alla rinascita della propria città. LaquilaMa senza essere più presi in giro. Forti e gentili sì, fessi no!
Disponibili, certo. Ma il dolore mercificato non è di casa, da noi.
E allora è vero, lasciateci soli con il nostro dolore, se volete farne una passerella, l’ennesima, di questi 12 mesi.
Ma forse, se lo condividete con noi, sinceramente, andrà via prima. (Eleonora Falci)

 

 

L’Aquila I anno d. t. (dopo terremoto).

No, no, no! Via, via via!
Un anno, già un anno, solo un anno.
Come in un rewind rivedo tutto, risento tutto, rivedo i visi, le immagini, di chi non c’è più. Uno alla volta.
E ancora una volta dopo un anno mi dico: io ci sono. Ci sono ancora. A vivere una vita diversa, una vita difficile, una vita senza più quelle persone.
Una vita senza la città, i borghi, le abitudini, la bellezza.
A ripercorrere tutto quanto si è vissuto in questi 365 giorni, ci si confonde. Si accavallano giorni, serate, lacrime e paura.
L’urlo e le urla. Le troppe vittime. 
Le notti insonni, il silenzio, il buio; senza compagnia, se non le persone che hai voluto strette a te: la famiglia.
Le tende, i set cinematografici.
Via XX Settembre. Campo di Fossa. Via D’Annunzio. Onna. Sant’Eusanio. Tempera…
La strada del G8. Il sibilo del Predator.
Chi non ce l’ha fatta ed è morto di crepacuore: tanti, troppi.
Chi ci ha aiutato, davvero.
Ora a distanza di un anno ci sentiamo come dei sopravvissuti. Come se un’epidemia fosse passata sul nostro territorio e avesse ucciso e distrutto. Un’epidemia che ci ha tolto i nostri cari, giovani, bambini, anziani. Un’epidemia che ci ha costretto ad una “quarantena” lunghissima, dividendoci, più di quanto già non fossimo. Un’epidemia che ci ha tolto la partecipazione, che ci ha resi dipendenti, da tutto.
Ricordo come se fosse ieri quando, l’estate scorsa, di sera, giravo in automobile in cerca di qualcuno. E tutti quei palazzi al buio, che ne nascondeva anche le crepe, si stagliavano alti e vuoti e sembravano dire: chi tornerà mai qui? Qui, dove non dovevamo essere costruiti.
E ancora, da lontano, il centro: buio. Qualche notte la luna disegnava i contorni nuovi di cupole e campanili morsicati e sorretti da tutori.
Oggi sono ancora vuoti i palazzi delle periferie, il centro abbandonato.
Giorni fa sono entrata a Palazzo Carli e, come mi capita spesso, in un attimo che sembrava non finire mai, mi è scorsa nella mente tutta la mia vita. Quando salivo le scale di quel palazzo da studente fuori sede; anni dopo le salii per firmare il mio contratto di lavoro e dopo ancora, la fine marzo del 2009, quando le risalii per l’ultima volta. Scale piene di studenti, strade piene di studenti, case piene di studenti, locali pieni di studenti, cinema pieni di studenti, teatri pieni di studenti.
Il silenzio ancora viene in mente, di tanta gente incredula con una fiammella di dolore e speranza: era il 6 di luglio 2009.
Il silenzio delle case, delle vie, e anche dei nuovi quartieri.
E poi i rumori di migliaia di camion; tanta gente nuova, che prendeva in consegna la città per costruire nuovi luoghi, lontani e perfetti. Senza anima.
E ancora il rumore degli elicotteri, tuttora padroni del nostro cielo.
E poi l’incontro col centro storico martoriato. Quel pezzetto di anima regalatoci e mai allargato. Le transenne, pesanti come pietre.
Le assemblee cittadine, gli aperitivi autogestiti del giovedì sera in Piazza Duomo, le manifestazioni, vani tentativi di essere ancora una comunità.
E poi il web, la nostra piazza: qui camper, a voi tendopoli. Qui Cese a voi Paganica. Qui Coppito, a voi Pineto.
Il Capodanno: migliaia di persone al Piazzale di Collemaggio, con un tempo infame, insieme senza alcun perché.
Dopo un anno i sopravvissuti si trovano a dover curare ciò che è ancora in vita, anche se malato, gravemente malato: la città, i monumenti, gli antichi borghi, il lavoro, la cultura, la storia, le anime.
Sì, proprio così. Dopo un anno ci sentiamo come dopo un uragano. Che ha scombussolato tutto. E non parlo solo del tremore della terra, ma di tutto ciò che ci ritroviamo e non ritroviamo dopo un anno.
Un lavorio assurdo questi mesi ha fatto pensare, persino a molti di noi, che una volta tornati gli aquilani avrebbero dovuto occuparsi solo di qualcosa. Invece qui c’è tutto da fare, ancora. Le nostre case, i nostri centri storici, il lavoro, il commercio, un progetto vero che comprenda ormai anche tutte le New Town.
Ecco, viviamo tutti in una NO TOWN. Un agglomerato che ci rende altro da quello che dovremmo essere: ancora cittadini. I cittadini vivono in una città e noi invece non l’abbiamo.
Non abbiamo lavoro, non abbiamo piazze, non abbiamo i nostri studenti per le strade, non abbiamo strade, giardini, campi sportivi, vetrine, la nostra storia.
Ci guardano dall’alto, ancora innevati, il Gran Sasso, più in là il Sirente, lontano la Maiella e imperterrito il Monte Cagno.
Le nostre montagne. Cammino e cammino: ancora L’Aquila nella mente. Vedo Paganica, San Gregorio, Castelnuovo e non riesco a rimetterle in piedi, ad immaginare la vita di tutti noi sopravvissuti.
Ma quando ultimamente abbiamo preso ad incontrarci, a Piazza Duomo, scopriamo che viviamo tutti nello stesso modo, che ci capiamo, solo con uno sguardo. La nostra città ci ha chiamato e noi stiamo cercando di rispondere. Con tutte le contraddizioni, vedute diverse, ma con la stessa emozione dentro. Quella che ci ha forzato ad entrare n città, nei paesi, per vederli. E non ci siamo spaventati.
La paura. Che strana la paura. Cambia faccia.
Ora ho solo paura di perdere i tanti amici che incontro la domenica, con le carriole.
Il resto si farà. (Giusi Pitari)

 

INTERVISTA A MARTA VALENTE, ESTRATTA VIVA DALLE MACERIE DOPO 23 ORE
Quella notte, Marta Valente era nel suo appartamento di via Sant’Andrea. Alle 3,32 ha sentito un forte boato, delle grida, si è svegliata ed ha capito di essere sotto le macerie. A pochi metri da lei le sue coinquiline, le sue amiche di vita e di università, alcune già spente dalla potenza del terremoto, altre che lottavano ma che non ce l’avrebbero comunque fatta.
Non aveva capito, Marta, che sopra di lei non erano i resti di un solaio, ma un intero palazzo, l’abitazione che a L’Aquila, dopo la Casa dello Studente, ha forse contato il numero più elevato di morti tra le sue macerie.
Studentessa di 25 anni originaria della provincia di Teramo, Marta Valente è rimasta così, completamente bloccata, per 23 ore, in attesa che i soccorritori la riportassero alla vita. A salvarla una trave, finita a pochi centimetri da lei, che ha impedito che la ragazza fosse schiacciata dal peso delle macerie e un cuscino, quello su cui Marta stava dormendo la notte del 6 aprile. Finito durante il crollo al di sopra della sua testa, le ha permesso, infatti, di respirare per tutto il tempo.
Il suo salvataggio, ripreso in diretta dai principali media nazionali, è diventato fin da subito simbolo di speranza per tutti coloro che sono stati in qualche modo toccati dal terremoto de L’Aquila. Così lo ha vissuto anche Marta, che ha lottato con tutte le sue forze sotto le macerie, mantenendo calma e lucidità e aggrappandosi alla voglia di vivere. Una vita che è tornata a scorrere, dopo la convalescenza e che è sfociata nel nobile tentativo di dar vita ad un’associazione in memoria delle sue amiche scomparse. “Una vita oltre le macerie”, come l’ha definita la stessa Marta dando un titolo alla sua testimonianza ed esperienza diventata libro. Esce, infatti, in questi giorni “Una vita oltre le Macerie” (Edizioni Stauròs), le pagine con cui Marta Valente ha raccontato quelle drammatiche ore e la sua “ricostruzione personale”.


Com’è cambiata la tua vita dal 6 aprile del 2009?

“In questo lungo e difficile anno, la mia vita è stata completamente stravolta. Ho perso la mia quotidianità, la mia solita routine. Se prima essa era scandita dai ritmi dello studio, delle uscite con gli amici, dalle risate tra le mura della casa de L’Aquila, ora questo non è più possibile. Adesso sono gli orari della fisioterapia che scandiscono prevalentemente le mie giornate e che mi limitano nelle normali attività che una ragazza di 25 anni potrebbe e vorrebbe fare”.

Cos’è che porti dentro più di ogni altra cosa dalla tragedia del terremoto?

“Senza dubbio la perdita delle mie migliori amiche: questo è un vuoto difficile da colmare. È altrettanto difficile accettare di aver subito danni fisici, di aver perso tutto ciò che possedevo (vestiti, scarpe, libri, oggetti che avevano un grande valore affettivo) e non essere riconosciuta finora agli occhi dello Stato come una persona danneggiata”.

Sei tornata a studiare dopo la convalescenza?
“Sono tornata a studiare già durante la mia convalescenza. Con tanti sacrifici e tanto impegno ho cercato di rimettermi sui libri, seppure il tempo a disposizione era molto poco, proprio per cercare di riappropriarmi di quella normalità che il terremoto mi aveva portato via”.

Cosa studi?
“Sono iscritta all’ultimo anno della laurea specialistica di Ingegneria Gestionale a L’Aquila. Mi mancano pochi esami per concludere questo percorso”.

Come sarà Marta tra qualche anno?
“Tra qualche anno vedo Marta proiettata in un futuro sicuramente più roseo. Vedo Marta che cerca di costruire il suo futuro lavorativo sperando di avere la fortuna di lavorare nei campi che maggiormente la affascinano: quello delle energie rinnovabili o quello della gestione delle pubbliche amministrazioni. Vedo Marta che ha ritrovato un equilibrio, che è tornata alla sua vita normale, che ha recuperato completamente i problemi fisici che il terremoto le ha causato. Vedo Marta che pensa a costruirsi una famiglia”.

Come ti piacerebbe che fosse la tua vita “da grande”?

“Vorrei che fosse più serena e con un “minor peso” addosso legato al sisma. Vorrei che la gente mi conoscesse e mi apprezzasse per quello che sono realmente, non per quello che ho vissuto. Vorrei che fossi conosciuta per “Marta” e non per “Marta quella del terremoto”.

Qual è il bilancio di questo primo anno di attività dell’associazione “Federica e Serena”?
“Un bilancio positivo. Grazie all’impegno di tutti i ragazzi che ne fanno parte, dei familiari delle due ragazze e di tutte le persone che ci hanno aiutato e sostenuto economicamente, siamo riusciti a raggiungere importanti traguardi e a dare il nostro contributo a L’Aquila, donando 10 mila euro per la ricostruzione della sede della “Fondazione il Cireneo Onlus per l’autismo”, fortemente danneggiata a seguito del sisma”.

Quali saranno le prossime iniziative?
“L’8 maggio, presso lo stadio di Teramo, ci sarà una partita di calcio tra la nazionale fisioterapisti ed i campioni olimpionici. Inoltre, a settembre sarà organizzata la seconda edizione del concerto “Note su ali di farfalla” in ricordo di Federica e Serena”.

Come vedi ora L’Aquila?
“Adesso L’Aquila è una realtà difficile da vivere. Ci sono molti disagi che i residenti incontrano. Io la vedo con gli occhi di una studentessa fuori sede che 3 giorni a settimana, viaggiando con il pullman, si reca lì per concludere il suo percorso di studi. Non la vivo completamente, perchè in seguito al sisma non abito più lì. Quel poco che vedo, però, mi basta per capire che ci vorrà ancora molto tempo prima di poter parlare di una L’Aquila ricostruita”.

Un tuo parere sulla ricostruzione…
“Più che sulla ricostruzione della città darei un parere sulle difficoltà che si incontrano nella “ricostruzione personale” dopo un trauma del genere e sul fatto che, molto probabilmente, sarebbe più importante da parte dello Stato dare un supporto alle persone prima dei monumenti, per quanto essi siano importantissimi e rappresentino la storia de L’Aquila, dell’Abruzzo e dell’Italia. Finora non c’è stato nessuno che si è occupato delle vittime, dei feriti, di quelli rimasti come me sotto le macerie e, soprattutto, di tutti noi che abbiamo subito danni a L’Aquila e che non risiediamo nei comuni del cratere”.
Intervista di Tania Di Simone

Il ricordo delle 308 vittime del terremoto del 6 aprile 2009 alle ore 3:32
SILVIU DANIEL MUNTEAN (27-11-2002)
SILVANA ROTELLINI (11-09-1933)
DOMENICO PARISSE (31-10-1934)
MARIA CALVISI (31-05-1926)
MARGHERITA BORRELLI (17-03-1925)
PATRIZIA FABARO (08-05-1991)
ROSALBA FRANCO (18-09-1970)
CARLO MICARELLI
ROMUALDO ROCCO MAURIZIO (06-10-1920)
MARIA DI GIACOBBE (01-11-1947)
ALESSIO DI SIMONE (13-09-1984)
PASQUALINA LISI (03-03-1950)
MARIA INCORONATA IBERIS (02-04-1927)
MARIA LORETELLI (25-04-1935)
MARIA FINA MARRONE (29-10-1923)
LINA LORETA MARRONE (15-04-1927)
FRANCESCA MILANI (10-01-2000)
SERENELLA SABATINI (07-09-1960)
FABRIZIA VITTORINI (03-06-1999)
EMANUELE SIDONI (10-06-1948)
NOEMI TIBERIO (02-02-1975)
FLAVIA SPAGNOLI (04-04-1989)
CLAUDIA SPAZIANI (07-06-1963)
MARTA ZALENA (15-07-1992)
GUIDO ZINGARI (17-01-1949)
GIUSEPPINA ZUGARO (17-06-1956)
SERGIO ZANINOTTO (04-09-1940)
ROBERTA ZAVARELLA (23-12-1983)
DANIELA VISIONE (20-03-1966)
ARMELIO ZACCAGNO (07-09-1923)
DANTE VECCHIONI (18-02-1956)
PAOLO VERZILLI (11-04-1982)
GIUSEPPINA VASARELLI (02-09-1929)
VITTORIA VASARELLI (01-01-1924)
MATTEO VANNUCCI (21-06-1986)
MARIO VALENTE (23-06-1926)
MARIA URBANO (23-03-1989)
RAFFAELE TROIANI (19-01-1975)
GIULIANA TURCO (09-02-1948)
IVANA TESTA (06-10-1930)
PAOLA TOMEI (28-05-1960)
EVANDRO TESTA (07-06-1913)
GIULIANA TAMBURRO (09-01-1963)
MARINO TAMBURRO (18-12-1930)
ENZA TERZINI (02-02-1988)
VITTORIO TAGLIENTE (11-07-1983)
SANDRO SPAGNOLI (25-12-1957)
AURORA SPONTA (25-02-1936)
MICHELE STRAZZELLA (22-10-1981)
EMIDIO SIDONI (08-01-1922)
VITTORIA SILVESTRONE (20-11-1917)
FRANCESCO SMARGIASSI (26-02-1944)
ASSUNTA SPAGNOLI (04-02-1949)
ERNESTO SFERRA (26-10-1925)
SERENA SCIPIONE (05-05-1984)
LORENZO SEBASTIANI (28-09-1988)
GRAZIA SEMPERLOTTI (17-09-1965)
GRAZIA SCIMIA (12-01-1935)
MARCO SANTOSUOSSO (05-09-1988)
EDVIGE SBROGLIA (01-05-1933)
ANTONIO SALVATORE (10-02-1931)
ANNA SANTILLI (09-07-1934)
MARTINA SALCUNI (31-03-1988)
VALENTINA ROSSI (22-04-1975)
SILVANA ROTELLINI (11-09-1933)
ANNAMARIA RUSSO (24-01-1970)
ANTONINA ROSA
MICHELA ROSSI (27-04-1971)
ELVIO ROMANO (31-08-1984)
GIUSTINO ROMANO (06-09-1984)
SUOR LUCIA ROSINA RICCI (03-11-1926)
CARMEN ROMANO (24-05-1988)
ROSSELLA RANALLETTA (22-10-1984)
ORESTE RANIERI (24-04-1932)
PIERINA RICCI (29-06-1917)
ILARIA PIACENTINO (10-11-1989)
PAOLA PUGLISI (18-12-1940)
ANDREA PULITI (20-07-1985)
ILARIA RAMBALDI (24-01-1984)
TOMMASO PEZZOPANE (05-02-1928)
SUSANNA MARIA CELESTE PEZZOPANE (04-10-1993)
SONIA PASTORELLI (18-07-1964)
SARA PERSICHETTI (02-01-1986)
BENEDETTA PEZZOPANE (16-08-1982)
IOLE PEZZOPANE (13-06-1918)
DOMENICO PARISSE (07-08-1991)
MARIAPAOLA PARISSE (10-05-1993)
FABIANA ANDREA PASSAMONTI (06-07-1970)
ALEANDRO PASTORELLI (19-07-1921)
DOMENICO PARISSE (31-10-1934)
ARTURO PAPOLA (09-05-1942)
ELENA PAPOLA (24-02-1935)
MARIO PAPOLA (26-08-1925)
ANNA PARABOK (25-07-1990)
MARIA GABRIELLA PAOLUCCI (03-03-1959)
SUOR ANNA PALUMBO (09-06-1947)
EZIO PACE (11-06-1991)
FLAVIO PACE (22-04-1963)
ARIANNA PACINI (30-07-1982)
VALBONA OSMANI (13-04-1996)
VINCENZA NEGRINI (25-02-1929)
ONDREIY NOUZOVSKY (25-05-1991)
FRANCESCA OLIVIERI (03-08-1986)
FRANCESCO OLIVIERI (19-02-1951)
ARGENIS VALENTINA ORLANDI (01-01-1986)
LIBERIO MUZI (26-04-1920)
LUCILLA MUZI (13-12-1961)
CESIRA PIETRINA NARDIS (03-04-1934)
MAURIZIO NATALE (07-12-1987)
ERMINDA MONTI VICENTINI (11-11-1945)
FEDERICA MOSCARDELLI (19-04-1884)
MARIA CIVITA MIGNANO (20-08-1984)
GIUSEPPE MICONI (19-03-1920)
ROBERTO MIGLIARINI (06-12-1959)
ANNA MAZZARELLA (06-09-1929)
VALERIA MAZZECCHI (23-09-1924)
PATRIZIA MASSIMINO (19-08-1954)
LUANA MASTRACCI (05-12-1961)
LUISA MASTROPIETRO (16-01-1935)
MARIA GILDA MARRONE (24-07-1920)
GIUSEPPE MARZOLO (11-04-1976)
ELIDE MARCOTULLIO (11-02-1935)
MARIA MARCOTULLIO (06-11-1939)
CARMINE MAROTTA (13-01-1962)
BRUNO MARCOTULLIO (13-05-1942)
LUCA LUNARI (15-03-1989)
ADA MAGNO (05-10-1916)
FRANCESCA MARCHIONE (08-08-1984)
LAURA LONGHI (10-05-1935)
GIOVANNA LIPPI (01-01-1955)
GIUSEPPE LIPPI (03-12-1918)
WALTER LUIS LOMARCO (06-08-1962)
MARIA LEONETTI (21-03-1928)
VEZIO LIBERATI (12-06-1946)
VASSILIS KOUFOLIAS (08-09-1981)
IVANA LANNUTTI (03-07-1986)
TOMMASO IOVENITTI (08-08-1950)
CARMELINA IOVINE (15-12-1986)
GIUSEPPE ITALIA (02-08-1963)
MARIA INCONORATA IBERIS (02-04-1927)
PIERA INNOCENZI (03-09-1952)
MICHELE IAVAGNILIO (20-09-1983)
REFIK HASANI (01-05-1965)
HUSSEIN HAMADE (28-07-1987)
FRANCA IANNI (17-03-1948)
DEMAL HASANI (15-12-1967)
LUIGI GIUGNO (01-08-1974)
GIOVANNA BERARDINI (28-09-1978)
FRANCESCO GIUGNO (20-04-2007)
ARMANDO GIUSTINIANI (30-04-1916)
MARINA GREC (06-01-2006)
ALBERTO GUERCIONI (16-08-1973)
AURELIO GIALLONARDO (16-06-1930)
RICCARDO GIANNANGELI (13-05-1977)
SALVATORE GIANNAGELI (25-09-1934)
VINCENZO GIANNANGELI (09-10-1973)
PIERVINCENZO GIOIA (07-06-1963)
MICAELA GERMINELLI (16-08-1995)
ROSA GERMINELLI (29-03-1992)
ANTONIO IOAVAN GHIROCEANU (12-11-2008)
LAURENTIU COSTANTIN GHIROCEANU (19-12-1968)
GIUSEPPINA GERMINELLI (05-01-2001)
CHIARA GERMINELLI (19-09-1997)
MAURAN FRATI (13-01-1997)
LUISA FUSARI (16-01-1956)
VILMA GASPERINI (29-08-1926)
ELPIDIO FIORENZA (26-10-1983)
ROSALBA FRANCO (18-09-1970)
FILIPPO FERRAUTO (19-04-1932)
CLAUDIO FIORAVANTI (28-03-1943)
LILIANA FIORENTINI (12-07-1931)
FRANCESCO ESPOSITO (16-02-1985)
PATRIZIA FABARO (08-05-1991)
DOMENICA FABI (12-02-1934)
DELIA SOLIDEA FERELLA (05-05-1928)
ANDREA ESPOSITO (12-04-2006)
DELFINO DONATI (26-11-1920)
CORRADO DOTTORE (03-04-1963)
LILIANA ELLEBORO (17-02-1933)
ADRIANA ENESOIU (11-05-1961)
DOMENICA DI STEFANO (23-01-1943)
GABRIELE DI SILVESTRE (10-08-1989)
ODOLINDA DI STEFANO (05-07-1937)
STEFANIA DI MARCO (12-02-1952)
ALESSIA DI PASQUALE (10-08-1986)
ALESSIO DI PASQUALE (14-10-1988)
ROSINA DI FILIPPO (26-02-1924)
PAOLO DI MARCO (30-03-1987)
GIULIANA DI BATTISTA (04-03-1932)
MARTINA BENEDETTA DI BATTISTA (14-08-1987)
LUCA MARIA DI CESARE (07-06-1959)
LORENZO DELLA LOGGIA (02-12-1983)
SERAFINA DELI (18-11-1925)
SARA DE VECCHIS (01-02-1987)
MARIA LAURA DEL BEATO (08-03-1933)
MARISA DEL BEATO (04-07-1935)
PASQUALE DE VECCHIS (12-12-1938)
MARIA GIUSEPPA DE NUNTIIS (01-01-1925)
ANNA MARIA DE PAOLIS (17-04-1949)
ANGELINA DE SANTIS (20-04-1927)
PANFILO DE VECCHIS (25-10-1922)
LUIGI DE IULIS (05-02-1927)
CORSINA ROBERTA DE LA CRUZ DE ACERO (04-02-1952)
FABIO DE FELICE (09-08-1987)
LORENZO DE FELICE (14-01-2006)
ANTONIO DE FELICE (14-01-1966)
ALEXANDRO DE FELICE (30-01-2005)
ALICE DAL BROLLO (24-12-1988)
GIOVANNA DAMIANI (04-04-1923)
JENNY DE ANGELIS (18-03-1983)
LISA DE ANGELIS (03-02-1939)
ALFREDO D’ERCOLE (17-05-1942)
SIMONA D’ERCOLE (23-05-1979)
ASSUNTA D’IGNAZIO (11-11-1937)
VINICIO D’ANDREA (14-06-1926)
GIANNINA D’ANTONIO (14-10-1938)
OSVALDO D’AMORE (22-05-1951)
ANGELA ANTONIA CRUCIANO (13-06-1987)
ANDREA CUPILLARI (11-01-1978)
ARMANDO CRISTIANI (02-05-1985)
ANTONELLA CORA (03-01-1982)
ROCCO CORRIDORE (05-04-1946)
GIOVANNI COSENZA (20-12-1926)
LUIGIA COSTANTINI (07-01-1932)
ALESSANDRA CORA (08-01-1986)
GIOVANNI COMPAGNI (11-03-1982)
DORA COLAIANNI (23-03-1926)
ELISA COLAIANNI (10-10-1933)
VINCENZO COLAIUDA
TONINO COLONNA (17-11-1989)
ADA EMMA COLAIANNI (11-12-1926)
ANTONINA COLAIANNI (30-09-1926)
DANIELE COLAIANNI (30-11-1932)
NADIA CIUFFINI (21-09-1952)
FERNANDA CIUFFOLETTI
ANNA COCCO (14-08-1928)
CHIARINA CIRELLA (16-04-1921)
DARIO CIUFFINI (16-04-1983)
MATTEO CINQUE (05-08-1999)
ELENA CIOCCA (03-10-1919)
DANILO CIOLLI (25-10-1983)
LORENZO CINI’ (01-06-1986)
DAVIDE CINQUE (22-10-1997)
ANNA CIMINI (27-04-1928)
CONCETTA CIMORRONI (28-11-1945)
LORIS CIALFI (14-11-1998)
ELVEZIA CIANCARELLA (13-12-1958)
ADALGISA CICCHETTI (08-05-1932)
GIUSEPPE CHIAVAROLI (11-02-1985)
KATIA CIALONE (09-06-1975)
ANNA ALOISI (07-06-1923)
ACHILLE CHIARELLI (17-07-1934)
DAVIDE CENTOFANTI (12-09-1989)
TERESA CEPPARULO (08-05-1948)
FRANCESCA CERVO (06-08-1945)
MARIJA CHERNOVA (07-01-2001)
ANTONIO CENTI (21-06-1947)
LUDOVICA CENTI (28-09-2008)
ROCCO CENTI PIZZUTILLI (20-06-1933)
AUGUSTO CARLI (03-01-1931)
LUIGI CELLINI (17-11-1993)
GIOVANNINO CARPENTE (01-01-1953)
MARCO CAVAGNA (24-09-1958)
GIULIA CARNEVALE (10-07-1986)
CLAUDIA CAROSI (25-05-1979)
MARIA CALVISI (31-05-1926)
LUCIANA CAPUANO (25-07-1989)
LIDIA CARLETTO (30-01-1933)
ANNAMARIA CARLI (18-01-1944)
MARCO ALVIANI (12-08-1988)
ANGELA BOLOGNESE CALVI (04-05-1976)
FILIPPO MARIA BRUNO (10-11-1992)
MASSIMO CALVITTI (08-06-1959)
IOLANDA CAPASSO (15-02-1963)
ARA BRONICO (06-07-1977)
GIULIO BRUNELLI (10-01-1937)
BERARDINO BRUNO (23-04-1982)
LUISA BRUSCO (28-02-1913)
ANNA BERARDINA BONANNI (16-11-1936)
MARGHERITA BORRELLI (17-03-1925)
DANIELA BORTOLETTI (09-01-1987)
EL SAJET BOSHTI (09-12-2005)
ELISABETTA BIONDI (19-07-1936)
VALENTINA BERTI (11-02-1975)
NICOLA BIANCHI (08-08-1986)
GIOVANNI BIASINI (03-12-1946)
MARIA PIA BERNARDI (16-06-1949)
GAETANO BERNARDI (26-10-1928)
LOREDANA BERNARDI (21-04-1965)
INES BATTISTA (31-01-1933)
ACHILLE BERARDI (24-09-1921)
SILVANA BALASSONE (17-07-1936)
ANNA BASILE (24-11-1960)
AGATA BASSI (06-12-1940)
PAOLO ASCARIDE (11-01-1956)
VITTORIO BAFILE (22-02-1928)
STEFANO ANTONINI (10-08-1999)
MARIA ASSUNTA ANTONUCCI (16-09-1947)
GENNY ANTONINI (17-11-1986)
GIUSY ANTONINI (09-07-1984)
MAURIZIO ANTONINI (02-03-1971)
IRMA ANDREASSI (27-09-1936)
LORETO ANDREASSI (22-04-1931)
MARIA ANTONELLA ANDREASSI (30-11-1958)
GIUSEPPA ANTONACCI (31-01-1924)
NURIJE ABDIJA (09-11-1968)
ALENA AJRULAI (07-02-1998)
CARMINE ALESSANDRI (13-08-1938)
SILVANA ALLOGGIA (09-11-1942)

Per amare più forte. Per colpire più forte. E abbracciare più forte. Tutto il tempo che resterà. L’Aquila nel cuore…..


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