L’Aquila. Un lungo viaggio quello da Melbourne, Australia, fino a L’Aquila. Un viaggio che non ha intaccato l’inossidabile tempra di Vittorio Casale, 94 anni, alpino, che vive in Australia da quando ne aveva poco più di 30 e non è voluto mancare al Raduno degli Alpini che si è tenuto a L’Aquila dal 15 al 17 maggio scorsi.
La storia di Vittorio Casale colpisce per più motivi: innanzitutto, la sua venerabile età, portata con autentico brio, che gli ha fatto percorrere una distanza notevole pur di prendere parte alla riunione del suo Corpo d’arma, a cui è rimasto sempre fedele; poi, la gratitudine nei confronti del commilitone, abruzzese anche lui, che gli salvò la vita.
Vittorio Casale nasce a San Valentino in Abruzzo Citeriore e a 20 anni entra nel Corpo d’arma degli Alpini, trascorrendo i primi anni di addestramento a Sulmona e in Friuli. Ha combattuto sulle rive del Don, in Russia, dove ha toccato con mano la morte, tra gli orrori della guerra e il rischio di assideramento.
“Sono stato salvato da un mio commilitone, Remigio Ficca, un nome che mai dimenticherò, abruzzese come me, che mi ha trascinato di peso quando, con le gambe che non si muovevano più in alcun modo ed in pieno processo di congelamento, stavo per rinunciare definitivamente alla mia stessa vita, se non fossi stato preso di peso da Remigio, che mi ha cercato in mezzo alla neve, mi ha sollevato da terra e mi ha buttato nel camion che evacuava i superstiti, salvandomi la vita”, ha raccontato Vittorio Casale, che non ha mai smesso di essere grato al gesto di umanità e fratellanza del commilitone.
Dopo la guerra, c’è stato il ritorno casa “Sono nato in un quartiere agricolo di San Valentino, Brecciarola: li sono tornato anche dopo la guerra a fare ciò che mio padre ha sempre fatto: il contadino” ha ricordato Vittorio Casale. “Alla fine me ne sono dovuto andare per forza, perché da noi, come in molte zone del centro sud Italia, non c’era proprio niente da fare e dunque, alla fine ho preferito masticare amaro in terra straniera e andare avanti, piuttosto che tornare indietro sapendo di non avere nulla”. Vittorio Casale emigra nel 1955 da San Valentino in Abruzzo Citeriore, alla volta dell’Australia, lasciando a casa moglie e figli, senza avere la minima idea di cosa sarebbe accaduto di se stesso e dei suoi familiari.
“Appena dopo il mio arrivo, dopo essermi sobbarcato un mese di viaggio in nave, già non vedevo l’ora di andarmene e tornare a casa, tali e tante le sofferenze legate alle difficoltà di ambientamento, sul lavoro e le iniquità sociali che ho dovuto sopportare: io avevo un’esperienza di contadino che lavora la terra, non ero mica abituato a spaccare le pietre…” ha raccontato Vittorio.
Con il tempo, il duro lavoro e la tempra tipica che caratterizza le persone della sua generazione, le cose si sono volte in positivo per Vittorio: oggi è bisnonno di 11 pronipoti e vive anche grazie a Remigio, il commilitone che lo salvò dal gelo della Russia. Remigio fu rintracciato dalla nipote di Vittorio alcuni anni fa e i due hanno continuato a scriversi fino alla morte di Remigio, avvenuta poco tempo fa.