L’invito dei manifestanti è quello di evitare di comunicare notizie false, soprattutto in merito al presunto tentativo della manifestazione di “buttare l’arte in discarica”. “Nessuno lo farà” precisa, infatti, D’Orazio. “Il centro de L’Aquila è pieno di immondizia lasciata dagli operai in questi mesi.?E proprio perché sospettiamo che trattare le macerie come “immondizia tout-court” significhi rischiare di buttare davvero per sempre in discarica pezzi di valore inestimabile per la nostra ricostruzione, vogliamo semplicemente guardare cosa c’è dentro. Con le carriole porteremo via l’immondizia e tutto quello che c’è di inutile.?Vorremmo fare differenziazione sul posto”.
Lo scopo è, ovviamente, portare le istituzioni ad occuparsi del primo ostacolo che impedisce la ricostruzione e, in molti casi, ancora impedisce l’accesso ai vicoli del centro storico. Finché non saranno liberati, infatti, non saranno nemmeno messi in sicurezza. Un elemento che gli aquilani dicono di non poter accettare a quasi un anno dal terremoto.
“Questo è uno scandalo” gridano, infatti, i cittadini del capoluogo d’Abruzzo “e senza dubbio il caos che ci si sta costruendo intorno è il segno che iniziamo davvero a far fare brutta figura a qualcuno.? Quelli che vorranno venire sappiano che saremo pacifici e determinati a rendere un servizio alla città. E determinati a non commettere sbagli per il bene più caro che abbiamo, L’Aquila. Venite a lavorare con noi e basta caciara”.
Dall’invito sembrano, però, essere stati esclusi i politici. I manifestanti chiedono che la politica ne rimanga fuori. Nessuna autorità, dunque, in piazza Duomo pronta con una pala a togliere di mezzo le macerie. E questo perché, come sottolineano gli stessi aquilani, “loro sono nelle stanze dei bottoni, possono fare altri gesti concreti e più utili a tutti. Nel fango abbiamo deciso di stare noi, perché per questo abbiamo la competenza: bastano delle braccia robuste. Gli amministratori locali ne stiano fuori per ora. Cerchino le telecamere quando avranno ottenuto leggi, regolamenti e, soprattutto, finanziamenti che ci aiutino a liberare la città e a ricostruirla davvero”.
Tania Di Simone