G8 L’Aquila: il più caro della storia. Inchiesta L’Espresso

G8_laquilaUn vertice costato oltre 500 milioni di euro per appena tre giorni e coperto dal segreto di Stato. Rischia di creare un nuovo caso l’inchiesta del settimanale “L’Espresso” domani in edicola che passa in rassegna i costi del vertice del G8 “più caro della storia”. Cinquecentododici milioni e 474mila euro, per l’esattezza, è la somma complessiva che lo Stato italiano ha speso per finanziare il summit dei grandi della Terra, trasferito dall’Isola de La Maddalena (dove era stato programmato inizialmente) a L’Aquila. Spostare il summit nel teatro della tragedia del terremoto, indubbiamente, ha avuto un effetto mediatico importante, che ha frenato sul nascere qualsiasi possibilità, per i no global, di manifestare come è successo in altri angoli del Pianeta ed ha acceso i riflettori sul dramma aquilano, con il chiaro obiettivo di ottenere aiuti economici dai Paesi presenti al vertice per garantire singole ricostruzioni. Tutto giusto, nulla da obiettare, ma è altrettanto giusto passare in rassegna, così come ha fatto il settimanale in edicola domani (che ha anticipato l’inchiesta pubblicandola oggi sul proprio sito), i costi del vertice internazionale.

I costi. Per gli asciugamenti sono stati spesi 24mila euro, 22 e 500 per delle citole “Bulgari” in argento, 350mila euro per televisori tecnologicamente all’avanguardia e 10mila euro per i bollitori per il the. Non va dimenticato, come ricordano i giornalisti de “L’Espresso”, che per attrezzare La Maddalena di alberghi, sale conferenze, porti e giardini, prima che il G8 venisse dirottato altrove, erano stati già spesi più di 320mila euro. Spese e appalti sui quali, in queste settimane, sta indagando la procura di Firenze. Per il vertice aquilano sono stati spesi 185milioni di euro, che, sommati a quelli già investiti in Sardegna (per opere al tirar delle somme quasi inutili), portano ad un investimento che supera abbondantemente i 500milioni di euro.

I personaggi coinvolti. A conquistarsi lo scettro dell’organizzazione dell’evento alcuni nomi noti a quello che l’Espresso ha definito “il ristretto giro di Palazzo Chigi, che tra i clienti privilegiati di tutti gli eventi internazionali non manca mai”. Ad aggiudicarsi la fornitura del servizio di catering per i pranzi dei capi di Stato è stato, infatti, Ralais Le Jardin, la società appartenente alla famiglia di Stefano Ottaviani, sposato con Marina Letta, figlia di Gianni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. La Triumph di Maria Criscuolo è stata, invece, incaricata dei materiali per giornalisti e delegazioni estere e del servizio di interpretariato con un compenso di un milione e 250 mila euro.

Non è mancato neppure al G8, poi, Mario Catalano, l’uomo che cura l’immagine del premier Berlusconi in tutti gli eventi pubblici a cui il primo ministro partecipa. Niente di strano, dunque, se non fosse che stavolta Catalano è stato incaricato di verificare la piena applicazione della legge 626, quella, cioè, che regola la sicurezza sul lavoro. Al prezzo di 92 mila euro.

La vera sorpresa del G8 de L’Aquila, però, sarebbe stato un imprenditore locale, Giulio Pedicone. Titolare della Pedicone Holding e della Las Mobili, un’azienda di Tortoreto (Teramo) che fabbrica attrezzature per uffici, l’imprenditore sarebbe stato, infatti, chiamato direttamente e senza nessuna gara a fornire mobili per circa 300 mila euro. L’Espresso ricorda quanto sostenuto a riguardo dagli uomini di Bertolaso, che avrebbero più volte sottolineato il fatto che ciò è avvenuto “dopo un’approfondita indagine di mercato”. Ma della Pedicone Holding, titolare del 64% della Las, è sindaco supplente dal 2007 Gianni Chiodi, presidente della Regione Abruzzo dal dicembre 2008 e commissario delegato all’emergenza terremoto e alla ricostruzione.

Le spese della Protezione Civile. Dei 185 milioni utilizzati per il summit, sarebbero oltre 52 quelli spesi da Guido Bertolaso soprattutto per investimenti in “infrastrutture tecnologiche” e, per la restante parte, per “spese di funzionamento”, cioè per forniture e servizi, dalla ristorazione alle bandierine per le auto. Sono 43 milioni 807 mila euro quelli che sono stati utilizzati per il rimborso degli interventi fatti da altre amministrazioni, come la Guardia di Finanza che ha ospitato la sede del G8 o il Provveditorato alle opere pubbliche per il Lazio, Abruzzo e Sardegna, che ha curato l’adeguamento della scuola sottufficiali e dell’aeroporto di Preturo, assieme alla realizzazione della strada per Coppito. Infine, per finanziare la sicurezza sono stati spesi altri 88 milioni 500 mila euro, stanziati dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Come sottolineano i giornalisti de L’Espresso, nelle 145 fatture della Protezione Civile cozzerebbero, poi, tutte le spese effettuate per lussi e sprechi che, però, non si addicono di certo ad un G8 pensato per richiamare l’attenzione su una città in ginocchio che, in quei giorni, piangeva 308 morti e una vita intera sotto le macerie. Oltre alle ciotoline d’argento Bulgari, gentile omaggio per i capi di Stato, sono state, infatti, acquistate 60 penne “edizione unica” fornite da Museovivo al costo di 26 mila euro ed una fornitura di poltrone Frau, costate, invece, 373 mila euro. Addobbi floreali per 63 mila euro, pellicole protettive per il rivestimento degli ascensori a 9 mila euro ed i portablocchi notes, forniti dalla rinomata Pineider, al prezzo di 78 mila euro completano il quadro.

Una “spesa infrastrutturale” di Bertolaso è stata considerata anche la copertura di una lacuna lamentata dai guidatori sull’autostrada Roma-L’Aquila-Pescara. Si tratta del tratto autostradale da anni gestito in concessione da Carlo Toto, l’ex proprietario di AirOne, sul quale era pressoché impossibile ascoltare Isoradio e la rete Rai con le notizie in tempo reale sul traffico. Grazie alla “generosità” del capo del dipartimento, Isoradio è stata così installata lungo tutta l’autostrada a spese della Protezione Civile. Un regalo a Toto, come ricorda l’Espresso, che vanifica l’accordo tra Rai e società autostradali “che pure obbligherebbe la prima a reperire le frequenze e le seconde a garantire l’acquisizione e la manutenzione degli impianti”.

Area Stampa e Comunicazione. Per assicurare massima efficienza a livello comunicativo, sono state, invece, fornite grosse commesse a Selex e Seicos (Finmeccanica) per le forniture tecnologiche relative alla sicurezza (18 milioni di euro), Telecom per gli apparati telefonici (12 milioni) e Limelite per la realizzazione dell’area giornalisti (altri 2 milioni). Studio Ega è stata invece pagata 2 milioni e mezzo di euro per garantire l’accoglienza e le prenotazioni alberghiere, Tecnarr per l’allestimento della sala conferenze (quasi 2 milioni), Semeraro per gli arredi (1 milione 700 mila euro), Composad per i frigoriferi e altri arredamenti (1 milione e 500 mila euro), “Jumbo grandi eventi” per le prenotazioni e il trasporto delle delegazioni (1 milione e 200 mila euro). Oltre un milione e 700 mila euro, infine, per la sponsorizzatissima “D and D Lighting & Truck”, che si è occupata della fornitura di attrezzature tecniche per le esigenze sceniche di Silvio Berlusconi.

Alle somme più importanti, si vanno poi ad aggiungere anche le spese per il logo della manifestazione (22 mila euro), prese elettriche, pennoni portabandiere e bandiere (155 mila), 30 distruggi-documenti (13 mila euro), asciugamani elettrici, stampe (126 mila), tessuto e divise per steward e hostess (18 mila euro), altre divise non specificate (54 mila euro) e addirittura la fornitura di tessuto e adesivi per personalizzare le transenne dentro e fuori la caserma di Coppito e i contenitori per la raccolta differenziata. Al prezzo di oltre 20 mila euro.

Guardia di Finanza. Quasi 29 milioni rimborsati dalla Protezione Civile, invece, per le spese di “investimento” eseguite da altre amministrazioni pubbliche. Ben 23 milioni se ne sono andati per gli interventi nella scuola sottufficiali delle Fiamme Gialle, dove sono stati creati gli ambienti del vertice, inclusa la ristrutturazione di 1.090 stanze nelle quali hanno soggiornato i leader e i loro staff. Sono stati, infatti, ritinteggiati gli edifici che la compongono, è stata installata una rete in fibra ottica, sono stati sistemati oltre 120 mila metri quadrati di verde e piantati alberi ad alto fusto. Le camere sono state dotate di tv, telefoni ed ogni altro tipo di comfort. Gli stessi che, secondo alcuni, sarebbero stati, poi, trasferiti nei Map dei senzatetto del sisma. Ma, ricorda L’Espresso, ci sarebbero stati anche lavori radicali negli impianti, come l’adeguamento della rete di distribuzione dell’energia elettrica, la manutenzione delle apparecchiature da cucina e persino la messa a punto della pressione dell’acqua.

Il problema è che, in questo caso, la struttura non è di proprietà dello Stato. Con le cartolarizzazioni volute dal vecchio governo Berlusconi per reperire denaro per le casse pubbliche, la Guardia di Finanza è stata, infatti, venduta nel 2004 ed appartiene ora ad un pool di banche ed istituzioni finanziarie, come Immobiliare Sgr spa, Imi, Barclays Capital, Royal Bank of Scotland e Lehman Brothers. A loro lo Stato paga ogni anno 13 milioni di euro di affitto. Un canone che, quindi, nel 2009 si è arricchito anche dei vantaggi conseguenti ai lavori di adeguamento per il G8. Non paga della ristrutturazione, la proprietà ha, però, preteso dalla Protezione Civile anche due polizze assicurative: una per la completa copertura dei rischi infortuni dei partecipanti al vertice (Ati Willis spa, 50 mila euro), l’altra per risarcire gli eventuali attacchi terroristici alla caserma.

Non solo, sembra che, a G8 terminato, abbiano anche ottenuto il totale ripristino dei luoghi, cioè il ritorno delle sale da summit al loro compito di scuola militare costato altri 4 milioni di euro. “Con tanti saluti” commenta amaramente L’Espresso “ai terremotati aquilani che continuano a protestare per le carenze della ricostruzione e vogliono rimuovere da soli le macerie”.

Pd Abruzzo su G8 L’Aquila: “cifre vergognose su pelle terremotati”. “Non ci si riesce a  capacitare di come ci siano ancora persona senza una casa, che presto forse dovranno ricominciare a pagare le tasse e che nulla sapevano di un evento, importante ed utile per la città, ma che oggi scopriamo  

essere costato quasi duecento milioni di euro che in parte sarebbero potuti servire per la ricostruzione. L’Aquila aveva ed ha bisogno dei riflettori, ma non in sostituzione di ogni possibile risorsa dedicata alla ricostruzione”. Il commento di Michele Fina e Silvio Paolucci, rispettivamente segretario del PD della Provincia dell’Aquila e del PD Abruzzo, in un comunicato congiunto sull’articolo in uscita domani su L’espresso. “Attendiamo poi un chiarimento da Gianni Letta, abruzzese come noi e personalità istituzionale che sempre si è contraddistinta per la sua correttezza e trasparenza. Le notizie che ci lasciano più interdetti – hanno continuato i due – sono quelle riguardanti il governatore Chiodi, al quale avevamo chiesto da subito un osservatorio per la trasparenza delle operazioni riguardanti l’emergenza terremoto e che oggi ci fanno sentire come quelli che affidano le pecore al lupo. Chiarisca ed eventualmente smentisca il prima possibile il commissario straordinario subentrato a Bertolaso, così che si possa capire se il prima possibile non debba essere il commissario ad essere commissariato”.

Acerbo (Prc) e Saia (Comunisti Italiani): “Chiodi ci deve delle spiegazioni”. Durissimo il commento dei consiglieri regionali della sinistra abruzzese: “Difficile credere che una ditta (n.d,r. Las mobili di Giulio Pedicone) di cui il Presidente della Regione è sindaco supplente (precedentemente era sindaco effettivo) riceva commesse per il G8 senza che vi sia stata una spintarella. Ormai è difficile convincere gli abruzzesi che la torta delle risorse pubbliche legate al terremoto non sia oggetto da mesi di una sistematica spartizione da parte del centrodestra a livello nazionale e regionale. E’ lecito il sospetto che la classe dirigente regionale del Pdl abbia scelto un profilo di totale subalternità al duo Berlusconi-Bertolaso al fine di poter ottenere qualche porzione della torta degli appalti e delle forniture. Forse per questo il Consiglio Regionale è stato tenuto per dieci mesi a bagnomaria. Voglio ricordare che il centrodestra bocciò persino la richiesta di una commissione consiliare speciale che monitorasse l’emergenza e la ricostruzione sostenendo che non se ne riscontrava la necessità. Il Presidente Chiodi – hanno concluso Saia e Acerbo – ha il dovere di spiegare pubblicamente agli abruzzesi quale ruolo abbia svolto in questa vicenda”.

IL VIDEO DE L’ESPRESSO

Luca Zarroli e Tania Di Simone

 

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