Sulmona. ‘Sulmona ricade nella zona del Centro Abruzzo più svantaggiata. La chiusura del puntro nascita dell’ospedale va ripensata’. Lo dice il ricercatore Aldo Ronci ricordando che “il ministero per lo sviluppo Economico ha messo in atto la Strategia Nazionale per le Aree Interne ponendo al centro dei suoi interessi il miglioramento della qualità della vita delle persone in queste aree assicurando ad esse livelli adeguati di cittadinanza in alcuni servizi essenziali (salute, istruzione e trasporti).
Se non sono soddisfatti i servizi ‘essenziali di cittadinanza, nelle Aree interne non si può vivere per cui – osserva Ronci – i servizi essenziali costituiscono le precondizioni per l’avvio dei processi di sviluppo”.
Sui servizi sanitari il ricercatore ricorda che il ministero per lo Sviluppo Economico sostiene, tra l’altro, che “il riequilibrio tra i servizi offerti dagli ospedali sta avvenendo secondo modelli ‘regionali’ alquanto differenti e con una scarsa attenzione alle esigenze specifiche delle Aree Interne Svantaggiate e delle popolazioni che vi risiedono”.
“Se il ministero della Sanità, ignorando e contraddicendo quanto sostenuto e programmato dal ministero dello Sviluppo Economico, in attuazione della Spending Review, mette in atto un sistema di tagli lineari che lo stesso governo afferma di non voler attuare – metta in evidenza Ronci – il 28 marzo scorso, in un’intervista a ‘Il Sole 24 Ore’, lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin, a proposito dei tagli alla sanità, ribadisce che ‘non ci saranno più tagli lineari, basta manovre spezzatino e regole uguali per tutte le regioni”.
Come è noto, è stato stabilita la soppressione dei punti nascita in tutti quegli ospedali che non raggiungono i 500 nuovi nati all’anno prescindendo da ogni altro tipo di considerazione.
L’assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo, ligio alla determinazione nazionale – prosegue Ronci – mette anch’esso in atto il sistema di tagli lineari che prevede la soppressione dei punti nascita in tutti quegli ospedali che non raggiungono i 500 nuovi nati all’anno prescindendo da ogni altro tipo di considerazione che, invece, il ministero dello Sviluppo Economico raccomanda per le aree svantaggiate.
Si dà il caso che per l’ospedale di Sulmona è stato deciso di sopprimere il punto nascita in quanto, con 328 nascite l’anno, non rientra nei parametri stabiliti dalla Conferenza dello Stato-Regioni”.
Il ricercatore riporta, quindi, gli indicatori dello svantaggio e del disagio che – dice – dimostrano inequivocabilmente come il Centro Abruzzo sia l’area interna più svantaggiata della Regione:
“una conformazione orografica che si sviluppa per intero sulla dorsale appenninica dove due località apparentemente vicine in linea d’aria sono in realtà separate da monti, fumi e valli; un’altitudine media di 780 metri sul livello del mare mentre l’Abruzzo ne registra 563 e l’Italia 405; una densità abitativa di appena 46 abitanti per Kmq verso i 121 abruzzesi e i 197 italiani, in altri termini significa che appena 1/19 della popolazione è distribuito su un 1/7 del territorio;
un tempo di percorrenza medio per raggiungere l’ospedale di riferimento che supera l’ora e un quarto in quanto la distanza media dei comuni che si trovano in questo territorio rispetto alla città sede dell’ipotetico ospedale accorpante è di 83 Km, che comportano viaggi defaticanti per dislivelli da affrontare su strade di montagna piene di curve;
un indice di spopolamento tra il 1971 e il 2011 del 3,64% (-2.580 abitanti) a fronte di una crescita del 12,05% in Abruzzo e del 9,8% in Italia; un indice di invecchiamento del 23,6% contro il 21,7% abruzzese e il 20,8% italiano.
Inoltre la Città di Sulmona è l’unica tra quelle abruzzesi con più di 15.000 abitanti che tra il 2001 e il 2011 ha perso abitanti (-1.029;-4,07%).
Da questo dato emerge con evidenza che si va pericolosamente indebolendo la dimensione urbana della città che dovrebbe, invece, svolgere una funzione di riequilibrio nella distribuzione della popolazione nel Territorio Peligno”.
In definitiva secondo Aldo Ronci “la chiusura del punto nascita nell’ospedale di Sulmona, determinerebbe, nel Centro Abruzzo, il peggioramento della qualità della vita e le condizioni per un ulteriore spopolamento, condizioni che la Regione Abruzzo, si dice invece impegnata a migliorare ed a incrementare.
Come sostiene la Lorenzin – conclude il ricercatore abruzzese – no ai tagli lineari, no al peggioramento della qualità della vita, no ad un ulteriore spopolamento”.