Roma. Con un lieve “aggiustamento tecnico” la Terza sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna per violenza sessuale e lesioni dell’ex militare irpino Francesco Tuccia che nel febbraio 2011 ridusse in fin di vita una studentessa fuori da una discoteca vicino L’Aquila. La Suprema Corte lo ha condannato a 7 anni e 8 mesi di reclusione, riducendo di 4 mesi la condanna d’appello per effetto della continuazione dei reati. Nei due precedenti gradi di giudizio l’imputato era stato condannato a 8 anni di reclusione.
“Anche se bisogna aspettare il deposito delle motivazioni di questa decisione – ha commentato il pg Pietro Gaeta dopo la lettura del dispositivo – credo che questo lieve ritocco di pena sia solo un aggiustamento tecnico effetto della continuazione dei reati che non sono stati considerati come commessi in concorso”. Gaeta aveva chiesto la conferma della condanna inflitta all’imputato il 6 dicembre del 2013. In questo modo la Corte d’Appello dell’Aquila aveva ricalcato la condanna emessa dal Tribunale il 31 dicembre 2012.
Nel processo di primo grado il pm David Mancini aveva chiesto 14 anni di reclusione contestando al giovane, oggi 25enne, anche il reato di tentato omicidio, ma il collegio non fu della stessa opinione. Soddisfatto il legale della studentessa, Enrico Gallinari, perchè – ha spiegato – “il castello accusatorio è rimasto in piedi”. “I processi – ha commentato l’avvocato – non sono uno strumento di vendetta ma servono per accertare fatti e attribuire responsabilità. Di fronte a certe sentenze – ha aggiunto Gallinari – nessuno deve dirsi vincitore. Bisogna solo augurarsi che fatti simili non si ripetano”.
Ora per Francesco Tuccia la reclusione in carcere si fa concreta. I fatti risalgono alla notte tra l’11 e il 12 febbraio del 2011 quando il militare era di stanza a L’Aquila. Il suo arresto avvenne una decina di giorni dopo. L’episodio si consumò all’esterno di una discoteca di Pizzoli dove, come fu ricostruito in appello, la giovane fu stuprata “con inaudita violenza” e abbandonata dietro un cumulo di neve all’esterno del locale quando la temperatura era di 14 gradi sotto lo zero.
A salvarla dal dissanguamento e dal freddo fu il tempestivo intervento degli addetti alla sicurezza della discoteca che allertarono il 118 e bloccarono il militare mentre tentava di andare via in auto in compagnia di amici. La studentessa riportò lesioni gravi e, dopo un immediato intervento chirurgico, rimase ricoverata in ospedale per circa un mese. Gli avvocati dell’ex militare hanno sempre evidenziato la consensualità della ragazza ad avere un rapporto sessuale.
Ma la studentessa aveva bevuto parecchio tanto che in discoteca barcollava e si trovava in uno stato di incoscienza, come risultò dalle testimonianze raccolte. Viceversa l’imputato era sobrio e dopo la violenza pronto a fuggire. Ieri il pg aveva evidenziato che la sentenza d’appello ha “correttamente” escluso in favore di Tuccia le attenuanti generiche e ha invece “riconosciuto l’aggravante della crudeltà”.