Chieti: una madre con figlia disabile grave rischia lo sgombero. L’associazione Autismo Abruzzo chiede il rinvio per garantire le terapie e trovare una nuova casa
Una famiglia in provincia di Chieti sta vivendo un momento terribile. Una madre con due figlie minorenni, di cui una affetta da disabilità grave, rischia di essere sgomberata con la forza dalla casa in cui vive. All’interno c’è anche l’anziana madre. A raccontare la vicenda, e a lanciare un accorato appello alle istituzioni, è l’associazione Autismo Abruzzo APS.

La donna, identificata come la signora Roberta, non contesta la restituzione dell’immobile. La sua richiesta è semplice, ma fondamentale: “Il rinvio dell’esecuzione che le consenta di trovare una nuova abitazione e preparare, in modo graduale, la figlia autistica al trasferimento e alla ripresa delle attività terapeutiche nella nuova casa“.
Il rischio concreto, infatti, è che la ragazza sia costretta a interrompere le terapie domiciliari che riceve ben quattro volte a settimana da operatori Asl accreditati. Un’interruzione che potrebbe avere conseguenze gravissime sul suo benessere e sul percorso di cura.
L’appello alle istituzioni: “Un gesto di responsabilità e buon senso”
Dario Verzulli, presidente dell’associazione Autismo Abruzzo, ha inviato una PEC per via di questa emergenza. L’ha indirizzata al Presidente del Consiglio, al Ministro per le Disabilità, al Prefetto di Chieti e al Presidente della Regione Abruzzo. La richiesta all’Autorità giudiziaria è chiara. “Un gesto di responsabilità e buon senso. La sospensione dello sgombero fino all’udienza del 29 luglio o fino all’individuazione di una soluzione abitativa adeguata“.

L’associazione chiede per la famiglia della signora Roberta il coinvolgimento immediato dei servizi sociali e sanitari. L’obiettivo è garantire la continuità terapeutica e il benessere psicologico della ragazza. Tutto questo nel pieno rispetto della Costituzione e delle leggi vigenti che tutelano le persone più vulnerabili.
Nella sua nota, Verzulli solleva una questione di principio che tocca un nervo scoperto: “In un Paese in cui le occupazioni abusive protratte per anni restano spesso impunite, ci chiediamo perché lo Stato agisca con tanta inflessibilità.”
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L’associazione sottolinea che la loro non è affatto “una battaglia contro la legalità, ma per una giustizia vera, che tenga conto delle fragilità e dei diritti fondamentali delle persone più vulnerabili“. La signora Roberta, conclude Verzulli, “non cerca privilegi. Chiede solo tempo, comprensione e rispetto“. Un appello accorato che spera di smuovere le coscienze e trovare una soluzione umana a una situazione al limite.





