Fatture false per acquistare monete antiche, opere d’arte e vini pregiati. Il maxi sequestro a Chieti

A Chieti, la Guardia di Finanza ha operato un maxi sequestro ai danni di un imprenditore che operava tramite false cooperative, esistenti solo “sulla carta”.

I pericoli legati alle truffe sono sempre dietro l’angolo. Per fortuna, sul territorio, agiscono delle forze di vigilanza che, prontamente, riescono a riconoscere determinati meccanismi così da stroncarli sul nascere. Un caso del genere è quello che si è verificato a Chieti negli scorsi giorni, quando gli uomini della Guardia di Finanza, in seguito di alcuni controlli, hanno riscontrato delle irregolarità in alcune cooperative. 

FATTURE FALSE
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A finire nel mirino delle forze dell’ordine, come detto, delle cooperative parecchio traslucenti e opache nella gestione degli obblighi tributari. In seguito ai controlli infatti, è emerso come le cooperative esistessero soltanto “sulla carta” e servissero semplicemente per far confluire gli obblighi tributari dell’attività di commercio all’ingrosso di prodotti medicali e sanitari. Un imprenditore è adesso sotto accusa per evasione fiscale.

A quanto ammonta l’evasione

Un imprenditore del teatino è finito sotto accusa di evasione fiscale, da parte della Guardia di Finanza che ha ricondotto a lui, un meccanismo per eludere determinati obblighi fiscali: l’imprenditore, coadiuvato da diversi prestanomi, avrebbe costituito società cooperative di cui molte esistenti solo su “carta”, per far confluire gli obblighi tributari della propria attività economica operante nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti medicali e sanitari. Tali obblighi non sarebbero mai stati onorati.

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Secondo il primo calcolo della Guardia di Finanza, si parlerebbe di un’evasione di almeno 200 mila euro, che ha portato la forze dell’ordine a un sequestro dell’ammontare di 300 mila euro. L’imprenditore è un uomo di 72 anni, residente a Chieti. Secondo quanto ricostruito, l’uomo faceva ricorso a fatture false per incrementare la liquidità a disposizione.

Parte del ricavato iniquo, veniva riutilizzato dall’impresario per l’acquisto di prodotti particolari come opere d’arte, vini pregiati e monete da collezione. Le indagini degli investigatori della Guardia di Finanza, sono riuscite a identificare tre soggetti che, negli anni, avrebbero contribuito a portare volutamente al dissesto le società cooperative. Il Pubblico Ministero ha inquadrato queste condotte come fatti di bancarotta fraudolenta.

L’impalcatura che è stata smascherata dunque, si è rivelata particolarmente sofisticata e dedicata all’evasione fiscale, alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, all’autoriciclaggio e alla bancarotta. Il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Chieti, il Colonnello Michele Iadarola, ha approfittato della situazione per evidenziare la capacità di adattamento della Finanza alle mutevoli forme assunte dalle frodi negli ultimi anni.

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