Le Fiamme Gialle della Tenenza di Ortona hanno scoperto un giro d’evasione per un ammontare di circa 8 milioni di euro in una società del teatino.
Il periodo della pandemia da Covid-19, in tanti lo ricordano come uno dei più bui che ci si sia ritrovati a superare negli ultimi anni. Quello che è ormai soltanto un triste ricordo, ha rappresentato al tempo un periodo di estremo sconforto anche finanziario a cui lo Stato, ha cercato di rispondere in maniera efficiente tramite l’erogazione di fondi speciali per quelle imprese che avevano subito dei danni dalle chiusure imposte.
Ci sono stati però dei casi in cui tali fondi, sono stati intascati in maniera illecita, andando a creare un danno all’erario non indifferente. Un caso del genere è quello verificatosi in un’azienda del teatino, per cui i fondi di sostegno erogati durante la pandemia rappresentano solo la punta dell’iceberg di un meccanismo fraudolento che ha portato a un’evasione di ben 8 milioni di euro.
Il meccanismo dell’impresa
Un’impresa del teatino, operante nel settore della vendita all’ingrosso di carne fresca congelata e surgelata, è finita nel mirino delle Fiamme Gialle della Tenenza di Ortona che, su delega di Giuseppe Falasca della Procura della Repubblica di Chieti, hanno portato a termine una minuziosa indagine che ha permesso di far emergere un meccanismo fraudolento che ha portato a un giro d’evasione di 8 milioni di euro.
L’impresa infatti, risultava intestata a un prestanome, un uomo di 47 anni di Ripa Teatina, sulla carta nullatenente. Inoltre, l’impresa risultava priva di struttura operativa e di disponibilità patrimoniale. Il meccanismo messo in atto era decisamente usuale in questo tipo d’operazioni: l’impresa si frapponeva tra il reale acquirente della merce e il fornitore europeo.
Ciò avveniva mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, quantificate in oltre 7 milioni di euro, più di 750mila euro erano il debito IVA che lo Stato vantava nei confronti della società “cartiera”. In questo modo, si realizzava il classico sistema delle “frodi carosello” in cui l’impresa si accollava il debito IVA e consentiva al beneficiario della frode, una società operante nel Salernitano, di poter acquistare, per effetto del mancato pagamento dell’imposta, beni a un prezzo inferiore a quello di mercato.
Come se non bastasse, dalle indagini è emerso come nel 2020, in piena pandemia, l’impresa avrebbe ricevuto un sussidio di ben 405mila euro: trattasi di fondi di Stato che non spettavano all’impresa e che sono stati ottenuti tramite bilanci di esercizio e dichiarazioni fiscali predisposte ad arte da un commercialista del teatino, facendo emergere una solidità aziendale che mai si era creata.