Campli. “Ecco come la nuova palestra “Nino Di Annunzio” rischia di diventare un costoso disastro per i contribuenti camplesi”.
A prendere posizione è il gruppo di opposizione in consiglio comunale, Ricostruiamo Campli, che pone alcune questioni sul proseguimento dell’opera.
La nuova palestra “Nino Di Annunzio” è ancora un cantiere a cielo aperto. Simbolo del basket camplese e luogo di sfide memorabili, oggi la nuova struttura stenta ad essere completata, e molti sono i dubbi sulla sua reale funzionalità.
Se nella vecchia palestra era considerato “normale” intravedere delle infiltrazioni in caso di forti piogge, lascia senza parole scoprire che la nuova struttura è già soggetta ad allagamenti.
Dopo anni di inutilizzo, nel 2015 sono stati affidati gli incarichi tecnici e nel 2018 è stato approvato il progetto esecutivo. Tuttavia, dopo cinque anni di varianti ed interruzioni dei lavori, l’involucro della palestra è stato completato con la parvenza di un capannone industriale che nulla ricorda di una struttura sportiva.
Ma, aldilà dell’aspetto estetico, il vero problema è la funzionalità della struttura, messa da subito in dubbio poiché una porzione è stata realizzata al di sotto della superficie del piano stradale. Anche la porta d’ingresso e l’entrata laterale della palestra si trovano al di sotto del livello della strada, rendendo la struttura vulnerabile in caso di pioggia.
Nel frattempo i lavori sono stati interrotti e i tecnici sono stati sostituiti. È stato infatti necessario scavare intorno alla struttura per portarla allo stesso livello del cortile esterno.
Attualmente, i lavori di variante sono ripresi e la situazione è quella che risulta dalla foto.
Tuttavia, sorge la domanda se si sarebbe potuto intervenire prima di realizzare l’opera e chi si assumerà la responsabilità e le spese aggiuntive per gli altri lavori che si sono resi necessari.
Come minoranza, chiediamo spiegazioni al Sindaco e all’assessore ai lavori pubblici, perchè riteniamo che sia necessario stabilire la responsabilità in questa vicenda, i cui costi rischiano di essere pagati interamente dai camplesi.