Domenica 13 ottobre ricorre la 63sima Giornata Nazionale per le Vittime del Lavoro, coinvolgendo tutto il Paese con manifestazioni ed iniziative in nome della sicurezza sul lavoro, della prevenzione e della tutela delle vittime. Un appuntamento più che mai prezioso perché propone una riflessione collettiva su un’emergenza che non conosce tregua.
Perché la tragica storia delle morti bianche continua. Nel solo mese di settembre è stata rilevata una media di 10 vittime alla settimana. Sono stati 40, infatti, i decessi registrati dagli esperti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre. E sale a 357 il numero delle vittime nei primi nove mesi del 2013.
Un vero eccidio in cui si leggono anche nomi e volti di donne, madri, mogli e figlie; e mai con un’incidenza così elevata dal 2010 ad oggi. Sono infatti 16, ovvero il 4,5 per cento delle vittime. Cinque delle quali hanno perso la vita nei campi, in agricoltura, come quasi il 50 per cento di tutti i lavoratori. Mentre il 16,8 per cento dei decessi sul lavoro in Italia si è verificato nel settore delle costruzioni. (tutti i dati sono disponibili sul sito www.vegaengineering.com).
A dare un po’ di speranza in questa drammatica realtà è solo il decremento della mortalità rilevato dagli ingegneri dell’Osservatorio mestrino e pari al 9,6 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2012. Ma non è ancora un segnale abbastanza forte in grado di cancellare l’elevato numero di morti bianche. A cominciare dalla Lombardia (dove si contano 42 vittime da gennaio a settembre), seguita dall’Emilia Romagna (35), dalla Campania (29), dalla Sicilia (28), dal Veneto (27), dalla Toscana e dal Piemonte (22), dalla Puglia e dalla Liguria (21) e dall’Abruzzo (20).Ed è proprio in Abruzzo che si registra l’indice di rischio di mortalità più alto rispetto alla popolazione lavorativa (39,4 contro una media nazionale di 15,6), seconda la Calabria (33,6), terza la Liguria (33,2), quarta l’Umbria (30,3).
Si muore soprattutto a seguito del ribaltamento di un veicolo/mezzo in movimento (30,8 per cento dei casi); per una caduta dall’alto (20 per cento) e per lo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti (17,6 per cento dei casi).
Sul fronte delle classifiche provinciali è sempre Genova a far emergere lo scenario più drammatico con 16 morti bianche, seguita da Chieti (12), Perugia e Salerno (10), Milano, Cosenza, Bologna e Brescia (9), Foggia, Cuneo e Roma (8).
Gli stranieri deceduti sul lavoro da gennaio a settembre sono 36, pari al 10,1 per cento del totale delle vittime in Italia. La maggior parte di nazionalità rumena. A pagare il prezzo più alto sono gli ultrasessantacinquenni (103 morti). Sempre gli ‘over 65’ quelli a maggior rischio di mortalità considerando la popolazione lavorativa con un tasso di mortalità pari a 274, elevatissimo rispetto a tutte le altre fasce di età che va da 7,4 dei trentenni al 27 dei cinquantenni-sessantenni.