Chieti. Il direttore generale dell’università ‘D’Annunzio’ di Chieti-Pescara, Filippo Del Vecchio, è stato assolto perché il fatto non costituisce reato dalle accuse di violazione della privacy e diffamazione, reati per i quali l’accusa aveva chiesto rispettivamente un anno di e tre mesi di reclusione.
Il processo si è tenuto oggi pomeriggio dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Chieti Andrea Di Berardino il quale all’inizio dell’udienza ha revocato l’ammissione delle prove testimoniali ritenendole superflue alla luce “dell’ampio ed esaustivo compendio documentale prodotto dalle parti”. La vicenda da cui ha preso le mosse il processo a carico di Del Vecchio, che attualmente è interdetto dai pubblici uffici nell’ambito di un’indagine per abuso d’ufficio unitamente all’ex rettore Carmine Di Ilio, è relativa alla diffusione a mezzo e mail inviate tutto il personale dell’università, da parte dello stesso Del Vecchio, del documento denominato analisi utilizzo fondo accessorio 2001-2013. Il documento, pubblicato anche sul sito istituzionale della d’Annunzio, conteneva i nomi di oltre un centinaio di dipendenti e delle somme accessorie ricevute da ognuno di loro: secondo il direttore generale si tratta di benefici, elargiti sotto la precedente gestione amministrativa dell’ateneo, non previsti né da leggi né da contratti. Secondo l’accusa la condotta di Del Vecchio oltre a violare la privacy avrebbe offeso la reputazione dei dipendenti. E 53 di questi si sono costituiti parte civile. Oggi l’unico ad essere sentito in aula, nella veste di imputato è stato lo stesso Del Vecchio il quale, difeso dall’avvocato Stefano Rossi, ha ricostruito le diverse criticità riscontrate quando si insediò al vertice amministrativo dell’ateneo, nel 2012.
E fra queste l’erogazione in un decennio precedente di 8 milioni di euro a titolo di trattamento accessorio al di fuori della costituzione di un qualsiasi fondo Del Vecchio ha tra l’altro evidenziato che un’ispezione condotta dal Mef già nel 2003 rilevò l’assenza del Fondo di trattamento accessorio, ”trattamento che – ha detto il Dg in aula – veniva pagato dall’ateneo sulla base di consuetudini, in violazione del testo unico sul pubblico impiego”. Del Vecchio ha anche sottolineato che quando arrivò alla D’Annunzio il sito sulla trasparenza non esisteva e che venne realizzato acquistando uno specifico software. Uno dei legali di parte civile, l’avv. Silvio Rustignoli, ha annunciato ricorso in appello. Nessun commento da parte di Del Vecchio.