La Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che prevede l’attribuzione automatica del cognome paterno, in presenza di una diversa volontà da parte dei genitori.
“Retaggio di una concezione patriarcale della famiglia”, sono passati 10 anni da quando la Corte Costituzionale usò queste parole a proposito dell’attribuzione automatica ai figli del cognome paterno; in quell’occasione la Consulta non dichiarò l’illegittimità della norma, ma si limitò ad auspicarne un aggiornamento da parte del legislatore.
Nei dieci anni trascorsi, la legge auspicata dalla Corte Costituzionale non è mai arrivata, tanto che la Corte di appello di Genova ha ritenuto necessario interrogare nuovamente la Consulta a proposito della legittimità costituzionale della normativa che regola l’attribuzione del cognome.
In questa seconda occasione, i giudici costituzionali hanno deciso di intervenire direttamente sul problema, dichiarando “l’illegittimità della norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori “.
Per conoscere le ragioni del cambio di rotta della Consulta si dovrà attendere il deposito delle motivazioni, ma è possibile che sulla decisione abbiano pesato sia l’immobilismo del legislatore, sia una sentenza della Corte europea dei diritti umani che già nel 2014 condannò l’Italia, rea di non garantire ai genitori, qualora lo vogliano, il diritto di dare ai figli il cognome materno.