La truffa che avevano architettato era davvero ben studiata e stava spillando parecchi soldi alle ignare vittime, studenti universitari di vari comuni dell’Abruzzo che si erano fidati a tal punto da fornire ai due malviventi dati sensibili come il codice fiscale.
Se qualcuno vi chiede il codice fiscale, senza averne alcun diritto, aprite bene gli occhi perché potrebbe essere in atto una truffa. Può sembrare banale, eppure non è così, perché ancora molte persone oggi forniscono dati sensibili ai truffatori volontariamente, raggirate dai bei discorsi e dalle false promesse.
E sebbene spesso in queste storie le vittime siano gli anziani, non è detto che anche chi pensa di essere immune agli inganni non possa cascarci con tutte le scarpe. A Chieti e in altri comuni dell’Abruzzo, a vedersi sottratti parecchi soldi sono stati degli studenti universitari che, a loro insaputa, venivano reclutati in un losco giro di affari.
Conti correnti “fantasma”: la truffa va all’università
Il 26 marzo prossimo, due giovani residenti nella provincia di Chieti, Lorenzo Bartolacci, 28 anni, e Alessio Ferrante, 21 anni, quest’ultimo di Torrevecchia Teatina, saranno convocati in tribunale per rispondere di gravi accuse legate a una sofisticata truffa online. I due sono stati accusati di sostituzione di persona, truffa e indebito utilizzo di carte di credito a seguito delle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Chieti Scalo.
La loro attività criminale ha fatto ben 14 vittime – sparse tra Chieti, Torrevecchia, Popoli, Montesilvano, Pescara, Rosciano, Bucchianico, Roma e Tollo – la maggior parte delle quali studenti universitari, e chissà quanti altri ci sarebbero cascati se i primi a subire la frode non avessero denunciato strani movimenti su conti correnti intestati a loro nome di cui non sapevano nulla. Infatti, secondo quanto emerso dalle indagini, Bartolacci e Ferrante avrebbero aperto conti correnti online a nome di loro coetanei, sfruttando i dati personali ottenuti in modo fraudolento.
Il modus operandi dei truffatori era alquanto ingegnoso. Approfittando di conoscenze dirette e in comune o del passaparola, i due convincevano le vittime a fornire i propri documenti di identità e i codici fiscali, promettendo l’apertura di conti a costo zero su piattaforme di giochi online.
Una volta ottenuti i dati personali, Bartolacci e Ferrante procedevano ad aprire conti correnti bancari online, intestati alle vittime ignare. Successivamente, acquisivano bancomat e carte prepagate, con cui effettuavano costosi acquisti – sempre operando nel circuito di Internet e mai in negozi fisici – inclusi dispositivi d’alta gamma, e di certo non economici, come un iPhone 12 Pro, e prelievi in contanti. Nel complesso, il bottino accumulato e speso ammonta a oltre 23.000 euro.
I due imputati, difesi dagli avvocati Vittorio Supino e Donato Carinci, avranno l’opportunità di fornire la loro versione dei fatti e respingere le accuse durante l’udienza prevista per il 26 marzo.