Omicidio coniugi Masi: la lettera di Pio Rapagnà

rapagn_pio“E’ con un grande magone che, come amico, ad otto anni ormai trascorsi da quella tragica notte tra il 1° e 2 Giugno del 2005, voglio ricordare i coniugi Libero Masi ed Emanuela Chelli, barbaramente torturati e assassinati nella loro casa di Nereto, mentre gli efferati assassini sono ancora in libertà.

L’archiviazione del caso, senza che siano stati catturati e condannati i colpevoli, aumenta ancora di più il disagio, l’angoscia e l’amarezza di tutti coloro che ancora amano la giustizia e tengono a cuore l’amicizia, il ricordo e la memoria di due vittime innocenti.Per questo, l’unico modo che c’è per ricordare ed onorare la memoria dell’Avv. Libero Masi del Foro di Teramo e della sua compagna Emanuela Chelli è quello di “ricercare ed affermare la verità”, qualunque essa sia, poiché questo efferato delitto non può restare senza colpevoli.Chiedo pertanto, ancora una volta, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo, la riapertura del caso, un “nuovo” accertamento dei fatti, la riapertura delle indagini, ricominciando “tutto” d’accapo, con l’utilizzo dei più moderni strumenti scientifici oggi a disposizione e indirizzando la “ricerca” in direzioni e moventi fino ad ora non assunti come possibili e perseguibili.Noi tutti oggi ci dobbiamo interrogare su come si siano svolti i primi accertamenti sui luoghi del delitto e non escludere a priori, ora per allora, che “forse” nello svolgimento delle indagini, nella mattinata del 2 giugno del 2005 e nei giorni e mesi successivi, qualcosa non è andato per il verso giusto e le piste seguite e le ipotesi prospettate, alla luce della richiesta stessa di archiviazione, si sono rivelate totalmente sbagliate.Non è ancora stata data una valida giustificazione sui possibili perché i due coniugi siano stati a lungo torturati nel fisico e ripetutamente colpiti fino alla morte, con una ferocia mai vista in una piccola realtà di provincia, e perchè sia stata subito accreditata la pista di una “rapina in villa finita male”, pur in presenza di un tentativo di incendio della porta di accesso allo storico Studio dell’Avv. Libero Masi che, fatto non certamente secondario e trascurabile, gli assassini hanno veramente cercato di provocare, per fortuna non riuscendovi.Molti di noi, in quei giorni, siamo rimasti “colpiti” dal fatto che gli investigatori e gli inquirenti della Procura della Repubblica di Teramo, a differenza di quanto accaduto, e accade oggi, in quasi tutti i casi analoghi, avessero invece imposto la “secretazione totale” degli atti ed il “silenzio stampa”: certamente ciò non sarebbe avventuto se i fatti già accertati e le ipotesi investigative non fossero stati davvero “molto rilevanti”.Intendo sollecitare, incoraggiare e sostenere, di nuovo, l’accertamento della verità, e chiedo maggiore solidarietà e collaborazione da parte delle Istituzioni e della Comunità locale, per dovere civico, per senso della giustizia, per rispetto degli indimenticabili Libero ed Emanuela e del dolore dei loro figli, familiari e degli amici più cari: non accetteremo mai che quanto accaduto possa essere consegnato all’oblio, e continueremo a chiedere giustizia e verità, fino a quando gli assassini, ed i loro mandanti, resteranno in libertà, anche se per ottenere questo dovessero essere necessari i prossimi 20 anni!”

 

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