Cosa fareste se foste un piccolo comune della costa Abruzzese, un posto in cui c’era poca trippa per gatti anche negli anni del boom economico, ma che adesso, a seguito della crisi e della deindustrializzazione, si sta confrontando con lo spettro della povertà, quella vera?
Cosa fareste se la vostra economica fosse strettamente dipendente da due filiere, quella portuale e petrolifera, e la prima di queste fosse in picchiata dopo quasi dieci anni di recessione?
Non solo. Mettiamo anche che alcune imprese fossero intenzionate a investire nel vostro territorio con investimenti corposi, in grado di creare nuovi posti di lavoro e di generare introiti sia per l’indotto che per il fisco, realizzando così la tanto sospirata inversione di marcia nella debole economia locale. Ecco, in questo caso voi cosa fareste?
Queste domande potremmo rivolgerle agli amministratori locali di Ortona e la risposta che otterremmo sarebbe sempre una: “tutto tranne il petrolio!”.
Perché dopo che il Ministero dello Sviluppo Economico ha approvato la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) per il progetto Ombrina Mare della Medoil Gas, i comuni costieri si sono compattamenti schierati per fermare tutto.
Le amministrazioni comunali di San Salvo, Casalbordino, Torino di Sangro, Fossacesia, la nostra Ortona e Vasto hanno deciso di presentare ricorso al TAR per fermare uno dei pochi progetti realmente in grado di generare occupazione e lavoro in una terra martoriata dalla deindustrializzazione.
Questa insensata ondata di dissenso si è manifestata in una riunione, tenutasi a Vasto, con il sindaco Luciano Lapenna, l’assessore Marco Marra, il legale del Comune, Alfonso Mercogliano, e alcuni amministratori degli altri comuni ribelli. Altri si sono limitati a “comunicare telefonicamente il proprio dissenso”. Forse si saranno posti la famosa domanda di Nanni Moretti: “Mi si nota di più se ci vado o se non ci vado?”.
Tra gli altri, sono stati invitati dai sindaci abruzzesi anche due presunti “esperti”, già peraltro convocati al presunto tavolo voluto dalla regione Abruzzo, e cioè il professor Enzo Di Salvatore e la professoressa Marina D’Orsogna, docenti dell’Università di Teramo.
Dico “presunto tavolo” perché di questa notizia non si ha riscontro ufficiale se non tramite alcune uscite sui media. E la cosa mi puzza abbastanza: a che scopo la Regione Abruzzo convoca un tavolo di cui fanno parte il Ministero dell’Ambiente e personaggi di varia estrazione?
Forse per arricchire il dibattito e rendere i cittadini abruzzesi più consapevoli, in modo da poter prendere decisioni “partecipate” e “condivise”, oppure per farsi belli di fronte al movimento No Triv?
Sentite un po’ come esordisce il Presidente della Giunta Regionale Luciano D’Alfonso: “Quando ero sindaco di Pescara, pur non avendo alcuna competenza in materia di attività estrattive, feci comprare al Comune un appezzamento di terreno vicino Ortona per evitare che fosse costruito il Centro Oli”. “Come Regione – ha proseguito il Presidente – siamo stati i primi ad adire la Corte Costituzionale e la magistratura per far valere le ragioni del no alla ricerca di idrocarburi, mentre altre realtà cercavano la linea della trattativa”.
Vale la pena di sottolineare quel “pur non avendo alcuna competenza in materia di attività estrattive”, che mi sembra spieghi perfettamente il punto di vista dei alcuni politici. Spesso sono privi delle competenza tecniche per loro stessa ammissione, eppure non perdono occasione di fare propaganda sulla pelle dei cittadini disoccupati e che non riescono a trovare lavoro.
Ma torniamo per un attimo agli “esperti” che sarebbero stati convocati dalla Regione (dico sarebbero perché ancora non si hanno conferme ufficiali in merito, né se questo tavolo esista davvero, né su chi ne farà parte: lo chiameremo il tavolo fantasma).
Ai più avveduti non sarà sfuggito il cognome D’Orsogna, quello di Maria Rita, la blogger No Triv più celebre d’Italia e ormai ospite fissa di conferenze e dibattiti sul tema (benché nella vita insegni Matematica, ma come diceva Cirino Pomicino nello splendido film Il divo di Sorrentino: “è il professionismo che ci sta rovinando!”).
Ebbene, qui non si tratta di Maria Rita D’Orsogna, bensì di Marina, anche lei accademica (insegna Diritto Amministrativo all’Università di Teramo) e ugualmente digiuna (almeno a giudicare dal suo CV) di estrazioni petrolifere, energia, sviluppo economico, economia, e quant’altro possa arricchire un dibattito pubblico così importante.
Sarei veramente curioso di sapere se alla Regione volevano invitare l’altra D’Orsogna, Maria Rita, ed è stata chiamata Marina per errore (passatemi l’ironia!).
Questo spiegherebbe qualcosa, ma non certo la volontà di tarpare le ali alla ripresa economica prima ancora che spicchi il volo!
Diego Vitali goccediverità.it