Dopo due mesi di chiusura e quattro protocolli nazionali per determinare le procedure di ripresa della produzione, è arrivata, come un fulmine a ciel sereno, l’Ordinanza del sindaco dell’Aquila, la 71, pubblicata il 30 aprile a soli 3 giorni dalla ripartenza, che chiede alle imprese una serie numerosa di adempimenti tra i quali l’esecuzione dei tamponi Covid alle maestranze.
“E’ un’iniziativa tardiva e isolata che non ha alcun precedente giuridico e che quantomeno necessitava di regolamentazione da parte della Regione, data la sua delega sanitaria – sottolinea il presidente di Ance Teramo, Ezio Iervelli – Tanti i profili dubbi: la legittimità dell’adozione di un simile provvedimento dal Comune in una materia ampiamente regolamentata dallo Stato; il consenso dei lavoratori necessario per l’esecuzione del tampone Covid o di altri esami diagnostici, condizionato certamente dall’Ordinanza; la validità dei referti se effettuati in strutture non accreditate; l’obbligo di utilizzare mascherine diverse da quelle previste dalla Legge (art. 16 Legge 27/2020). Le imprese si sono preparate per settimane alla riapertura. Informazione e formazione alle maestranze, cartellonistica, dispositivi di protezione, incontri con il medico competente e gli altri preposti aziendali alla sicurezza”.
“Certamente non potremo lavorare se ogni amministrazione fa le sue regole per i cantieri o per ogni altra attività – prosegue Iervelli – e neppure è giustificabile l’iniziativa dell’Ente locale aquilano sul presupposto che a L’Aquila lavorano un numero elevato di imprese. Non sono state individuate procedure speciali neppure per il ponte di Genova (1000 dipendenti in un unico luogo di lavoro) o in grandi poli industriali come quello della Val di Sangro, dove pure la movimentazione di materie prime, semilavorati e prodotti finiti è enorme in un apparato produttivo che conta oltre 12.000 addetti considerando indotto e trasporto”.
“Abbiamo chiesto chiarimenti ai Ministeri competenti in ordine al comportamento che dovranno tenere le imprese anche con espresso riferimento al rapporto con le proprie maestranze – continua il presidente – ed abbiamo interessato anche l’Ance nazionale. Ora valuteremo tutte le iniziative da mettere in campo non escludendo alcuna opzione; del resto ci stiamo avviando rapidamente verso il caos per la sovrapposizione disordinata dei vari poteri nazionali e locali, con il rischio concreto di una paralisi totale. Non è tollerabile perché è a rischio default tutto il tessuto produttivo e occupazionale”.