“Il Protocollo d’intesa territoriale “Sull’informazione, la semplificazione ed il coordinamento delle modalità di gestione dei dati sui minori in Abruzzo”, firmato il 7 luglio tra la Garante dell’Infanzia e l’Adolescenza Marina Concetta Falivene, Stefano Boschi, psicologo e psicoterapeuta, Massimo Rosselli Del Turco, studioso di statistica, e Paolo Pennini, esperto in materia economica, nasce dall’esigenza di trasparenza e monitoraggio che rappresentano aspetti virtuosi di una società civile”.
E’ quanto ha evidenziato la Garante Falivene che ha spiegato: “Dal lavoro finora compiuto è scaturita la fotografia dei minori istituzionalizzati, dati già evidenziati nel corso dei lavori svolti dal Tavolo regionale per l’affido, tenutosi il 7 ottobre scorso, al quale ha partecipato anche il proponente della Commissione d’inchiesta sugli affidi. Una Commissione di rilievo in quanto darà luce sulla realtà degli affidi in Abruzzo”. “Realizzare un sistema di monitoraggio permanente, di natura statistica, dei minori istituzionalizzati dati in affido, diversamente abili e cosiddetti “difficili” – ha aggiunto Falivene – permette una proiezione delle implicazioni socio-economiche del fallimento educativo da parte della società e, parallelamente, nel conseguimento dell’autonomia di base da parte degli stessi minori, la qual cosa potrà consentire alle Istituzioni di intervenire fattivamente per colmare le falle emergenti”.
Massimo Rosselli Del Turco ha dichiarato: “La carenza dell’informazione istituzionale sulle cause delle varie disfunzioni legate alla tutela dei diritti dei minori in Italia ci spinge ad approfondire sempre più l’argomento. Gli ultimi dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si fermano al 2017 e sono comunque dati che fanno sicuramente riflettere. Al proposito voglio riportare un significativo brano della relazione annuale della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza dal titolo “Io ho diritto” che, fra le altre cose, dice: “Si assiste a un non infrequente allontanamento dei minori dalle famiglie di origine per ragioni legate all’indigenza. Ma le problematiche non finiscono qui, anzi iniziano da qui, in quanto dopo l’affidamento, che per legge è temporaneo, spesso questi bambini finiscono per rimanere fuori famiglia anni e perdono addirittura i rapporti con i loro genitori naturali e con i loro fratelli. Oramai siamo abituati a vedere bambini neonati che, allontanati, finiscono nelle comunità di accoglienza invece che presso una famiglia, come la legge chiederebbe in via prioritaria, minori che scappano dagli affidamenti, soprattutto quando sono in comunità, e poi non se ne sa più niente, minori che sono allontanati dai loro genitori con motivazioni presunte e non giustificate dai fatti”.
Paolo Pennini ha osservato: “Valutiamo che ogni azione umana ha un impatto sulla società e che questo può tradursi in un costo economico aggregato importante e forte. Ogni minore che oggi non è adeguatamente supportato può diventare un adulto ai margini delle dinamiche sociali ed economiche, il che si tradurrà in un costo di lungo periodo anziché in una risorsa per l’ambiente in cui vive. Valutare gli aspetti economici è anche questo: evitare che un individuo quale elemento potenzialmente positivo si trasformi in un ulteriore onere sociale nel lungo periodo”. Stefano Boschi ha poi aggiunto: “E’ nostra ferma intenzione contribuire all’adeguamento delle attività istituzionali che si rivolgono alle criticità della famiglia e della genitorialità all’attuale situazione sociale, caratterizzata dal dilagare dei conflitti relazionali che rappresentano oggi una vera e propria allerta, con il rischio di un progressivo disgregarsi del tessuto connettivo della società stessa”.
“Credo che i tempi siano ormai maturi – ha concluso Falivene – e ci impongano di realizzare i piani per una reale protezione e cura dei minori, piani che rispecchino e pongano rimedio alla fragilità che caratterizza oggi la condizione di gran parte dei giovani”.