Come se non bastasse la crisi dei consumi, ci si mette anche il caro-tasse ad incidere profondamente sul declino di settori fondamentali come il commercio ed il turismo. I dati sono impressionanti: in meno di due mesi l’Abruzzo ha perso altre 377 piccole imprese del terziario.
A diffonderli è l’Osservatorio Confesercenti secondo cui, fra gennaio e febbraio, hanno chiuso i battenti 107 aziende in provincia dell’Aquila, 99 in quella di Chieti, 93 nel Teramano e 78 nel Pescarese. A soffrire di più, ancora una volta, è il settore dell’abbigliamento, che nei primi 2 mesi dell’anno lascia sul campo quasi 100 aziende (97), a fronte di appena 19 nuove aperture.
Fra i Comuni capoluogo arranca soprattutto Teramo, mentre a Chieti incidono le nuove aperture all’interno della grande distribuzione. La città che detiene il maggior numero di negozi di abbigliamento resta comunque Pescara (487), seguita da L’Aquila (199), Chieti (180) e Teramo (147).
Gli unici dati positivi arrivano dalla somministrazione e dall’e-commerce. Il settore food è cresciuto in Abruzzo del 3,8 per cento fra febbraio 2013 e febbraio 2014 ed è trainato da Pescara (+5,2 per cento), ma cresce anche all’Aquila (+4,3 per cento) e Teramo (+3,7 per cento). In contro-tendenza solo Chieti (-0,9 per cento). Continua poi il radicamento dell’e-commerce, che ormai conta in Abruzzo 271 imprese attive con Pescara in primo piano (88), seguita da L’Aquila (70), Chieti (67) e Teramo (46).
La grande novità, tuttavia, è rappresentata dalla crescita degli intermediari del commercio: +2 per cento di media regionale, con punte di +8,4 per cento a L’Aquila.
“Ci sono segnali incoraggianti in alcuni settori” evidenziano Bruno Santori, presidente regionale di Confesercenti, ed il direttore Enzo Giammarino “ma il complesso del commercio, del turismo e dell’artigianato continua ad essere senza fiato. Perdere 377 aziende in due mesi vuol dire prepararsi ad un nuovo tracollo, e stavolta nessuno potrà dire di non avere poteri: le cause di questa moria sono il crollo della domanda interna e l’impennata della pressione fiscale. Su questo secondo fronte i Comuni hanno tutti gli strumenti per mettere al riparo le proprie imprese: non ci sono più scuse. La riduzione delle tasse è a questo punto un obbligo morale al quale gli amministratori devono rispondere immediatamente, senza altri tentennamenti. Lo abbiamo denunciato nelle nostre manifestazioni e purtroppo si sta avverando quanto temuto: le tasse stanno dando il colpo di grazia alle piccole imprese. E ai politici diciamo che non si può esprimere solidarietà durante le nostre manifestazioni e poi far finta di niente subito dopo, mantenendo invariate le aliquote Tares, le tasse sull’ombra, sulle insegne, sulle affissioni delle locandine così come decine e decine di balzelli. Siamo pronti a mobilitarci nuovamente”.