Martedì è all’ordine del giorno del Consiglio regionale la proposta di legge di Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista) per l’abolizione dei doppi vitalizi.
“Spero che venga approvata e che comunque non si ricorra – precisa Acerbo – di nuovo al trucchetto del voto segreto. Per questo ho presentato da lungo tempo un progetto di legge che interviene su un fenomeno che ha giustamente suscitato diffusa indignazione: il doppio vitalizio. E’ vero che è stata definita a livello nazionale e regionale l’abolizione dei vitalizi a partire dalla prossima legislatura regionale sostituiti dal sistema contributivo. Ma rimangono un bel po’ di vitalizi in essere e in via di maturazione. La mia proposta di legge cancella una situazione insostenibile sul piano etico ed economico relativa alla possibilità di cumulare il vitalizio di ex-consigliere regionale con quello di ex-parlamentare. Insomma se un ex-consigliere regionale matura il vitalizio anche in qualità di parlamentare non percepirà più entrambi i trattamenti come accade attualmente”.
Con il progetto di legge del consigliere di Rifondazione si interviene sulla materia, con integrazione alla legge regionale 40/2010, prevedendo il divieto di cumulo dell’assegno vitalizio con altro analogo trattamento spettante per cariche elettive (parlamento nazionale, europeo o di altra regione). Rispetto alla prima proposta di legge che che prevedeva l’eliminazione totale del vitalizio regionale, ora Acerbo ha previsto la riduzione dell’80%
“Ho cercato di venire incontro alla vibrante protesta e preoccupazione di colleghi consiglieri preoccupati per la sorte delle famiglie dei titolari di doppi vitalizi. Faccio loro presente che non morirà nessuno di fame dato che comunque gli ex-consiglieri continuerebbero a percepire il vitalizio da parlamentari che sicuramente è assai più cospicuo della gran parte delle pensioni degli italiani. La legittimità della norma – aggiunge il consigliere regionale – credo che non possa essere messa in discussione. Non si invochino i diritti acquisiti perché il vitalizio non è una pensione e infatti non è commisurato ai contributi versati. Già la normativa prevede che sia sospeso il vitalizio regionale in caso di elezione al parlamento nazionale e/o europeo. Su mia proposta è stata approvata nel 2011 la norma che prevede che “La corresponsione dell’assegno vitalizio è sospesa qualora il titolare dell’assegno sia stato nominato Presidente, vice Presidente o componente di Consigli di Amministrazione o Revisore legale o componente di Collegio sindacale, o Direttore generale di Enti dipendenti dalla Regione, Consorzi, Agenzie, Aziende regionali”. Queste norme sono uscite confermate nella loro legittimità dalla giustizia amministrativa. Non si capisce perché la medesima logica non possa applicarsi al doppio vitalizio. Anche chi ritenga giusto l’istituto del vitalizio per i parlamentari e i consiglieri regionali dovrà convenire che difficilmente si può giustificarne la sommatoria. Infatti secondo l’autorevole opinione della stessa associazione ex-parlamentari “l’indennità e il vitalizio, strettamente connessi nella loro funzione di garanzia della libertà di deliberare” sarebbero “conseguenza diretta del dettato costituzionale, come previsto dagli articoli 67 e 69. Il vitalizio non è una pensione, ma un’assicurazione rivolta a garantire anche nel futuro l’indipendenza del parlamentare cessato dal mandato ed è fondata su un principio di mutualità e quindi con il concorso di contribuzioni solidali”. L’eliminazione del doppio vitalizio non preclude in alcun modo la “garanzia della libertà di deliberare”. A garantire “anche nel futuro l’indipendenza del parlamentare” o del consigliere regionale dovrebbe essere sufficiente un solo vitalizio, altrimenti se ne dovrebbe dedurre che chi ha ricoperto o ricopre soltanto una delle due cariche istituzionali non può e non ha potuto esercitare in piena libertà il proprio mandato. Semplicemente si reperiranno un po’ di risorse che potranno essere destinate alle politiche sociali. Confido – conclude Acerbo – che la proposta sia accolta positivamente dall’intero Consiglio Regionale e costituisca uno stimolo anche per una riforma complessiva da parte del Parlamento”.