Rischio sismico: metà delle scuole abruzzesi senza idoneità

CasastudentePescara. Sempre meno gli investimenti in Abruzzo per la manutenzione delle scuole. Ammonta all’86% la quota degli edifici che necessitano di interventi urgenti. Teramo sfiora la sufficienza per le buone pratiche, Chieti la top ten delle peggiori in Italia.

A rivelarvo è il dossier Ecosistema Scuola, la ricerca annuale di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado dei Comuni capoluogo di Provincia, presentato stamane a Bologna. Il quadro che emerge è quello di Abruzzo che continua a non ritenere necessario investire nell’edilizia scolastica. Dall’indagine di Legambiente, che intende restituire una fotografia degli investimenti degli enti locali per la sostenibilità e la sicurezza degli edifici scolastici, diventa chiaro che gli investimenti per la manutenzione straordinaria in Abruzzo subisce una brusca flessione quasi del 44% rispetto al 2010, nonostante i mutui accesi da alcune province per la ristrutturazione delle scuole: 18.400 euro calcolati nel 2011, contro i 32.600 del 2010. Solo un totale di 3mila euro è stato investito invece per la manutenzione ordinaria, a fronte di una necessità di interventi di manutenzione urgenti nell’86% delle scuole, tenendo conto anche del fatto che il 52% del totale è stato costruito almeno più di 40 anni fa.

Il primo capoluogo provinciale in Abruzzo per la sicurezza nelle scuole è Teramo, al 45esimo posto nella classifica italiana; lo seguono Chieti (60esima) e Pescara (76). Per motivazioni legate al sisma, L’Aquila non è stata presa in esame. Teramo si conferma il migliore capoluogo provinciale d’Abruzzo anche nella graduatoria per le buone pratiche, collocandosi al 26esimo posto nella graduatoria nazionale con un punteggio di 77,09; Chieti è 66esima con 34,58, mentre Pescara ha un desolante 80esimo posto su 82 voci, con un punteggio di appena 16. Chieti manca per un pelo la top ten dei Comuni dove le scuole sono esposte a un maggiore rischio ambientale: è infatti al 13esimo posto in Italia. La seguono Pescara (27 esima in Italia) e Teramo (53esima).

Se onnipresente è la certificazione igienico-sanitaria (100%), è minimo invece l’utilizzo di fonti rinnovabili (il 13,60%), solo nel 60% delle scuole viene praticata la raccolta della plastica e nel 35% la differenziazione dei rifiuti, e nessuna ha dichiarato di usufruire del servizio del pedibus: scarso il 10% si avvale del servizio dei nonni vigili e zero di piste ciclabili. Nonostante il 73,60% delle scuole abbia dichiarato il rischio sismico, infine, in Abruzzo più della metà è ancora priva di un certificato di idoneità o di collaudo statici, presenti in non oltre il 44% degli edifici. “Non si riesce a uscire dall’emergenza”, commenta Antonella Carlucci, della segreteria di Legambiente Abruzzo, “Gli enti locali, strozzati fra il patto di stabilità e il mancato trasferimento di fondi dallo Stato, non riescono più a stanziare sufficienti finanziamenti per la manutenzione delle scuole e il livello di qualità dei servizi scolastici. Il nodo aperto rimane l’aumento dei finanziamenti previsti per la messa in sicurezza delle scuole, associato a una programmazione che individui le priorità da affrontare. Per fare questo è necessario però l’accesso ai dati dell’anagrafe scolastica, che malgrado gli annunci non sono ancora noti. Per questo chiediamo ancora una volta che l’anagrafe sia finalmente pubblicata, anche con dati parziali, riconoscendo ai cittadini il diritto di sapere le condizioni reali delle nostre scuole”. Dei 91 Comuni che hanno partecipato all’indagine, Massa, Oristano, Novara, Roma e Siracusa hanno inviato dati incompleti (inferiori al 50%) e per questo non sono stati inseriti in graduatoria.

 

Daniele Galli


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