“Quello che Gianni Chiodi non dice, ma vuole realizzare”. Il futuro della sanità abruzzese secondo Carlo Costantini, capogruppo Idv in Regione, che questa mattina in conferenza stampa ha esposto quelli che, a suo dire, sono i reali progetti della Giunta Chiodi.
E il suo racconto parte dal giugno 2011. “Il commissario alla sanità Chiodi è alle prese con la devastazione del suo Piano Operativo 2010, da parte dei Tribunali abruzzesi, che lo annullano, contestandogli di aver modificato con atti amministrativi ciò che invece era stato previsto e programmato con leggi regionali. Il Governo corre in suo aiuto e, caso forse unico in Italia, approva un atto amministrativo di un presidente di Regione, relativo a questioni di competenza di una assemblea legislativa regionale. Ma il Governo evidentemente non si fida più e comunica anche a Chiodi che si tratta della prima ed ultima volta. Gli impone così di adottare, entro 60 giorni, un nuovo piano sanitario, con l’obiettivo del raggiungimento dell’equilibrio economico stabile del bilancio sanitario regionale programmato sul piano di rientro. Gli dice anche che se si trova di fronte alla necessità di superare le previsioni contenute in provvedimenti legislativi regionali non rimossi, non può più fare di testa sua, ma deve utilizzare le procedure ex art. 2, comma 80, legge 191/2009. Cosa prevedono di così fastidioso queste procedure, al punto da aver indotto Chiodi ad esporsi a rischi elevatissimi, pur di non applicarle? Prevedono che il Commissario (Chiodi) trasmetta gli atti al Consiglio Regionale perchè intervenga entro 60 giorni. Scaduto inutilmente il termine, dovrà provvedere al suo posto non il Commissario, ma il Consiglio dei Ministri. Dunque, un nuovo protagonismo del Consiglio Regionale, dopo 3 anni di gestione commissariale. Ed invece accade che Chiodi se ne frega. Interpreta il termine di 60 giorni come non perentorio e dichiara persino che ha bisogno di più tempo perché il nuovo piano sanitario lo vuole concertare con le categorie e con le opposizioni in Consiglio Regionale. Nel frattempo continua ad andare per la sua strada e perpetua gli errori commessi con il Piano Operativo 2010. Ma perchè Chiodi se ne frega? Perchè è sincero, quando ha detto che ha bisogno di più tempo o perchè sarebbe costretto a rendere noti agli abruzzesi i suoi reali obiettivi e soprattutto, non riuscirebbe a pagare le cambiali (politiche) che ha firmato? Il termine di 60 giorni fissato dal decreto legge è scaduto da tempo e nessuno è stato coinvolto nel confronto. Dunque, legittimo pensare che Chiodi, indifferente persino alle prescrizioni legislative impostegli dal suo stesso governo, ormai voglia continuare a veleggiare in solitudine nei pericolosi mari che circondano i tesori della sanità”.
Le conseguenze pratiche. “In questo quadro, le regole vengono calpestate e gli obiettivi strategici non sono negli atti di programmazione previsti dalla legge, ma solo nella testa del Commissario Chiodi e, al massimo, nei verbali di qualche riunione secretata con i direttori generali delle Asl. Può accadere che, indifferentemente, si dichiari nel Piano Operativo 2011-2012 che le cause dei numeri drammatici della mobilità passiva sono riconducibili all’Aquila ed al terremoto e sviluppano numeri che superano i 90 milioni di euro, proprio mentre dalla direzione generale della Asl aquilana vengono divulgati dati che parlano di una importazione di pazienti che garantisce proprio all’Aquila il record della migliore mobilità attiva in Regione, con cifre che arrivano a 40 milioni di euro. Può accadere che un direttore generale e lo stesso Chiodi annuncino sulla stampa una speciale bozza di convenzione per affidare ai privati l’abbreviazione dei tempi delle liste di attesa e poi la stessa Asl risponda alla richiesta di avere copia dei relativi atti mettendo per iscritto che non esistono null’altro che i numeri e le convenzioni ordinarie già siglate con i privati. Può accadere che un Direttore generale, senza alcun atto formale di programmazione che lo autorizzi, avvii la spoliazione dei posti letto per acuti di un intero Ospedale, come sta succedendo ad Atri. Può accadere che chi ha la responsabilità di rimettere i conti a posto, destrutturi e definanzi i servizi di prevenzione sanitaria portandoli al di sotto degli standards previsti o che, proprio mentre si susseguono le morti sul lavoro, non partano neppure i progetti già finanziati che riguardano la sicurezza sul lavoro (Asl di Teramo). O può accadere persino che, in pochissimi giorni, il futuro dell’Ospedale di Sulmona venga affidato prima ad un intervento sulla struttura e l’area esistente del vecchio Ospedale, poi alla costruzione in project financing di un nuovo Ospedale e, poi ancora, alla ricerca di un immobile in affitto per allocarvi l’Ospedale senza che a nessuno possa essere consentito di capire e di valutare le ragioni di quella che agli occhi di chiunque appare una gestione approssimativa della sanità, fatta sulla pelle e con i soldi dei cittadini”.
I reali obiettivi di Chiodi. “Non si potranno mai leggere in un atto di programmazione. Bisognerà stanarli da mezze parole, cose dette e non dette. Da qui il bisogno di Chiodi di conservare fino all’ultimo momento possibile i poteri commissariali, anche a costo di porre in essere evidenti violazioni delle leggi che regolamentano la materia. Per chiudere un ospedale dovresti prima dichiararlo su un atto di programmazione e poi avviare il trasloco. Chiodi, invece, prima avvia e conclude il trasloco e poi comunica, a chi non se ne fosse accorto, che l’ospedale non c’è più. Ad Atri se ne sono accorti, in altre realtà se ne accorgeranno tra poco ma, per quanto Chiodi non lo abbia mai detto espressamente, nè scritto sul Piano Operativo 2011-2012, la sua decisione è quella di sopprimere definitivamente la funzione di ospedali per acuti ed i relativi posti letto ad Ortona, Atessa, Atri (Penne e Popoli sono già moribondi). Non è mai affermato esplicitamente, ma sarà una conseguenza inevitabile della concentrazione di tutti i fondi ex art. 20, per la costruzione dei nuovi Ospedali di Avezzano, Sulmona, Lanciano, Vasto e Giulianova (non si capisce come potrebbero sopravvivere Ortona, Atessa ed Atri, senza più un euro a disposizione per le proprie esigenze strutturali), delle politiche di concentrazione della casistica e di aumento dei volumi trattati per patologia, evocate nel Piano Operativo 2011-2012 (se intendi concentrare la casistica su un determinato ospedale, devi inevitabilmente sottrarre casistica ad altri Ospedali). Chiuderanno, quindi, per asfissia meccanica da incaprettamento, perchè è nelle intenzioni di Chiodi privarli di ogni possibilità di salvezza e tuttavia farli morire lentamente.
Con i Direttori generali delle Asl chiamati a sistemare le corde, sulla base di pizzini sconosciuti alla politica ed all’opinione pubblica abruzzese”.
Le cambiali di Chiodi. “Consegnare su un piatto d’argento a Infrastrutture Lombarde S.p.a. (o ad altra struttura di riferimento) la gestione di un maxi-appalto di quasi 500 milioni di euro per la realizzazione in project financing di 5 nuovi ospedali in Abruzzo. Ampliare a dismisura la quota di partecipazione del privato nella spesa complessiva sanitaria abruzzese. Come? Privando di personale e mezzi le strutture pubbliche per distruggerne l’efficienza e subito dopo offrendo al cittadino la possibilità indistinta di curarsi dal pubblico o dal privato”.
Il prezzo già pagato e quello che rischiano di pagare gli abruzzesi. “Quello pagato è scritto tra le righe nel Piano Operativo 2011-2012. Quasi 100 milioni di mobilità passiva, di produzione di prestazioni sanitarie sottratte all’Abruzzo e regalate ad altre Regioni, possono valere anche 2.500 posti di lavoro, che in Abruzzo avrebbero occupato soprattutto giovani e donne. Se a questo si aggiunge che la manovra di ulteriore contenimento della spesa per il personale vale altri 24 milioni di euro, ecco che i posti di lavoro sottratti al sistema regionale si attestano sull’ordine delle 3.000 unità. Ma non è tutto! Il piano prevede, infatti, che dagli stessi cittadini che hai privato di una opportunità di lavoro, pretenderai meccanismi di compartecipazione tali da assicurarti introiti ulteriori fino a quasi 23 milioni di euro. Il tutto con effetti depressivi sul sistema economico regionale che difficilmente riuscirebbero ad essere compensati dagli investimenti promessi dallo Stato. Per il prezzo che, invece, pagheremo, al netto dei drammi sociali e familiari che continueranno a susseguirsi per chi, in Abruzzo, ha necessità di prestazioni sanitarie, basta andare a verificare quanto sangue hanno ripreso a succhiare dai bilanci delle regioni gli ospedali in project financing già realizzati in altre parti d’Italia, per farsi un’idea dell’eredità che vorrebbe lasciare Chiodi, senza neppure averci mai avvisato. Un giorno vorrebbe poter dire che tutto si è determinato a sua insaputa. Meglio, quindi, avvisarlo subito”.