“Confermo quel messaggio, e ce ne sono stati anche altri. È da 3 anni che conosco Lavitola e ogni tanto gli ho rinfrescato la memoria per gli impegni presi da Berlusconi e con lui, non solo verso di me: verso un gruppo di amici che ha avuto l’occasione di conoscere Berlusconi e di stare a pranzo con Berlusconi”. A testa alta Mario Amicone spiega alla stampa la sua versione della vicenda che lo vede coinvolto nel contestato scambio di sms con il direttore dell’Avanti, Valter Lavitola, intercettato dal quotidiano il Corriere della Sera per presunte raccomandazioni politiche promesse dal premier. Il direttore dell’Arta conferma, non si difende e rilancia: “Se mi servisse lo rifarei”.
Gli sms scambiati tra Mario Amicone e il faccendiere di Silvio Berlusoni, pubblicati dal Corriere della Sera come intercettazioni dell’inchiesta su “l’affaire Tarantini”, trovano conferma nella versione dell’ex consigliere regionale Udc e oggi direttore generale dell’Arta. Meglio ancora, Amicone ruggisce in conferenza stampa e svela i segreti dell’origine del suo rapporto con Berlusconi, spiegando quanto e perchè sia andato a bussare telefonicamente alla porta di Lavitola. Sfrontate le sue dichiarazioni, che sottoscrivono come usino fare i “politici di lungo corso” per trovarsi “un ruolo che conta”. Un rapporto avviato prima delle elezioni regionali del 2008: ma il contatto di Amicone con Berlusconi passa dalla senatrice Ioannucci, prima ancora che da Lavitola, dopo che nelsettembre 2008 Amicone, da consigliere regionale, lasciò l’Udc per passare a Forza Italia. “La senatrice Ioannucci (Mariaclaudia Ndr.) mi chiamò – ricostruisce Amicone – per creare un movimento cattolico dentro al partito e mi dice ‘ti faccio chiamare da un mio amico’. Dopo mezzora, mi chiama questo signore che io non conoscevo e mi dice che voleva organizzare un incontro con Berlusconi tra alcuni amici di varie regioni”. Questo, quindi, il primissimo contatto con Valter Lavitola. Il tempo di organizzare l’incontro e Amicone arriva per la prima volta al cospetto del Premier: “Siamo andati a pranzo a palazzo Grazioli: c’era Lavitola, l’avvocato Ghedini, il ministro Carlo Giovanardi, l’Onorevole e giornalista Pionati che era andato via anche lui dall’Udc, c’erano anche altri amici ex Udc che erano passati a Forza Italia delle Puglie, del napoletano, della Campania, eravamo una quindicina di persone e si parlava di questo movimento dicendo che noi avremmo avuto un ruolo politico determinante o comunque importante. Lì ho conosciuto Lavitola”.
Amicone risalta ancora di più il fine riposto nel rapporto con Lavitola, ma subito dopo passa a scindere le ambizioni politiche da quelle legate all’incarico nell’Agenzia regionale di tutela ambientale; dopo l’indizione delle elezioni regionali il secondo incontro tra i due: “Lavitola è venuto in Abruzzo con Berlusconi a Valle Vomano (Te) e nell’albergo in cui risiedevano li ho incontrati, dopo aver organizzato per telefono con Lavitola, con una quindicina di amministratori locali, amici e sindaci della provincia di Chieti che avevo invitato io, e là ho visto per la seconda volta Lavitola, c’era pure la senatrice Ioannucci. Abbiamo solo dato il nostro contributo al Pdl per le elezioni regionali. Non ho cambiato partito e casacca per garantirmi un’opportunità: io non mi sono ricandidato, mi accontentavo di avere un ruolo nel partito, proprio per non apparire, ma che potesse influire sulle scelte dei coordinatori, che potesse contare qualcosa ”. Il suo incarico all’Arta, invece “è arrivato due anni dopo l’insediamento di questa Giunta regionale con regolare presentazione di curriculum e partecipazione a conscorso pubblico. L’ultimo messaggio con Lavitola riportato dal Corriere della Sera (Amicone ha già incaricato l’avvocato Luigi Tenaglia di verificare gli estremi per una querela per violazione della privacy Ndr.) è datato 7 giugno: io stavo già da 2 mesi all’Arta. Questo incarico è esclusivo, non posso avere altri incarichi professionali e politici elettivi, ho cancellato anche la mia Partita Iva: se il mio messaggio era per ottenere l’incarico avrei dovuto scrivere a Lavitola ‘Grazie per l’interessamento per il mio insediamento all’Arta”.
Ovvio che, su questo passaggio, è chiaro il riferimento a chi è corso ad attaccarlo. Amicone spreca le “ultime parole” per “questi amici”, il consigliere regionale Maurizio Acerbo (Rc) e il senatore Alfonso Mascitelli (Idv). “Il consiglio regionale spende 15-20 mila euro per far offendere e insultare la gente da Acerbo: lui era in Regione quando è scoppiato lo scandalo Del Turco e ora dice a me di dimettermi? E Mascitelli ha cambiato una decina di partiti da quando lo conosco, e lo ricordo molto attivo a Villamagna quando doveva trovare lavoro per lui e la moglie alle Asl di Chieti e Penne. Ora lui fa l’oracolo della moralità con me perchè mi attivo politicamente per avere un incarico nel partito? Credo sia normale per chi ama fare e e ha fatto politica come me”. Al di là della ‘magana’ politica o dell’assenza di reato, il dibattito su accentra sull’etica.
Lavitola, che già si era candidato alle regionali abruzzesi nel 2004 con Forza Italia, risulta noto alle cronache come personaggio equivoco per l’impeachment delle residenze di Giancarlo Fini a Montecarlo, e che un consigleire regionale/direttore di agenzia pubblica vi intrattenga rapporti rimane passibile di messa all’indice dagli abruzzesi. “Ma Lavitola nel panorama abruzzese, da quello che mi risulta, non conosce nessuno, conosce solo Fabrizio Di Stefano (senatore Pdl)”, risponde Amicone, “l’ho chiamato perchè in quel pranzo ho capito il rapporto e la vicinanza che aveva con Berlusconi, e lo rifarei ancora, pur conoscendo adesso il personaggio, se mi servisse per ottenere un ruolo più influente nel partito, che potesse essere utile, eventualmente, alla mia soddisfazione personale e per dare un contributo da parte di chi si sente in grado di darlo nell’interesse pubblico dell’Abruzzo . L’ho chiamato 7-8-10 volte, dopo l’incarico ad Arta, per vedere fino quando continuava a prendere scuse e tempo rispetto agli impegni presi da Berlusconi con me”.
Si sente tranquillo, dunque, Amicone, con la coscienza pulita e distante dal Lavitola finito sotto inchiesta: “Io lo conosco perchè amico di Berlusconi: se poi nella vita di Berlusconi fa altre cose sono problemi suoi e di Berlusconi, io non c’entro niente. Io posso anche prendere un caffè con uno che poi si scopre essere mafioso; il caffè ce lo riprendo un’altra volta, ma solo il caffè e nient’altro: poi ognuno risponde delle sue azioni. Non è che Lavitola ha scritto in fronte ‘faccendiere di Berlusconi’”. Non si smonta certamente per delle intercettazioni più “da gossip che da reato”.“Sono tranquillo, l’Arta non c’entra con Lavitola, non temo nessuna ripercussione nè coinvolgimento nelle indagini su Lavitola. Ho fatto il mio lavoro per il Pdl e se l’Udc teme che possa tornare con loro, stiano tranquilli, resto con il Pdl”. Insomma, le file davanti alle porte dei politici si sono sempre fatte e sempre si faranno.
Daniele Galli