Abruzzo, D’Alfonso al seminario su trasparenza: ‘Produzione normativa va considerata risorsa’

Pescara. ‘Anche la produzione normativa deve essere concepita come una risorsa e quindi come una funzione della vita delle imprese senza sacrificare quel fondamentale principio della parità di opportunità che deve tradursi nel rispetto di elementi fondamentali del vivere civile come l’ambiente, le regole e la sostenibilità finanziaria’.

E’ il cuore dell’intervento sviluppato, questa mattina, a Pescara, nella sede della Provincia, dal presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, in apertura dei lavori del seminario ‘L’ordinamento in cammino: dalla cultura delle garanzie alla nuova missione istituzionale dell’ANAC e della Corte dei Conti. Quali benefici per la collettività?’.

‘E’ per questo motivo, – ha osservato D’Alfonso – che riguardo a ciò che viene innovato a livello normativo, non ci possono e non ci devono essere atteggiamenti di contrasto al progresso’.

Si è trattato, in sostanza, di un importante momento di riflessione rivolto alla dirigenza pubblica abruzzese di Regione, Province, Comuni ed Asl, organizzato dalla Presidenza della Giunta regionale.

Il seminario di questa mattina segue di qualche mese la pubblicazione del decreto legilativo 97/2016 che ha introdotto il principio della trasparenza “totale” nell’ordinamento dello Stato. Un’innovazione secondo la quale ogni atto emanato dalla Pubblica amministrazione deve essere reso pubblico, al fine di favorire un “controllo diffuso dei cittadini” e tale principio di trasparenza totale si accompagna necessariamente alla prevenzione della corruzione.

Al fine di stabilire una connessione coerente con le novità, il presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, ha voluto fortemente che intervenissero a Pescara autorevoli relatori, in prima linea nella realizzazione di tali cambiamenti.

Nello specifico, il prof. Francesco Merloni, ordinario di Diritto Amministrativo dell’Università degli Studi di Perugia, consigliere e responsabile Vigilanza Anac, il dott. Tommaso Miele, presidente della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti dell’Abruzzo, il prof. Stefano Civitarese Matteucci, ordinario di Diritto Pubblico dell’Università d’Annunzio, il dott. Antonio Guerriero, procuratore della Repubblica di Teramo, ed il sottosegretario alla Giustizia, sen. Federica Chiavaroli.

‘Siamo alle prese con cambiamenti dell’ordinamento tali da far dire a più di un giurista che l’Italia è un cantiere permanente – ha aggiunto D’Alfonso -. Un cantiere dove il cambiamento, per esempio, riguarda anche la scelta del contraente da parte della Pubblica Amministrazione.

Non a caso, – ha proseguito – il nuovo codice dei contratti sta conoscendo, proprio in queste settimane, le forme di nuova applicazione. Da decisore pubblico, pertanto, sto misurando l’evoluzione di queste nuove norme anche in termini di impatto economico sia riguardo alla ricchezza prodotta che alle ricadute occupazionali’.

Poi il presidente D’Alfonso ha voluto ricordare due figure di abruzzesi che, a suo giudizio, rappresentano dei punti di riferimento fondamentali nell’ambito dell’innovazione della Pubblica amministrazione.

‘Il grande pensatore e politico dell’800 originario di Bomba, Silvio Spaventa, – ha affermato D’Alfonso – teorizzò che il rapporto tra cittadini e lo Stato dovesse tendere al principio di pariteticità mentre il pluriministro Remo Gaspari, nella sua veste di ministro del dicastero della Funzione pubblica, fu il principale ispiratore della legge 241 che nel 1990 introdusse nuove norme sul procedimento amministrativo e sul diritto di accesso ai documenti.

Ecco perchè, da abruzzesi eredi di questa grande tradizione, siamo più che legittimati a proporre una riflessione di tale natura. Tornando ai giorni nostri – ha aggiunto D’Alfonso – ritengo che la riforma Madia si rivelerà una rivoluzione che darà tempi certi di reazione della Pubblica amministrazione evitando le lungaggini del passato. Al tempo stesso, – ha concluso – questa occasione di confronto deve servire eliminare quel gigantesco sentimento che talvolta alberga nella PA e che è la paura di fare’.

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