Ecco la lettera aperta.
Caro Presidente D’Alfonso,non avremmo mai voluto distogliere la Sua attenzione dai problemi quotidiani che impegnano il suo lavoro ma ci vediamo costretti a denunciare il comportamento di un assessore della Sua Giunta al fine di renderla partecipe su cosa accade nel settore caccia e che forse le potrebbe sfuggire.
L’Assessore Pepe anche sulla stampa e attraverso comunicati fa affermazioni che non hanno come base l’interesse generale di un’intera categoria nel rispetto delle norme vigenti. In merito alla questione inerente il Calendario venatorio 2016 in una nota diffusa dall’Ufficio Stampa della Regione Abruzzo in data 13 settembre 2016 l’assessore ricorda di aver portato due proposte di calendario venatorio, una con l’apertura alla terza domenica di settembre, così come previsto dalle Leggi nazionali e regionali, l’altra posticipata al 1° ottobre. La Consulta, logicamente, ha indicato l’apertura generale in concomitanza con le altre Regioni italiane. Non c’erano motivi legittimi di impedire ai cacciatori, che nel frattempo hanno pagato tutte le tasse dovute, di poter seguire la prassi.
Sinceramente non capiamo perché solo in Abruzzo ci debbano essere problemi legati a errori commessi dagli uffici regionali. Nella proposta portata in Consulta era compresa anche l’apertura alla terza domenica di settembre della caccia al cinghiale. Sono state le associazioni venatorie a evidenziare un errore che per gli uffici caccia regionali sarebbe da matita blu. Nonostante la correzione apportata, la decisione monocratica del giudice ci lascia presupporre che nella relazione tecnica allegata al calendario venatorio, ci siano elementi trattati con troppa superficialità tanto da prestare il fianco a ricorsi e sospensioni. La relazione, infatti, si presenta di difficile lettura perché riporta integralmente (copia-incolla) lunghe parti della Guida Ispra alla stesura dei calendari venatori, rendendo difficile la rapida valutazione delle motivazioni dei discostamenti dal parere Ispra. Inoltre la relazione riporta classificazioni obsolete, risalenti a inizio anni 2000. E superate da nuove pubblicazioni che sono testo ufficiale della Commissione Europea, che consiglieremmo agli uffici regionali di consultare. Risulta evidente che aver riportato nella relazione di accompagnamento al Calendario venatorio tale vecchia classificazione ha indotto il Tar a ritenerla valida e a accentuare le valutazioni allarmistiche contenute nell’ordinanza di sospensiva. La mancanza di riferimenti scientifici e normativi hanno sicuramente determinato una debolezza nelle argomentazioni sui pochi discostamenti dal parere Ispra, che ha dimostrato al giudice amministrativo la carenza di motivazioni da parte dell’ente.
Caro Presidente già nel passato, con altre amministrazioni nella nostra Regione abbiamo denunciato questo modus operandi che, a questo punto, dobbiamo ritenere non volontà o linea politica di un’amministrazione regionale. Il nostro sospetto è che o c’è incompetenza da parte di impiegati, funzionari e dirigenti del settore o, ma speriamo di no, un preciso disegno che tende a boicottare la corretta gestione della fauna selvatica.
Caro Presidente vorremmo dimostrare che le nostre affermazioni vanno nel senso di una proficua collaborazione con l’assessorato alla Caccia. Proprio per questo siamo qui a rinnovarLe la richiesta di un incontro per chiarire l’intera questione e avviare un tracciato che in futuro eviti disagi, incongruenze e garantisca l’applicazione corretta delle leggi. Le ricordiamo che i cacciatori sul territorio svolgono un ruolo sociale che è stato inquadrato dal Parlamento insieme ad agricoltori, ambientalisti ed Enti locali.