Pescara.Venticinque milioni l’obiettivo nazionale, seicentomila quello regionale. Anche in Abruzzo nasce il comitato ‘Vota Sì per fermare il nucleare’, in vista del referendum del 12 e 13 giugno prossimo che chiamerà gli italiani a pronunciarsi sulla preferenza o sulla contrarietà alla produzione di energia nucleare sul territorio nazionale.
Una conferenza stampa sotto il sole pescarese, accanto agli zampilli della fontana di piazza Italia: elementi naturali che fanno da sfondo ideale alla coalizione di oltre 25 associazioni che abitualmente si battono per la tutela del territorio, e che da oggi faranno fronte comune per promuovere tra la popolazione la scelta per l’abrogazione della norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Sono ASud – Rigas, Abruzzo Social Forum, Alleanza per il clima, Alternativa Abruzzo, Animalisti Italiani, CGIL Abruzzo, Costituente Ecologista, Ecologisti democratici, Fare Verde, Fiom Abruzzo, F.P. CGIL Abruzzo, Greenpeace gruppo locale di Pescara, Italia Nostra, Lav, Lega del cane, Legambiente, Libera Abruzzo, Lipu Abruzzo, Mare libero, Mountain Wilderness Abruzzo, Movimento Difesa del Cittadino, Pro Natura Abruzzo, Slow Food Abruzzo, WWF.
Un vero e proprio decalogo è stato stilato, con ricca argomentazione statistica, dal comitato, per elencare le motivazioni necessarie e le “bugie diffuse” utili a scegliere il Si sulla scheda referendaria: un Si che vuol dire No, al nucleare. Inevitabile non fare riferimento alla recente tragedia nipponica della centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dal sisma e che ora mette in pericolo non solo il continente asiatico. Bruno Pace, del gruppo locale di Greenpeace Pescara, ha riassunti alcuni punti del decalogo. Bruno Pace, del gruppo locale di Greenpeace Pescara, ne ha riassunti alcuni. “Non è vero che l’energia nucleare costa meno: il costo di realizzazione di una centrale Epr di ultima generazione, , che corrisponde all’80% della spesa totale, si aggira sui 7 miliardi di euro; falso anche dire che il nucleare è la risposta alle emissioni di CO2, anzi, investirci vuol dire eliminare incentivi per le fonti alternative: il vero futuro energetico. Ancora, il problema della sicurezza non è risolto, perché è vero che le nuove centrali sono più sicure, ma anche potenti il doppio delle vecchie, quindi il rischio si decuplica, e Fukushima ne è la prova. Parlando delle scorie poi, dove le metterebbero? La Germania insegna che l’interramento, l’unica proposta fatta in Italia, ha provocato gravi problemi di infiltramenti inquinanti nelle falde acquifere. La stessa coscienza ecologia tedesca che ha deciso di non investire più un euro nel nucleare, di dismettere le vecchie centrali e di investire da anni nelle rinnovabili, raggiungendo oggi quota 40% della produzione elettrica nazionale”.
Resta protagonista lo scontro normativo: dove sorgeranno le centrali italiane se nessuna regione le vuole? “L’Abruzzo non si è ancora pronunciato”, continua Pace, “mentre il Governo cerca di aggirare le amministrazioni locali con una moratoria-truffa: una trappola, un diversivo per salvarsi dal referendum e non mettere a rischio le elezioni amministrative”. Si riferisce e attacca la decisione emanata ieri dal governo per “congelare” per un anno il programma atomico, come ha spiegato Angelo Di Matteo, di Legambiente Abruzzo: “E’ un Governo schizofrenico: il sottosegretario Saglia e il ministro Romani hanno annunciato ieri con un decreto, inserito nel Milleproroghe, che per un anno si fermeranno a riflettere, senza procedere ancora all’individuazione dei siti”. Una scelta, come già detto, vista solo come un tentativo di confondere le idee, oltre che “una perdita di tempo che porterà, tra individuazione e realizzazione, il nucleare in Italia solo tra 20-25 anni: per questo disincentiveranno le fonti alternative, altrimenti, poi, il nucleare non sarà competitivo sul mercato. Ma intanto finiremo fuori dagli obiettivi climatici europei per il 2020”, conclude Di Matteo.
Parte, così, da oggi, una serie di iniziative congiunte, ma anche eseguite singolarmente dalle varie associazioni: diffusione via interne, manifestazioni, eventi artistici promozionali: tutto quanto possibile per dire “fermiamo il nucleare, non serve all’Italia”.
Daniele Galli