Pescara. I balneatori di Abruzzo, Marche, Emilia Romagna e Molise aderenti alle due principali associazioni, Fiba-Confesercenti e Sib-Confcommercio, uniscono le loro forze per salvare la categoria. Lunedì pomeriggio infatti, nella sede Confesercenti di San Benedetto del Tronto, si terrà una grande assemblea degli imprenditori balneari dell’Adriatico, per denunciare la pericolosità della situazione e chiedere al governo un intervento forte. La vertenza del mare, che solo in Abruzzo mette a rischio quasi 800 piccole e medie imprese balneari, dunque supera i confini regionali. La presidenza regionale di Fiba-Confesercenti, l’associazione che rappresenta oltre il 50 per cento delle aziende concessionarie delle spiagge abruzzesi, ha già scritto a tutti i parlamentari eletti in Abruzzo ed agli eurodeputati della circoscrizione Sud per chiedere sostegno a quella che si annuncia come la più grande vertenza per le piccole e medie imprese turistiche. L’Unione europea, su indicazione della direttiva Bolkestein, ha infatti avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per le concessioni demaniali turistiche, imponendo la messa all’asta delle stesse concessioni entro il 2015. Finora il governo Berlusconi ha escluso diverse categorie dalla direttiva Bolkestein perché riconosciute come “patrimonio e tipicità nazionale”, come i tassisti e i commercianti ambulanti. Ma per le piccole e medie imprese balneari questo non è avvenuto.
“Se non si interviene al più presto nel caos normativo che si sta creando a seguito delle procedure d’infrazione europee sulle concessioni balneari italiane”, rileva il presidente di Fiba-Confesercenti Abruzzo, Antonio La Torre, “fra pochi mesi il mare abruzzese verrà catapultato nell’anarchia e diventerà appannaggio degli speculatori che arriveranno da tutta Europa a fare affari sulle pelle delle coste abruzzesi. Ad oramai due anni dalla richiesta della Commissione Europea al governo italiano di chiarimenti in materia, non si intravede infatti una sola soluzione chiara e condivisa”.
Gli operatori abruzzesi si appellano per questo agli eurodeputati, ai senatori, ai deputati ed al presidente della Giunta regionale affinché “con più coraggio difendano le imprese balneari di questa regione da una fine certa che avverrà presumibilmente se queste attività non verranno definite “patrimonio e tipicità nazionale”, e quindi escano dalla forbice della Direttiva Bolkestein come già deciso per altre categorie: ambulanti, tassisti, altre categorie professionali”.
“Finora le imprese abruzzesi, con senso di responsabilità, hanno collaborato nei tavoli istituzionali con piglio propositivo” aggiunge il coordinatore regionale Ciro Gorilla, “ma ora non si può più attendere: è impossibile continuare ad investire nell’incertezza generale, quindi se non arriveranno risposte positive in tal senso gli imprenditori difenderanno le proprie attività con ogni mezzo possibile evitando un vero esproprio ingiusto ed anticostituzionale”.