L’Aquila. ‘Se ne parla da sempre, e da sempre si è cercato di sminuire un fatto tanto reale da aver creato una mitologia antica quanto antico è l’uomo: il lupo può aggredire l’uomo, lo ha fatto e lo farà ancora. Certo, non sarà mai una sua abitudine, ma potrà sempre succedere. Come non si può dire che il fuori pista sempre crei rovina e morte sotto le valanghe…così si deve dire che generalmente il lupo, come il leone, la tigre, il leopardo o l’elefante o il grizzly, per l’uomo non rappresenta un pericolo certo. Ma, come per tutte le citate attività, certo è che il rischio occasionale esiste. Se poi nell’immaginario collettivo tale rischio susciti paura, la colpa non la si deve dare al lupo. Caso mai, al fatto che l’uomo sempre meno accetta l’idea che si possa ancora morire per cause ancestrali. Negare quindi che tale possibilità esista o che possa esistere è, nell’ordine: stupido, da ignoranti, da incoscienti e da mistificatori. Perché la possibilità che il lupo possa aggredire ed anche cibarsi dell’uomo è un dato di fatto che è stato accertato inconfutabilmente in innumerevoli documenti storici e/o comunque ufficiali e/o scientifici, anche recenti’.
Lo dichiara Franco Zunino, Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness.
‘Ad esempio, negli anni ’70 del secolo scorso ricordo benissimo quando a noi naturalisti giunse la notizia che in Spagna un lupo aveva aggredito ed ucciso un bambino; aggressione poi subito smentita e per anni negata (era l’epoca del “Progetto San Francesco”), ma che in seguito sembrò risultare non solo veritiera ma anche ripetutasi una seconda volta: tenuta però nascosta solo perché non la si voleva (o la si doveva) diffondere perché smentiva quanto andavamo “predicando”. Solo di recente la studiosa Francesca Marrucco, in un suo lavoro ha riesumato questi fatti, svelando il segreto (forse involontariamente), traendo i dati da altri autori che li avevano registrati e pubblicati; e quindi non più negabili.
Gli ultimi casi noti di aggressioni all’uomo da parte del lupo, almeno in Italia, seppure in tutti i casi smentiti nonostante i molti crismi di credibilità (quindi smentiti piuttosto per principio che non per prove certe che non siano avvenuti) sono molteplici anche in Abruzzo, come ad esempio:
7.11.2011. Farindola (Pescara). «Un pastore viene assalito da un branco di una decina di lupi, uno dei quali lo ha aggredito azzannandolo alle gambe (due giorni di prognosi) e riesce ad evitare il peggio arrampicandosi su di un albero».
10.1.2015. Roccaraso (L’Aquila). «Un pastore viene letteralmente circondato da un branco di lupi dal quale fortunatamente è riuscito a sfuggire correndo verso una casetta e chiudendosi la porta alle spalle. E’ stato allora che i lupi si sono ferocemente accaniti contro i due cani divorandoli, il tutto mentre il loro padrone assisteva alla scena dalla finestra senza poter intervenire in alcun modo».
2.3.2015. S. Benedetto dei Marsi (L’Aquila). Un lupo aggredisce una persona che stava facendo benzina presso un distributore e lo ferisce in alcune parti del corpo. La notizia viene poi smentita, ma i giornalisti che per primi la riportarono sulla cronaca locale, sentiti telefonicamente hanno confermato il fatto. Sui giornali locali la notizia fu riportata con tanto di sigle identificative della persona ed età, la quale sarebbe anche stata ricoverata in ospedale dove avrebbe confermato trattarsi di aggressione di lupo e non di cane, curata con ben 5 punti di sutura al polpaccio; per sfuggire all’aggressione l’uomo si sarebbe rifugiato nella propria automobile, ed altre persone (con tanto di nome e cognome) sarebbero state citate dal giornalista a conferma della veridicità del fatto. Nonostante le voci negazioniste, quella notizia era troppo dettagliata per risultare una “bufala” e, benché smentita da alcuni (ma senza riferimenti di credibilità e con uno strano silenzio in merito da parte delle autorità e delle associazioni ambientaliste locali).
In tutti questi casi si sosterrà (come si è sostenuto subito dopo gli eventi) che si tratta molto più probabilmente di cani. Ma nessuno ha ancora saputo spiegare come mai tali frequenti fatti non si siano mai verificati prima che nelle zone dove sono avvenuti apparissero i lupi o che la loro presenza si facesse notare più di quanto non avveniva prima.
Non per nulla le aggressioni da parte di cani sempre si sono verificate (o avvengono) nelle abitazioni o nei loro pressi, e sempre certificate con certezza essere di cani, perché, questi, mai allontanatisi dai luoghi di aggressione, sono sempre stati catturati dalle autorità.
Sta il fatto che la verità è che:
1. più i lupi sono numerosi e conseguentemente formano branchi numerosi, più la probabilità di aggressioni cresce;
2. più i lupi assumono o possiedono indole domestica o di assuefazione all’uomo, più la possibilità di aggressione cresce.
Esiste quindi solo un modo per ridurre questo pur raro rischio:
1. Ridurre il numero dei lupi affinché sia impedita la formazione di branchi numerosi.
2. Ridurre le possibilità che i lupi si assuefacciano all’uomo, in quanto più sono domestici più si alza il rischio di aggressione venendo meno la paura dell’uomo (è infatti dimostrato che il rischio si aggressioni sia più dei cani che non del lupo, proprio per questa ragione); riduzione dell’assuefazione all’uomo che può ottenersi solo col mantenimento basso del loro numero mediante abbattimenti che rifacciano aumentare nei lupi il timore dell’uomo.
3. Eliminare tutti quegli esemplari che potrebbero essere stati introdotti dall’uomo con incaute liberazioni di individui tenuti a lungo in cattività (magari anche se di specie pura appenninica!), e che quindi trasmettono alla prole l’atteggiamento di non paura dell’uomo (quello che avviene nella cosiddetta popolazione alpina, le cui origini sono quasi certamente antropiche: liberazioni non 3. autorizzate e quindi illegali (a parte l’aspetto della specificità, ancora tutta da chiarire), conclude Zunino.