Pescara. Casartigiani con l’ANIFA (Associazione Nazionale Imprese Funebri Artigiane) ha proposto un testo di riforma del settore funebre abruzzese e l’introduzione della qualifica professionale di artigiano funebre da conseguire con apposito percorso formativo di non meno di 600 ore, o con esperienza lavorativa di non meno di due anni presso impresa funebre artigiana qualificata.
In considerazione del fatto che nel gennaio 2015 la Regione Abruzzo aveva introdotto la qualifica professionale del Tatuatore evidenziando una volontà della Regione a favorire la qualificazione delle attività artigiane, Casartigiani con ANIFA hanno ritenuto che ci fossero le condizioni politiche per favorire anche la qualifica dell’artigiano funebre.
‘Il Consigliere regionale Giorgio D’Ignazio si dimostrò subito interessato al progetto e si fece carico di redigere e proporre al Consiglio Regionale un testo coerente con la proposta di Casartigiani con Anifa.
Il consigliere D’Ignazio fu di parola e il 10/03/2015 depositò al servizio affari assembleari della regione il progetto n.84/2015 a sua firma.
Il 19/05/2015 il progetto 84/2015 superò il parere della IV Commissione e di conseguenza arrivò al vaglio della V Commissione.
Durante l’esame del progetto in V Commissione, il consigliere Lucrezio Paolini presentò un emendamento con l’obiettivo di aggiungere una ulteriore modifica alla legge regionale n.41/2012, secondo Paolini nel testo di legge bisognava rendere più trasparente il fatto che nell’attività dell’Onoranza Funebre il noleggio del carro funebre fosse una pratica lecita e coerente con la normativa nazionale’, si legge in una nota a firma di Paolo Rullo, Responsabile settore funebre CASARTIGIANI e Segretario ANIFA.
‘La normativa nazionale prevede che il trasporto funebre debba essere effettuato con automezzo speciale con determinate caratteristiche. Parte della categoria ritiene che un artigiano funebre debba possedere in proprietà almeno un mezzo speciale (carro funebre).
La normativa europea, la normativa nazionale, la costituzione italiana prevedono invece che un imprenditore funebre è libero di organizzare i fattori della produzione come meglio ritiene opportuno. Pertanto se un imprenditore funebre ritiene opportuno non avere in proprietà il mezzo speciale è libero di farlo, in ogni caso è obbligato ad utilizzare mezzi speciali ogni volta che effettua trasporti funebri.
Ai fini dell’interesse generale, ai fini della tutela della sicurezza e dell’igiene pubblica che il mezzo speciale sia in proprietà o in noleggio non ha rilevanza’, si legge ancora.
‘Si potrebbe obiettare ma come è possibile che l’imprenditore non proprietario del mezzo abbia la disponibilità continuativa utile a garantire che effettui il trasporto sempre con il mezzo idoneo. Casartigiani con l’ANIFA ritengono che l’obiezione è giusta ma la certezza dell’utilizzo di mezzo idoneo deve essere garantita organizzando e supportando un’attività di controllo da parte degli enti preposti, bisogna pertanto spostare l’attenzione sull’efficacia dei controlli, il vero lavoro da fare è aiutare gli organi competenti a redigere protocolli di controllo sempre più efficaci, sempre più puntuali, Casartigiani con Anifa sta lavorando proprio in questo senso.
Prevedere per legge l’obbligo della proprietà delle attrezzature quant’anche speciali è una idiozia sotto tutti i punti di vista’, sostiene Rullo.
‘L’emendamento Paolini passò a maggioranza, il consigliere D’Ignazio fu indispettito da questa variazione al suo progetto iniziale. (Bisogna specificare che la legge 41/2012 comunque non prevedeva il titolo di proprietà del mezzo ma solo il possesso funzionale e continuativo, fattispecie necessaria per non andare in contrasto con la normativa nazionale)
Parte della categoria fece una rumorosa manifestazione presso il Consiglio Regionale a contestazione dell’emendamento Paolini, non solo, ma indispettiti anch’essi da Paolini convinsero il Consigliere Pettinari a presentare un emendamento attraverso il quale nella legge si specificava la necessità di avere il mezzo speciale in proprietà.
Si incominciò pertanto a parlare della, a nostro avviso, idiota problematica del carro senza più discutere dell’oggetto reale della riforma D’Ignazio che era l’introduzione della qualifica professionale artigiana e il riconoscimento per gli artigiani funebri di una veste giuridica e professionale importante.
I testo del progetto 84/2015 con l’aggiunta dell’emendamento Paolini (l’emendamento Pettinari verrà bocciato) viene calendarizzato per la votazione in Consiglio Regionale il giorno 23 giugno 2015.
Quel giorno succede qualcosa di inverosimile, dal resoconto integrale della seduta apprendiamo che il firmatario del progetto Giorgio D’Ignazio non è presente in aula, i consiglieri discutono solo della “stronzata” del carro funebre, non viene dedicato neanche un minuto all’analisi del testo in riferimento alla introduzione della qualifica professionale, sebbene il progetto sia affiancato dalla relazione della V Commissione che ne determinava la liceità e soprattutto la bontà.
Alla fine con un emendamento a firma Paolini veniva stralciato dal progetto 84/2015 tutta la parte relativa alla formazione, rimaneva solo la modifica riferita al possesso del carro funebre.(Pettinari, nonostante questa volta avesse una informazione più completa sulla problematica, ripresenta lo stesso emendamento presentato in commissione che viene di nuovo bocciato)’, si insiste nella nota.
‘Questa vicenda può essere meglio compresa se si torna indietro di qualche anno.
A maggio del 2012 la presidente della V commissione Dott.ssa Verì, il capogruppo di maggioranza consigliere Sospiri e il cofirmatario del progetto di legge 41/2012 consigliere Sulpizio vengono invitati a partecipare all’assemblea generale dell’AIFAM (versione regionale dell’ANIFA). In un pubblico consesso dichiarano che il progetto concordato con l’AIFAM che prevede l’introduzione della qualifica professionale dell’artigiano funebre sarebbe stata presente nel testo del progetto definitivo che doveva essere presentato in Regione Abruzzo.
Quel testo non arrivò mai in regione.
Il consigliere D’Ignazio invece è arrivato addirittura fino al Consiglio Regionale ma, colpo di scena, si è tirato indietro ad un millimetro dal traguardo.
Perché? Quali pressioni subiscono i politici che si avvicinano all’onoranza funebre? Quali interessi entrano in campo per mantenere lo status quo? Perché fa paura la qualifica funebre artigiana? Consigliere D’Ignazio perchè non si è presentato in aula il 23 giugno? Perché ha permesso il sabotaggio del suo progetto? Perché non ha reagito? Da quali soggetti è stato avvicinato? E con quali argomenti le hanno fatto cambiare idea? Perché non ha dato alcuna spiegazione a Casartigiani? Casartigiani con Anifa adesso puzzano? La qualifica dell’artigiano funebre a cui nel marzo 2015 teneva tanto che fine farà?’, si chiede in conclusione Paolo Rullo.