Non si ferma la voglia di conquista del mare abruzzese da parte delle aziende petrolifere. La Petrolceltic Italia ha presentato, infatti, una nuova istanza di permesso di ricerca per idrocarburi liquidi e gassosi nel tratto di mare compreso tra Pineto e Vasto.
A confermarlo è la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse del Ministero dello Sviluppo Economico.
Il tratto interessato comprende un’area marina di 728,20 km quadrati, tra i comuni della costa teramana e teatina.
“La situazione è allarmante e totalmente fuori controllo” dichiara Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo. “Nella sola zona a mare interessa una superficie di oltre 6mila chilometri quadrati tra istanze e permessi di ricerca e permessi e concessioni di estrazione di idrocarburi. Ad Eni ed Edison, compagnie storiche che estraggono gas ed olio nel mare abruzzese da quasi quarant’anni, si sono aggiunte nell’ultimo quinquennio nuove compagnie internazionali che vedono nell’Abruzzo il nuovo Texas. La Petroceltic nello specifico ha monopolizzato le richieste di permessi di ricerca nell’intero specchio di mare compreso tra la costa teramana e le isole Tremiti”.
L’ennesima conferma, dunque, dei timori espressi dal movimento abruzzese che da oltre tre anni si sta opponendo al rischio di deriva petrolifera regionale e che sembra non trovare un’adeguata attenzione e sufficiente risposta da parte delle Istituzioni regionali, provinciali e comunali.
“L’Abruzzo” continua Di Matteo “è considerata da Assomineraria uno dei territori più ricchi di petrolio in Italia sia nella parte a terra che a mare. La stessa associazione di categoria individua inoltre, nella forte resistenza delle popolazioni locali, il limite allo sviluppo dei nuovi giacimenti: una constatazione questa che, seppur di parte, evidenzia in modo chiaro la mancanza di ruolo di indirizzo da parte delle Istituzioni”.