Sovraffollamento, lunghe attese e disorganizzazione: i pronto soccorso sono uno dei punti più deboli della sanità.
Mancanza di medici, ritardo nell’impiego dei fondi del Pnrr e il Covid hanno ridotto “quasi al collasso un settore già molto critico di per sé”. L’Abruzzo è una delle Regioni in cui si attende più a lungo nei pronto soccorso.
Il dato emerge nazionale emerge da un’indagine condotta dal III Rapporto civico sulla salute di Cittadinanzattiva, presentato oggi, martedì 22 ottobre, al Ministero della Salute. L’assistenza ospedaliera italiana si classifica al terzo posto per percentuale di segnalazioni ricevute dall’organizzazione: il 13,3% delle 24.043 totali.
“Le difficoltà riguardano in larghissima misura l’emergenza-urgenza e i pronto soccorso (82,1%)”, dichiara Cittadinanzattiva. Le segnalazioni maggiori riguardano le lunghe attese dopo nei pronto soccorso prima della visita, il sovraffollamento e la disorganizzazione.
A ciò si aggiungono “la carenza di personale, il ritardo nell’impiego dei fondi del Pnrr e la pandemia appena conclusa”, che “hanno quasi ridotto al collasso un settore già molto critico”. Secondo i dati ufficiali all’appello mancano oltre 4.500 medici e circa 10mila infermieri, a fronte di un nuovo aumento del numero dei pazienti ai pronto soccorso, “dopo il calo determinato dalla pandemia”.
Il maggior numero di accessi si registra al Nord Italia sia nel 2019 sia nel 2023. “I nostri dati, come quelli ufficiali, ci confermano che i cittadini attendono molte ore in pronto soccorso: si va da una media di 111 minuti per i codici bianchi a 147 per i codici verdi”, spiega Cittadinanzattiva. L’Abruzzo è una delle Regioni in cui l’attesa è più lunga, con 162 minuti per i codici verdi e 126 minuti per i codici bianchi.
Il Rapporto è stato scritto sulla base delle informazioni arrivate da cittadini spontaneamente, oppure raccolte agli sportelli di tutela di Cittadinanzattiva. “Avere la percezione di trovare chiusa la porta di accesso al Servizio sanitario – a causa delle difficoltà connesse alla desertificazione dei servizi, alla debolezza delle cure primarie, alla situazione dei pronto soccorso, alle lunghe liste di attesa – scolora gli altri problemi, pur rilevanti, e impedisce anche di cogliere le aree di miglioramento e innovazione o di assumere un atteggiamento fiducioso nelle riforme in corso”, dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.
“Rivendichiamo per la sanità pubblica risorse maggiori e continuative, dopo che per anni essa è stata considerata una specie di salvadanaio a cui attingere per tappare i buchi di bilancio del nostro Paese, impoverita e desertificata”, aggiunge. “Ma allo stesso tempo dobbiamo chiederci in che modo sono impiegate le risorse, visto che i Livelli essenziali di assistenza non sono ancora mai stati aggiornati, dal 2008 non si propone al Parlamento un piano sanitario nazionale, e visto che sono state di recente approvate riforme pur significative, come quella sulla non autosufficienza degli anziani, senza investimenti e senza un Patto di corresponsabilità fra Stato centrale e Regioni”.
Dati allarmanti riguardano anche i tempi di attesa per le visite: 468 giorni per una prima visita oculistica programmabile (eseguibile entro 120 giorni), 480 per un visita di controllo oncologica in classe non determinata, 300 per una visita oculistica di controllo breve (da erogare entro 10 giorni). E ancora: 526 giorni per un ecodoppler tronchi sovraortici programmabile (eseguibile in 120 giorni), 437 per una protesi all’anca in classe D (che dovrebbe essere effettuata entro un anno). Infine, 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata breve (da erogare entro 30 giorni).
Di conseguenza molti cittadini rinunciano alle cure in tutta Italia. Dal 2022 si è registrato un incremento di persone che preferiscono rivolgersi alla sanità privata oppure decidono di non curarsi. Al Centro si è passati dal 7% all’8,8%, al Sud dal 6,2 al 7,3%. Il Nord invece, mantiene lo stesso livello del 2022, al 7,1%.