Pillola aborto: raddoppiato l’uso della Ru486 in Abruzzo

Impennata di Ru486 nel 2021 in Abruzzo. Nel 2019 l’utilizzo del farmaco per l’interruzione di gravidanza aveva visto 196 utilizzatori che nel 2020 erano saliti a 214.

 

Lo scorso anno sono stati invece 527 i casi in cui le donne ne hanno fatto ricorso. Un aumento di ben oltre il 100%., soprattutto nella provincia di Teramo
Stabili invece le interruzioni di gravidanza, che si attestano a 1300 circa l’anno.

Con una nota del 2021 la Regione Abruzzo aveva raccomandato la somministrazione della Ru486 in ambito ospedaliero e non consultoriale, a maggior tutela delle pazienti in caso di effetti avversi che nei consultori potrebbero non essere trattati adeguatamente.
Per quanto riguarda gli obiettori di coscienza nella Asl di Pescara sono oltre 90 per cento mentre per le interruzioni di gravidanza c’è un’unità operativa specificamente dedicata alle Ivg a Penne.

A Teramo gli obiettori arrivano all’80%., e le interruzioni si fanno all’ospedale di Teramo; a Chieti obiettori oltre il 90%.
Le interruzioni si fanno all’ospedale Lanciano. Per l’Aquila le interruzioni si effettuano all’Aquila e Avezzano. La media degli obiettori nella Asl è del 75 per cento.

Nel febbraio 2021 ‘sotto la forma di “forte raccomandazione alle Asl regionali”, l’Abruzzo aveva inviato una circolare “affinche’ l’interruzione farmacologica di gravidanza con utilizzo di mefipristone e prostaglandine (Ru 486) fosse effettuata preferibilmente in ambito ospedaliero e non presso i consultori familiari”.

La disposizione era stata firmata dall’assessore alla Sanita’ Nicoletta Veri’ e del Dg della Sanita’ Claudio D’Amario.

Tra i motivi addotti c’era la necessità di dare “indicazioni terapeutiche dei prodotti utilizzati”. Non solo: le donne alle quali viene somministrato il farmaco devono “disporre nella stessa sede di strutture mediche adeguate, cosi’ da poter far fronte ad eventuali effetti collaterali”.
Immediate erano state le proteste delle opposizioni, dal M5S, Pd e Prc, che avevano parlato di “lesione dei diritti e
criminalizzazione delle donne”.

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