Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è dimesso.
Questa mattina, dopo un rapido passaggio in Consiglio dei Ministri, è salito al Quirinale per rassegnare dinanzi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella le proprie dimissioni.
La crisi di governo aperta da Italia Viva porta a conclusione il Conte Bis.
Conte, dopo la ricerca affannosa di senatori “costruttori” e “responsabili” ha scelto di non aspettare il voto di domani in Senato sulla relazione del ministro della Giustizia Bonafede, conscio della certezza di non avere i voti necessari “ringrazio ogni singolo ministro per ogni giorno di questi mesi insieme” ha detto il Premier alla sua ormai ex-squadra di governo.
Mattarella, dopo aver ricevuto le dimissioni del premier “si è riservato di decidere e ha invitato il governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti”.
Le consultazioni avranno inizio domani, mercoledì 27 gennaio.
Come è stata definita nelle principali agenzie di stampa “è una crisi al buio” perché non c’è certezze nè dei numeri né degli esiti condizionati da calcoli politici:
– cosa serve a Conte? Servono 12-15 senatori che spera di trovare tra le forze di centro (UDC, Forza Italia e nel gruppo Cambiamo); obiettivo è quello di trovare quei numeri che gli consentano di neutralizzare Renzi rendendolo numericamente ininfluente anche se, la domanda è: il Premier lo recupererebbe comunque?
– I 5 stelle attendono ansiosi gli sviluppi e hanno dalla loro parte l’ipotesi di incarico a Di Maio laddove Conte fallisse.
– Il Pd è diviso tra l’ala guidata da Franceschini e quella di Zingaretti: Zingaretti appoggia fiducioso Conte mentre Franceschini potrebbe provare a formare un governo in caso di fallimento da parte di Conte, nonostante il sostegno manifestato oggi in Consiglio dei Ministri.
– Renzi al momento è in vantaggio, ha ottenuto le dimissioni del Premier Conte ma l’obiettivo ultimo non è solo un ridimensionamento del Presidente del Consiglio ma la sua definitiva uscita di scena.
– Ambigue le posizioni del centrodestra con un Silvio Berlusconi che chiede un governo di unità nazionale (forse a mostrare responsabilità verso il Paese di cui aspira a diventare Capo di Stato). Altre richieste arrivano da Fratelli d’Italia e Lega che invocano le elezioni. Le forze politiche di centrodestra non andranno unite alle consultazioni ma saliranno al Colle un partito alla volta.
Quello che è certo è che si procederà a ritmi serrati affinché la crisi di governo si risolva nel minor tempo possibile.
Punto di equilibrio è il presidente della Repubblica che pretende da Conte numeri certi e solidi salvo non riaffidargli l’incarico per un Conte ter.