Colonnella. E’ un destino paradossale nel suo manifestarsi. Denso di incertezze nel suo sviluppo quello che accomuna i lavoratori dei punti vendita Mercatone Uno.
Il noto marchio acquistato da una holding (Shernon Holding), con sede legale a Malta, con i lavoratori che sono stati mandati a casa con un semplice messaggio. I riflettori sulla vertenza, che investe 55 punti vendita in Italia e 1800 lavoratori (scoppiata lo scorso 25 maggio, quando i dipendenti hanno trovati chiusi i rispettivi luoghi di lavoro), peraltro mai spenti, sono stati nuovamente focalizzati questa mattina, a Isola di Colonnella.
Sede di uno degli stabilimenti dello storico marchio. I 30 lavoratori del punto vendita chiedono alle autorità di far presto. Di tornare all’amministrazione controllata e di poter avviare gli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione in primo luogo, per dare respiro a decine di famiglie (alcune delle quali mono-reddito), che con la dichiarazione di fallimento si trovano in una situazione al limite del paradosso. Senza lavoro (anche senza lettera di licenziamento), senza stipendio e senza la possibilità, allo stato attuale, di attingere agli ammortizzatori sociali. Poi c’è anche l’aspetto legato al futuro occupazione e alla possibilità di una tenuta commerciale per un marchio che ha fatto la storia nel settore.
Ma sul quale, ora, alla luce delle ultime vicissitudini, ricco di incertezze. Questa mattina nel punto vendita di Colonnella si è tenuto un sit in dei 30 dipendenti della struttura di vendita. Il sostegno alla battaglia dei lavoratori, che hanno richiamato le istituzioni (“fate presto”) è arrivato dal sindacato (Barbara Nicolai, segretario della Camera del Lavoro della Cgil di Ascoli), dall’assessore regionale al lavoro, Piero Fioretti, dai sindaci di Colonnella (Leandro Pollastrelli) e di Monteprandone (Sergio Loggi). Nel frattempo, mercoledì l’assessore Fioretti sarà nuovamente al Mise per parlare della vertenza Mercatone Uno e della possibilità di aprire il confronto con investitori disposti e rilevare dei punti vendita, in particolar modo quelli abruzzesi.
Opzione, in ogni caso, tutta da verificare, in base a quelle che sono gli intendimenti del Ministero. Il primo step è quello di sbloccare con il tribunale la questione dell’amministrazione controllata.