Martinsicuro. Dal letto dell’ospedale di Pescara, dove è ancora ricoverato in osservazione, racconta le 40 ore più lunghe della sua vita.
Dal ribaltamento della barca al largo della costa di Martinsicuro, alla lunga attesa in acqua prima che un diportista si accorgesse della sua presenza per poi metterlo in salvo. E’ un vero e proprio miracolo (come hanno testimoniato anche gli uomini della Guardia Costiera) quello che è accaduto a Giovanni Amodio, il pescatore di Martinsicuro disperso in mare per quasi 40 ore.
Dall’ultimo contatto con la madre (venerdì sera attorno alla mezzanotte), al ritrovamento domenica pomeriggio attorno alle 17.30, da parte un agente della questura di Pescara che stava facendo ritorno con la sua imbarcazione verso il porto turistico. Giovanni racconta di non aver perso mai la speranza di farcela, anche se le forze lo stavano abbandonato.
“Ho pensato spesso alla mia famiglia”, racconta ai microfoni, “ nella speranza di poterli riabbracciare, così come è accaduto. Poi quando gli occupanti dell’imbarcazione mi hanno notato, ho detto: è la mia salvezza”.
In queste ore Giovanni è circondato dall’affetto della madre e della moglie, che hanno vissuto ore difficili. Poi la telefonata di Giovanni, per dire che era salvo.
La San Gabriele, la barca di Giovanni Amodio, partito dal piccolo approdo di Martinsicuro, si è rovesciata a circa 8 miglia al largo della costa. Con ogni probabilità, come ha raccontato lo stesso marittimo, il natante si è rovesciato dopo che le reti si erano impigliate all’elica.
Il giovane è riuscito ad indossare il giubbotto di salvataggio, che lo ha tenuto a galla per tutto il tempo, ma non certo ad azionare i sistemi di sos. In ogni caso Giovanni è riuscito a tornare a galla dopo il rovesciamento della propria barca. L’aver mantenuto addosso i vestiti ha contributo poi a tenere la temperatura corporea a livelli accettabili e resistere tante ore in acqua. Ora il marittimo non vede l’ora di tornare a casa e “festeggiare con un cena con amici e familiari”.