All’estero sì, in Italia no.
È la beffa di Pasqua: gli italiani potranno recarsi in aeroporto e imbarcarsi su un volo per le Canarie (o per qualsiasi altra destinazione) ma non potranno uscire dal loro Comune di residenza per una passeggiata sul lungomare.
Un weekend di Pasqua in zona rossa, con poche eccezioni per uscire di casa, come una visita ai parenti e per i più fortunati qualche giorno nelle seconde case, salvo che la Regione non abbia vietato anche questo con propria ordinanza.
La decisione del governo fa discutere: perché se c’è un decreto che vieta gli spostamenti fino al 30 aprile (salvo i casi di salute, lavoro e necessità) si consente di prenotare vacanze oltre i confini nazionali? Perché chi si muove in Italia fa circolare il virus e chi viaggia all’estero non mette a rischio la salute nazionale?
Un doppio binario o una doppia morale comunque un provvedimento che divide: divide l’Italia in ricchi e poveri (se hai i soldi, e un lavoro che te lo permette, puoi fare le ferie e goderti le feste) divide il settore del turismo, fermo da mesi, che però deve vedere oltre ai sacrifici anche il nulla osta dell’Esecutivo al turismo straniero, e divide le forze politiche, anche quelle di governo.
Da Palazzo Chigi arrivano i primi chiarimenti:
- la scelta si basa sui numeri, su quelli del contagio che inizia a rallentare e dunque evidenziano l’efficacia del sistema della “bolla nazionale”.
- Ci sono poi i numeri di chi, solitamente, sceglie viaggi all’estero per Pasqua, ovvero una minoranza di persone poiché la maggior parte dei nostri connazionali partirebbe se potesse farlo nelle belle Regioni italiane.
- Altri numeri importanti, fanno sapere sempre da Palazzo Chigi, sono i numeri del tracciamento che diventa più facile se bisogna farlo solo per chi si sposta in aereo: infatti chi si metterà in viaggio dovrà sottoporsi a tampone obbligatorio e a 5 giorni di isolamento. Al riguardo, il ministro della Salute Speranza, firmerà oggi un’ordinanza con nuovi vincoli per limitare i contagi ovvero chi intende partire dovrà sottoporsi a tampone prima della partenza, a 5 giorni di isolamento al rientro e alla fine dell’isolamento nuovamente a tampone.
Dunque sì agli spostamenti, anche nei giorni 3, 4 e 5 aprile di lockdown nazionale, se muniti di una autocertificazione che attesta lo spostamento per viaggio all’estero.
Ad insorgere è Federalberghi “noi non volevamo fare la guerra a chi sceglie di partire per l’estero, il nostro discorso è solo questo perché se il tampone vale per andare all’estero non vale anche per andare in Italia?”
Protestano contro il governo, e stavolta fanno fronte comune, Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) che chiederanno chiarimenti sulla decisione del governo in merito agli spostamenti all’estero e, allo stesso tempo, parità di condizioni per quelle zone in Italia a basso contagio che possono e devono poter lavorare.