Negli ultimi anni, le terapie per il trattamento dell’alopecia androgenetica, la comune calvizie, sono diventate sempre più efficaci, tuttavia non sono ancora riuscite a risolvere definitivamente il problema.
Anche le terapie migliori, se messe in atto in maniera tempestiva, possono infatti al più rimandare la definitiva perdita dei capelli, che una volta avvenuta non può più essere recuperata, almeno per il momento, tramite nessun trattamento medico.
Nel momento in cui i follicoli piliferi di determinate zone del cuoio capelluto, tipicamente le aree frontali e sommitali, abbiano terminato qualsiasi attività vitale, l’unica strada percorribile per riottenere una capigliatura naturale è quella ricorrere a particolari tecniche chirurgiche che permettono di redistribuire i capelli ancora presenti.
Le tecniche messe a disposizione dalla moderna chirurgia per il trapianto dei capelli sono sostanzialmente tre, ovvero:
- La detonsurazione
- La rotazione dei lembi
- L’autotrapianto
Ogni tecnica presenta pregi e difetti, tuttavia l’autotrapianto di capelli è tra le tre, quella che negli ultimi anni ha fatto registrare una maggiore evoluzione e, nella maggior parte dei casi, i risultati migliori.
Abbiamo chiesto informazioni alla maggiore azienda Italiana che opera nel campo tricologico da ormai 30 anni. La TRICOMEDIT
Quando si può ricorrere all’intervento
Premesso che l’autotrapianto di capelli è una vera e propria operazione chirurgica, che va quindi affrontata con tutte le cautele del caso, l’effettiva fattibilità dell’intervento è poi subordinata alla verifica di alcune precondizioni fondamentali, ovvero:
- che la progressione della calvizie sia ormai terminata, infatti nei casi in cui le aree glabre non siano stabilizzate, c’è il concreto rischio di trapiantare capelli destinati a cadere, fattispecie che rende di fatto inutile l’intervento. Per questa ragione, l’autotrapianto viene solitamente sconsigliato ai soggetti che non abbiano raggiunto almeno i 30 anni, limite che va tuttavia va considerato come un’indicazione di massima dato che la decisione definitiva, com’è ovvio, viene valutata dallo specialista caso per caso
- che la capigliatura residua soddisfi le condizioni che la rendono idonea al trapianto. In particolare, le zone donatrici devono risultare folte e con un’alta percentuale di capelli in fase anagen, ovvero il momento del ciclo vitale del capello in cui quest’ultimo è ancora nel suo periodo di accrescimento
L’intervento
Una colta verificata con certezza la fattibilità dell’autotrapianto, lo specialista è chiamato a individuare la tecnica che meglio si addice alle necessità del paziente. Al momento, le tecniche più utilizzate sono il metodo “Fut”, detto anche “Strip”, e il metodo Fue.
Il metodo Fut è una tecnica chirurgica ormai consolidata, in base alla quale l’intervento si compone di tre fasi:
- Si inizia con il prelievo di una striscia di cuoio capelluto, la strip, che viene escissa chirurgicamente dall’area donatrice
- Quindi, mentre si procede alla sutura dell’incisione appena effettuata, uno specialista interviene sulla strip in maniera tale da isolare i gruppi di unità follicolari che andranno reimpiantati
- Infine, una volta concluso il lavoro di preparazione della zona ricevente, si procede all’innesto delle unità follicolari precedentemente isolate
Relativamente meno invasivo, è invece il metodo Fue, la cui principale differenza rispetto al metodo Fut è da ricercarsi nel metodo di estrazione delle unità follicolari, che non prevede il prelievo preventivo di un’intera porzione di cuoio capelluto, evitando così il ricorso ai punti di sutura.
Con il metodo Fue, infatti, i follicoli piliferi vengono prelevati direttamente dall’area donatrice tramite un microbisturi a punta cava. Infine, come nel caso precedente, l’intervento si conclude con l’innesto delle unità follicolari ottenute, nell’area che necessità del rinfoltimento.
Quale metodo scegliere
Se da un lato è innegabile che il metodo Fue presenti alcuni vantaggi, su tutti l’assenza di punti di sutura e le minori dimensioni richieste per l’area donatrice, d’altro canto bisogna anche considerare che a seconda della condizione di partenza del paziente, potrebbe anche accadere che il metodo Fut risulti preferibile.
La decisione sul metodo da adottare non può quindi non passare per le considerazioni dello specialista, che caso per caso valuterà quale tecnica sia in grado di garantire i risultati migliori.
I risultati
A patto che l’intervento venga eseguito da personale altamente qualificato e che anche il successivo periodo di ricrescita venga sistematicamente seguito da un esperto tricologo, l’autotrapianto di capelli ha il grande pregio garantire la scomparsa delle glabre, il cui posto verrà preso da una capigliatura completamente naturale.
Inoltre, va ricordato che i capelli trapiantati saranno immuni alle calvizie, garantendo così la durata nel tempo del risultato ottenuto.
I costi
In linea di massima, un intervento eseguito con tecnica Fut ha un costo che può variare, a seconda dei casi, tra i 2.500 e i 6.000 euro, mentre per quanto riguarda il metodo Fue, si parte da un minimo di circa 3.000 euro. Negli ultim anni molti si rivolgono a cliniche estere come la Turchia a causa dei bassi prezzi applicati, attenzione però perchè spesso dietro queste cliniche troviamo personale non qualificato e non riconosciuito dal SITRI –
Inoltre, a proposito dei costi, è bene ricordare come la buona riuscita di un autotrapianto di capelli sia strettamente legata all’abilità dell’equipe che si occuperà dell’intervento, per non parlare poi di tutte le considerazioni relative alla sicurezza del paziente.
Per questa ragione è bene verificare con attenzione le credenziali della struttura alla quale ci si rivolge, diffidando di chi propone interventi a prezzi eccessivamente inferiori a quelli di mercato.
Approfondimenti e informazioni sulle tecniche di trapianto capelli in Italia…