La Vendemmia 2024 in Abruzzo ha regalato un nuovo bilancio ufficiale, portando una buona e una cattiva notizia.
Sono molti i vini rinomati che appartengono a questo splendido territorio. Basti pensare a Montepulciano, comune italiano in provincia di Siena che conta poco più di 13mila abitanti ed è noto proprio per la produzione di uva. Basti pensare ad alcune eccellenze come per esempio Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG oppure semplicemente il Montepulciano d’Abruzzo DOC.
Non si tratta ovviamente dell’unica zona dove in Abruzzo si coltiva uva e la si lavora per ottenere poi del vino di qualità. Abbiamo la possibilità di sbizzarrirci in questo caso tra colture di uva pregiata e anche di altri prodotti tipici della terra. Basti pensare all’aglio rosso di Sulmona o ai ceci di Navelli fino a produzioni più elaborate come i classici arrosticini o ancora il confetto di Sulmona.
Una terra che regala molte prelibatezze anche se oggi vogliamo soffermarci in particolare sul vino e sull’uva, regalandovi alcuni dati della Vendemmia di questo 2024.
Vendemmia 2024 Abruzzo: una notizia buona e una che lo è meno
In Abruzzo la Vendemmia 2024 ha portato due notizie contrastanti, una buona e una che lo è decisamente meno. Si sono svolti due mesi di vendemmia con una qualità veramente molto alta che fa mantenere a ottimi livelli il nome di questa zona come produttrice di vino.
Il problema è legato alla quantità che seppur in ripresa, migliorano le cose dal disastroso 2023 in cui i vigneti vennero colpiti dalla peronospora, è ancora indietro rispetto ai livelli di due anni fa. A tracciare il bilancio è stato il comitato tecnico del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo tenuto da Nicola Dragani.
Come riportato da Ansa, quest’ultimo specifica: “La vendemmia è iniziata nei primissimi giorni di agosto non soltanto per le basi spumanti, per i quali si tende sempre ad anticipare la vendemmia, ma in generale anche per i vini bianchi. Con oltre due mesi di temperature eccessive, la maturazione dell’uva è arrivata molto in anticipo quest’anno. La necessità per i produttori è stata soprattutto quella di salvaguardare la qualità e la freschezza dei prodotti”.
Conclude spiegando: “Fortunatamente non avendo avuto delle precipitazioni violente, i grappoli non hanno subito danni e sono rimasti integri”. Poi passa a parlare dei risultati: “Se la qualità fa ben sperare, ancora una volta la quantità non lascia soddisfatti i produttori. Se raffrontato al 2023, anno in cui la peronospora aveva portato ad abbassare la produzione dell’80% rispetto al 2022, quest’anno il calo rispetto a due nani fa si attesta tra il 35% e il 45%”.