Il Green pass digitale europeo è fondamentale per rilanciare il turismo, ma per chiarezza dovrebbe chiamarsi ‘Certificato Ue Covid-19’.
È approvata all’unanimità dal Comitato delle Regioni la risoluzione che accoglie con favore la proposta della Commissione europea, sebbene i leader locali suggeriscano la stessa denominazione proposta dall’Europarlamento. Insistono infatti che non dovrebbe essere un documento di viaggio e sottolineano il principio di non discriminazione, in particolare nei confronti delle persone non vaccinate.
Alla plenaria è intervenuto anche il presidente dell’associazione Hotrec che rappresenta albergatori e ristoratori europei, Jens Zimmer Christensen. “La campagna di vaccinazione in corso dà una luce in fondo al tunnel”, ma “non cambia il fatto che subiremo gli effetti della pandemia negli anni futuri e le previsioni più ottimistiche suggeriscono che non torneremo ai livelli pre-Covid prima del 2023-2024”, ha detto Christensen, aggiungendo che “la cosa peggiore che può succedere ora è dover chiudere di nuovo per via di una terza ondata” e “non bastano pochi paesi” dove le vaccinazioni procedono velocemente.
I rappresentanti locali italiani invitano a puntare su un turismo più sostenibile e chiedono sistemi semplificati per il pass. “Vogliamo che rappresenti un’opportunità e non un peso aggiuntivo per i cittadini”, ha detto Donato Toma (Epp), presidente del Molise. Per il presidente dell’Abruzzo, Marco Marsilio (Ecr), “la programmazione turistica si dovrà concentrare anche sulla valorizzazione di questa naturale predisposizione delle nostre località interne e costiere”. “Bisogna investire sullo screening – ha aggiunto Marsilio – creando un database di tamponi che possa essere interrogato tramite QR code.”