Il punto della situazione è stato fatto nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte i tre segretari regionali Giuseppe Murinni (UilTrasporti), Alessandro Di Naccio (Fit-Cisl) e Luciano Lizzi (Faisa-Cisal).
I sindacati si soffermano, in particolare, sull’ “altalenante conduzione delle attività da parte di organi istituzionali della Regione Abruzzo rispetto alla definizione della rete dei Servizi Minimi, ovvero l’individuazione dei servizi di trasporto, interni al territorio regionale, che l’ente Regione intende assicurare ai propri cittadini affinché possano esercitare il diritto alla mobilita”.
I segretari si dicono “stupefatti dal balletto di comunicazioni che rimbalzano in queste ore sui social tra autorevoli rappresentanti delle istituzioni regionali, cioè il deputato Camillo D’Alessandro e il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, che rischiano di far saltare tutto il lavoro sin qui svolto”.
“L’individuazione della Rete dei Servizi Minimi, varata con la delibera di Giunta Regionale n.848/c del dicembre 2017 che ha raccolto anche il positivo esame del Consiglio delle Autonomie Locali (Cal) in data 12 aprile 2018 – sottolineano le tre sigle – e lo strumento indispensabile per la prosecuzione della gestione dei servizi di trasporto pubblico locale a far data dal primo gennaio 2019, data in cui le ‘concessioni’ già in regime di proroga all’azienda regionale ed alle imprese private del settore scadranno di validità. Dal primo gennaio 2019 infatti dovranno obbligatoriamente partire le procedure per l’affidamento dei servizi attraverso gara o affidamento in house”.
I sindacati ricordano che la riforma è “iniziata dalla fusione delle tre società regionali e conseguentemente dalla nascita di Tua spa e proseguita con enorme sacrificio dei lavoratori che addirittura hanno contribuito con una quota del proprio salario al risanamento economico dell’azienda”. Un ulteriore risultato colto, secondo UilTrasporti, Fit-Cisl e Faisa-Cisal, è rappresentato “dall’affidamento in house del 67% dei servizi alla Tua così da mantenere in mano pubblica la quasi totalità del settore assicurando servizi e considerazione alle aree più deboli; aree che sicuramente poco sono appetite dai vettori privati per la bassa redditività che possono produrre”.