Sentenza agghiacciante sul terremoto di L’Aquila: hanno addossato la colpa alle vittime

Il terremoto de L’Aquila del 2009 rimane uno degli eventi più tragici della storia recente italiana per molteplici fattori.

Una nuova sentenza ha aggiunto ulteriore amarezza tra i familiari delle giovani vittime, con decisioni che hanno suscitato stupore e indignazione.

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La nuova sentenza ha lasciato senza parole i familiari delle vittime del terremoto di L’Aquila – Abruzzocityrumors.it

Questo terremoto devastante causò la morte di 309 persone e lasciò migliaia di sfollati. La vicenda giudiziaria che ne seguì è stata controversa, culminando in una sentenza che molti hanno definito “agghiacciante” per il modo in cui ha distribuito le responsabilità.

Le decisioni dei Giudici

Secondo quanto riportato dal quotidiano abruzzese ‘Il Centro’, una sentenza ha stabilito che i familiari delle giovani vittime del sisma non riceveranno alcun risarcimento, in quanto avrebbero assunto una “condotta incauta”. Inoltre, a loro verrà richiesto di coprire anche le spese legali, ammontanti a quasi 14 mila euro. Questa decisione segue la linea di assoluzione già espressa in primo grado nei confronti della Commissione Grandi Rischi, che si era riunita all’Aquila il 31 marzo del 2009, pochi giorni prima del disastroso evento sismico.

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I familiari delle giovani vittime del sisma non riceveranno alcun risarcimento – Abruzzocityrumors.it

La Commissione Grandi Rischi aveva lanciato messaggi rassicuranti dopo la riunione pre-sisma. Tali dichiarazioni sono state al centro delle controversie legali seguite al terremoto. Inizialmente condannati a sei anni in primo grado, i sette scienziati partecipanti alla riunione sono stati poi assolti in appello, ad eccezione di Bernardo De Bernardinis. La sua condanna a due anni è stata confermata anche dalla Cassazione per aver invogliato gli aquilani a mantenere comportamenti rischiosi attraverso messaggi rassicuranti.

La Corte d’Appello dell’Aquila ha evidenziato l’assenza di prove concrete che collegassero direttamente le rassicurazioni fornite dalla commissione alla condotta dei giovani deceduti nel sisma. Di conseguenza, è stato negato il nesso causale necessario per attribuire responsabilità civile agli imputati. Un caso emblematico citato nella sentenza è quello di Nicola Bianchi: nonostante la tragedia personale e la battaglia legale intrapresa dal padre Sergio per ottenere giustizia, i giudici hanno concluso che non vi fossero elementi sufficientemente solidali da collegare direttamente l’azione del ragazzo alle dichiarazioni di De Bernardinis.

Questa sentenza rappresenta un duro colpo per i familiari delle vittime che da anni cercano verità e giustizia per la perdita dei loro cari. La decisione solleva interrogativi sulla valutazione della “condotta incauta” attribuita alle vittime stesse e sulle implicazioni future riguardanti la gestione dell’emergenza sismica in Italia. È probabile un ricorso in Cassazione contro questo ultimo pronunciamento della Corte d’Appello dell’Aquila; resta da vedere se tale azione potrà portare a nuovi sviluppi o cambiamenti nelle conclusioni raggiunte finora dai tribunali italiani sulla tragedia de L’Aquila.

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