In Abruzzo gli avvocati sono sempre meno e se questo non è il sintomo di una crisi, forse, poco ci manca.
L’evidenza suggerisce infatti come siano sempre di meno coloro che si sono presentati agli esami di abilitazione di avvocato, con un numero che per il 2023 è stato pari a 148, contro i 240 di un anno fa.
Eppure, non troppo tempo prima la media di candidati abruzzesi era di circa un migliaio, dando così sfogo a un’emorragia di tale professionalità che non può che essere preoccupante. Il tema è peraltro ampiamente dibattuto nei consigli provinciali dell’Ordine, dove in seguito ai conteggi di inizio anno, non sembra parlarsi d’altro: a fronte di diverse cause che sottostanno il fatto che le cancellazioni dagli albi siano più numerose delle nuove iscrizioni, le conseguenze sul settore potrebbero essere molto gravi.
Perché in Abruzzo ci sono sempre meno candidati alla professione di avvocato
A dare una prima spiegazione di questo fenomeno è il presidente dell’Ordine di Sulmona, Luca Tirabassi, secondo cui “il problema è l’incertezza economica della professione. I giovani vedono allontanarsi sempre più il momento in cui potranno avere un reddito sostenibile, mentre non tutte le famiglie possono sostenere la fase di avvio”.
È ancora Tirabassi, poi a correggere il tiro. Non si parla apertamente di crisi, ma di grandi difficoltà, spiegando altresì come vi siano altre concause. “Magari semplicemente il calo è fisiologico dopo numeri eccessivi del passato. Ci sono poi le riforme, come la Cartabia che sta ottenendo un alleggerimento del carico giudiziario. Ma ci sono soprattutto le conseguenze economiche della pandemia e delle guerre: speriamo che l’onda lunga finisca presto, perché sarebbe preoccupante se i cittadini smettessero di difendersi. Nei tribunali a rischio come Sulmona, poi, c’è anche l’incertezza sul futuro del foro” – afferma ancora il presidente.
Ad aggiungere un’ulteriore causa è poi il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Avezzano, Roberto Di Pietro, secondo cui ci troviamo dinanzi agli effetti della riapertura dei concorsi nel pubblico impiego, dopo lunghi anni di blocco delle assunzioni.
Insomma, prima per coloro che si laureavano in Giurisprudenza non c’erano grandi alternative al diventare avvocato. Ora invece le possibilità sono molto più varie e, dunque, chi imbocca la professione non può che esser più motivato.