La società ha inviato la stessa nota alla guardia di finanza al fine di verificare possibili violazioni di legge. A renderlo noto la stessa società dell’imprenditore molisano Camillo Colella.
Negli ultimi due anni, la captazione sarebbe andata avanti a seguito di proroghe: secondo la società del patron Camillo Colella, l’ultima proroga, concessa il 10 maggio 2017 in attesa del nuovo bando di gara, prevede il termine del 10 febbraio.
A proposito del bando, è stato pubblicato il 12 maggio 2017, ma non se ne conosce l’esito: anche in questo senso, alla luce della partecipazione con la controllata italiana Beverage, la Santa Croce sollecita una decisione da parte della Regione Abruzzo. Alla gara ha preso parte anche la Gran Guizza.
La società di Colella sta già portando avanti un duro contenzioso con la Regione Abruzzo, da quando gli è stata revocata, a fine 2015, la concessione della sorgente di Sant’Antonio Sponga di Canistro, a causa dell’annullamento del bando della Regione, a seguito di un ricorso del Comune di Canistro.
La Santa Croce aveva chiesto una proroga della concessione, per salvaguardare i lavoratori e la produzione, in attesa del nuovo bando poi assegnato nel marzo 2017 alla Norda dei fratelli Pessina.
Ma la Regione non ha concesso nessuna proroga ed ora la Santa Croce si aspetta che si adotti lo stessa decisione anche per quel che riguarda la concessione scaduta della sorgente Valle Reale di Popoli e San Benedetto in Perillis.
“Abbiamo il sospetto, fondato, che la Regione sulla Valle Reale stia attuando due pesi due misure – spiega Colella -. Se non si dovesse bloccare l’attività, ci sarebbe la certezza. Le proroghe che peraltro a noi non sono state concesse, sono scadute e della gara non si conosce l’esito. E’ evidente che la Regione sia in grosse difficoltà”.
Nella diffida inviata dai legali della Santa Croce il 13 febbraio al dirigente del servizio Risorse del Territorio e Attività Estrattive Regione Abruzzo Iris Flacco, e per conoscenza al comando provinciale della Guardia di Finanza di Pescara, si evidenzia che “per quanto è dato sapere Gran Guizza spa non avrebbe richiesto ulteriori proroghe, né la Regione Abruzzo avrebbe ulteriormente prorogato la scadenza del 10 febbraio 2018 dovendosi, quindi, considerare definitivamente scaduta la proroga concessa. In assenza di ulteriori proroghe deve, pertanto, ritenersi che a far data 10 febbraio 2018, debbano essere interrotte tutte le attività”.
Nella diffida si ricorda anche che “l’attività industriale eventualmente praticata da Gran Guizza spa potrebbe costituire gli estremi di una pratica anti-concorrenziale, con possibile coinvolgimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato da parte della scrivente società, quale operatore nel settore delle acque minerali”.
Da qui l’intimazione ad “attivare le operazioni necessarie ad interrompere le attività di sfruttamento della miniera procedendo alla presa in consegna della stessa, costituente patrimonio indisponibile della Regione Abruzzo”.
Nel dettaglio si chiede di procedere “all’arresto dell’esercizio degli impianti industriali collegati alla concessione medesima”; alla contestuale verifica del “flusso idrico nella condotta di adozione idrica allo stabilimento, utilizzate per l’imbottigliamento dell’acqua minerale”, alla chiusura totale del flusso idrico agli impianti industriali ed “apposizione di sigilli di blocco sulle condotte principali di adduzione agli stessi impianti”.
Infine si intima la Regione di accertare e quantificare “le bottiglie di acqua minerali presenti all’interno dello stabilimento con le date di imbottigliamento ed apposizione di eventuale nastratura a mezzo di nastro bi-banda (rosso e bianco)”.
L’attuale concessionario, la Gran Guizza del gruppo San Benedetto, negli ultimi due anni ha gestito la concessione a seguito di proroghe, con la motivazione che doveva essere portato ancora a compimento un accordo di programma tra Regione Abruzzo, Comune di Popoli e società concessionaria.
Il valore della concessione Valle Reale è di 8 milioni 976 mila euro, per poter imbottigliare acqua minerale da tre sorgenti, con il limite di captazione di 40 litri al secondo, per la durata massima di trent’anni. Il concessionario dovrà pagare un canone annuo di 4 euro per ogni mille litri o frazione di acqua minerale imbottigliata.