Il 30 settembre il MITE ha trasmesso il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) alla Conferenza Unificata così da ottenere il via libera prima dell’adozione dello strumento.
Secondo quanto previsto dalla legge 12/2019, il Piano ha la funzione di costituire un quadro territoriale di riferimento condiviso (intesa tra Stato e Conferenza unificata – Regioni, Province, Enti locali), rispetto al quale poter pianificare lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, ovvero individuare le aree dove sarà potenzialmente possibile svolgere o continuare a svolgere tali attività. Ebbene, il MITE è venuto meno al mandato del Parlamento per due ordini di ragioni: non ha rispettato la scadenza del 30 settembre entro cui avrebbe dovuto approvare il Piano; ha trasmesso “in zona Cesarini” alla Conferenza Unificata una proposta di Piano in cui non sono univocamente indicate le aree per le quali le compagnie Oil&Gas potranno o non potranno presentare nuove istanze di permessi di prospezione e di permessi di ricerca, o dare o non dare prosecuzione ai procedimenti di conferimento per le istanze delle attività di ricerca o di coltivazione già in essere.
Il MITE invece si è limitato ad indicare l’ambito territoriale di riferimento del PiTESAI, pari a ben 156.403,76 km2 (di cui 81,6% in terraferma e 18,4% a mare) ed un elenco di criteri di esclusione, molti dei quali “variabili” e rivedibili, sulla base dei quali gli organi di valutazione (MITE e Commissione Via) si baseranno per decidere, in modo discrezionale e di volta in volta, se autorizzare o meno attività di ricerca o di estrazione. Era questo quanto richiesto dal Parlamento e dalla legge? No. Il PiTESAI trasmesso in Conferenza Unificata non è un Piano, privo com’è di cartografie e zonizzazioni, ma solo un insieme di criteri. Non è di certo il Piano previsto dalla legge. Una cosa deve esser chiara ai Presidenti di Regione, soprattutto a quelli che hanno prodotto Osservazioni nel corso della procedura di VAS: una volta approvati i criteri in Conferenza Unificata, non ci sarà modo di negoziare alcunché col Governo, né di far valere le ragioni dei territori in fase di contenzioso. MITE e Governo hanno proposto un viaggio di sola andata.
Quanto sta accadendo vuol significare che rispetto a “prima del PiTESAI” le cose sono perfino peggiorate: non solo la proposta del PiTESAI fotografa l’esistente prima del PiTESAI, ma, una volta approvata in Conferenza Unificata, tale proposta concederà al MITE ampi margini di manovra nella gestione dei procedimenti autorizzativi e legherà le mani di Regioni ed Autonomie Locali. Per tutte queste ragioni le Regioni, le Province, i Comuni, hanno il diritto/dovere di opporsi alla proposta di PiTESAI trasmessa in Conferenza Unificata, salvo abdicare ai diktat estrattivisti del Governo.
Coordinamento Nazionale No Triv