Ad affermarlo è il direttore di Arta Abruzzo Francesco Chiavaroli che specifica come i ” I dati di questo periodo costituiranno evidentemente una sorta di “unicum”, da cui trarre indicazioni sulle relazioni tra il grado di “funzionamento” delle attività dell’Abruzzo, le pressioni emissive e come queste influiscono sulla qualità dell’aria in questo periodo: informazioni che, ovviamente, potranno essere messe a disposizione di decisori e cittadini. I dati sin qui prodotti dalle centraline, però, hanno già consentito l’elaborazione di un primo documento sullo stato di qualità dell’aria in Abruzzo a seguito dei provvedimenti di chiusura disposti dal governo ed efficaci dallo scorso 10 marzo.
Queste indagini riguardano gli andamenti, nel periodo dal primo febbraio al 7 aprile, di tre inquinanti certamente associabili alle attività oggetto di chiusure (biossidi di azoto, PM10 e PM 2,5), esaminando i dati di alcune centraline della rete regionale di monitoraggio, in particolare nelle realtà dei comuni capoluogo. Gli elementi più significativi – sottolinea Chiavaroli – ad oggi riscontrati sull’intera regione sono la riduzione della concentrazione degli ossidi di azoto e l’assenza di “crolli” per i valori di concentrazione di PM10 e PM2,5; è poi ben evidenziato un fenomeno di trasporto di polveri asiatiche che, negli ultimi giorni di marzo, ha interessato l’intero Paese”.
“La serie di dati- commenta il Dirigente della Sezione Qualità dell’Aria Sebastiano Bianco- è ancora statisticamente poco significativa per valutazioni approfondite e, al momento, gli andamenti dei particolati mostrano in modo evidente la dipendenza dei livelli di concentrazione dai regimi circolatori.
“Infine – conclude il Direttore generale Francesco Chiavaroli – L’Arta resta ben presente attraverso le sue indispensabili attività di monitoraggio ambientale: sulla matrice aria, in particolare, siamo in costante relazione con le altre Agenzie ambientali per porre le basi di studi sulle relazioni tra qualità dell’aria ambiente e incidenza epidemiologica del Covid-19. Si tratta ovviamente di studi che richiederanno tempi congrui ma ai quali non ci sottraiamo consapevoli dell’importanza di queste attività”.