Nella questione relativa alle concessioni balneari da rinnovare, per l’anno nuovo, arriva un nuovo stop dal Tar alla vendita all’asta delle concessioni.
La situazione delle concessioni balneari, viaggia su lidi inesplorati, in cui ci si trova di fronte a una situazione che non veniva toccata da talmente tanti anni da aver creato un domino di malcontento, che la politica, locale e nazionale, tenta invano di risolvere con misure tra le più disparate. Dove la politica non arriva però, ci pensano i giudici amministrativi del Tribunale Amministrativo Regionale.
La proposta su cui si dibatte da mesi, è quella che vedrebbe la decadenza di tutte le concessioni balneari, che resterebbero in vigore fino al 31 dicembre 2023. Per l’assegnazione delle nuove concessioni, l’idea politica vagliata è quella della messa all’asta delle concessioni, così che non si proceda a un’assegnazione viziata. Ma per il Tar, questa soluzione presenta delle problematiche non da poco.
La ratio della decisione
I giudici amministrativi non ci stanno e, nella problematica relativa alle concessioni balneari, prendono una decisione che rischia di sconvolgere più di un equilibrio, in quella che si sta rivelando una delle questioni di più difficili risoluzione della politica locale e nazionale. Da una parte, vi è che vuole la cessazione delle concessioni a partire dal 31 dicembre 2023, dall’altra chi vorrebbe mantenerle anche per alcuni mesi del 2024.
Secondo il verdetto emesso dai giudici del Tribunale Amministrativo Regionale, non sarebbe consentito neppure all’autorità giudiziaria dichiarare inefficaci norme legislative che non sono state ancora emanate. Con tale verdetto, emanato alla vigilia di Natale, arriva uno stop significativo al progetto di messa all’asta delle concessioni balneari, lasciando la situazione nell’incertezza, in attesa del nuovo anno.
Tutto ciò si traduce nell’inquietudine delle 700 e più imprese balneari abruzzesi, che a pochi giorni dalla fine dell’anno, non hanno ancora visto indire dalle amministrazioni comunali le procedure di evidenza pubblica per il rilascio di nuove concessioni, esattamente come successo già in Liguria e in Romagna. La decisione di Antonio Pasca, presidente del Tar Lecce, mette un freno alle varie manovre su scala nazionale.
Il presidente Pasca, riferendosi alla pronuncia del Consiglio di Stato, ha dichiarato:“le norme legislative nazionali che in futuro dovessero disporre la proroga automatica non devono essere applicate né dai giudici né dalla pubblica amministrazione”. Da fonti governative, si apprende:“occorre predisporre una norma che lasci agli enti concedenti ampi spazi temporali, fino al dicembre 2025, per procedere concretamente all’applicazione della direttiva Bolkenstein in Italia”. La parola passa ora, all’esecutivo Meloni.