Il centro della gastronomia d’Italia è Teramo. Ecco i tesori del territorio

Teramo è da considerarsi il centro della gastronomia abruzzese? In Abruzzo si mangia bene ovunque, ma nella provincia di Teramo sembra esserci davvero un insieme di colori e sapori più unico che raro.

In Abruzzo si mangia bene, non è necessario fare tanti giri di parole per descrivere la gastronomia di una regione che, spesso, in verità, viene sottovalutata sotto questo aspetto, cadendo in secondo piano, quando si stila una classifica, rispetto ad altre regioni che fanno della buona cucina uno dei loro punti di forza, come la Sicilia o la Campania.

teramo gastronomia
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L’Abruzzo però non è certo da meno, anzi, le sue eccellenze enogastronomiche non sono seconde a nessuno a livello internazionale. Quando si parla di cucina abruzzese si fa molte volte l’errore di pensare unicamente agli arrosticini e al vino, quando invece i piatti tipici sono tanti, sia dolci che salati. E Teramo è senza dubbio un punto cardine della gastronomia abruzzese.

I piatti tipici teramani

Quando si nominano gli spaghetti con le polpette, si pensa a una contaminazione americana che poco abbia a che vedere con la cucina italiana. In realtà, la pasta (che siano spaghetti o meno) con le polpette è buonissima e ha un nome ben preciso: chitarra alla teramana. In base al tipo di pasta usata può diventare spaghetti alla teramana o maccheroni alla teramana, ma la sostanza non cambia. Il sugo con polpettine che si sciolgono in bocca fa parte della tradizione culinaria di Teramo.

ragazza che mangia di gusto
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Un altro piatto tipico teramano si chiama Le Virtù, un nome che non si collegherebbe subito a del cibo. Si tratta di una minestra ricchissima di ingredienti e molto saporita che viene consumata solitamente il 1 maggio e generalmente durante la stagione primaverile. Nelle Virtù teramane trovano posto lenticchie, fagioli, cicerchie, ceci, piselli, indivia, fave, spinaci, asparagi, bietole, e chi più ne ha più ne metta.

Non si possono poi non citare le mazzarelle, un piatto che, però, non è adatto agli schizzinosi. Un po’ come per la trippa romana, bisogna amare il quinto quarto e le interiora in generale per poter godere della bontà delle mazzarelle. Sono involtini di indivia che racchiudono le interiora dell’agnello.

In inverno, poi. immancabili sono le scrippelle ‘mbusse, involtini di impasto per crespelle riempiti di formaggio che vengono immersi nel brodo di tacchino bollente. Nel periodo natalizio, le scrippelle ‘mbusse sono un’assoluta primizia tutta da assaporare. A ciò che abbiamo descritto, poi, si uniscono piatti tendenzialmente ritenuti abruzzesi, senza una denominazione geografica precisa, come il formaggio fritto e, ovviamente, gli arrosticini, pomi della discordia tra Teramo e Pescara che rivendicano entrambe la loro origine.

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